㋛︎epilogo㋛︎

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EBBENE SI, siamo giuntə alla fine di questa storia! l'epilogo mi ha preso veramente tantissimo tempo e spero al più presto di riuscire a completare anche nostalgia e moonlight e sunshine.
questa storia è stata un viaggio di emozioni, e voglio ringraziare i pochi che ci sono stati fin dall'inizio. grazie mille a tuttə voi, e se state leggendo questa storia tempo dopo, voglio dirvi grazie per essere arrivatə a questo punto e magari avermi supportato con una stellina o un commentino♡
grazie di cuore ragazzə, vi amo tanto.
vi lascio alla lettura dell'epilogo facendo qualche premessa:
i fatti narrati non sono al momento reali per via delle leggi sud coreane, quindi il livello di cringe sarà elevatissimo.e consideriamo anche il fatto che io non conosca il procedimento nei dettagli.
boh buona lettura♡♡♡♡♡♡♡

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Erano passati tre mesi, Jisung si era trasferito me sentiva la mancanza di Minho, di sua mamma e delle vecchie abutudini. Molto spesso si ritrovava a piangere di notte o svegliarsi da incubi terribili.
Il tema era sempre lo stesso, rimanere da solo durante un attacco di panico.

Per quanto fosse già capitato, lo temeva ancora ogni giorno che passava.
○○○
<<Ti amo>>
<<Anche io ti amo>>
E andarono avanti per ore, in un pomeriggio di primavera dove faceva ancora freddo.
Il maglioncino che indossava Minho era così acclamato dall'altro, che vi si accucciava di sopra, regalando al più grande batticuori intensi.
Ancora, dopo mesi, il cuore batteva sempre più forte alla vista dell'altro, tutto continuava ad andare bene.

Mancava veramente poco agli esami finali di Minho; quest'ultimo era così agiato che controllava la tesi almeno due/tre volte al giorno per finirla, aggiungere sempre più dettagli e sistemare i verbi.

Mentre Jisung stava pian pianino risolvendo tutto, era bello "scialato" al pensiero di dover fare solo due esami, amava prendere in giro Minho per la sua ansia da antiesami, anche se sapeva che l'avrebbe sperimentata l'anno dopo.

<<Usciamo?>> chiese Jisung cone le sue solite guanciotte da quokka.
Minho si grattò il mento, emettendo il suo solito "hmm", poi rispose.
<<Vediamo>>

Jisung si mise seduto sul letto protestando <<Vediamo significa no! Io esco, se tu non viemi peggio per te>>
Minho ridacchiava, era quasi divertito a vederlo alquanto bambinesco, come se stesse facendo l'aegyo, ma non lo faceva apposta.

<<Okay, okay. Centro commerciale?>>

Minho annuì baciandolo dolcemente.

Si prepararono per uscire ed entrarono nel bus; condividevano le auricolari, cone sempre, mentre ascoltavano i Cigarette after sex, cercando di mantenere uno sguardo serio: era difficile farlo ma fortunatamente ci riuscivano, la Corea del Sud non è un posto LGBTQ+ friendly, e anche se cercavano in tutti i modi di godersi la vita di coppia, non volevano mai attirare sguardi ancora più disgustati come in università.
Le loro mani intrecciate come un nodo con la promessa di non sciogliersi mai, anche se non era stato reso effettivo.
Minho appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo, dandogli un bacino veloce sul lobo, facendoli arrosire.
<<Sai che ti amo, vero?>> chiese Minho.

<<Dove vuoi arrivare...>

<<Ci sposiamo?>>

Jisung sobbalzò facendo cadere Minho dalla sua spalla, sul punto di piangere.
Il suo cuore batteva forte, forte come non mai.

<<S-Sei serio?>> chiese tremando, cercando di fermare le lacrime.

Minho gli toccò la mano, poi annuì sorridendo.

Jisung lo avvolse in un abbraccio d'incanto.
Tutti i loro ricordi insieme, dal loro primo incontro al momento in cui si fidanzarono.
E poi a questo momento, il migliore di tutti.

Entrambi sorridevano, fin quando Minho non estrasse una scatoletta grigia di velluto, la aprì e la mostrò fieramente al fidanzato.

<<Prometto di amarti sempre e per sempre.>> disse mentre rivelava l'anello.
○○○
Alla fine scelsero di andare nel loro ristorante preferito, il giapponese.
Appena scesi dell'autobus si abbracciarono scambiandosi numerosi baci e dichiarazioni, di nuovo.
○○○

3 anni dopo

Jisung era coricato sul letto, da solo.
Fissava il soffitto, anallizzando ogni singola parte, mentre aspettava che si facese l'ora per uscire.

Il suo cellulare cominciò a vibrare facendolo sobbalzare, così rispose.

<<Pronto? Chi parla?>>

<<Oh, salve. È lei Han Jisung? Sono la signora Kim Seong-I, della clinica Kim.>> rispose l'altra voce.

<<Si, sono io.>> Jisung non capiva cosa stesse succedendo, ma quel nome era familiare.

Mentre proseguiva la conversazione, l'uomo si mise le scarpe.

<<Volevo parlarle del progetto. Potremmo aver trovato una donna che fa al caso vostro. Siete disponibili?>>

Jisung sussultò, emozionandosi.
○○○
Quando Minho tornò a casa, Jisung giunse subito urlandonla notizia, saltando.
<<Hanno trovato una madre surrogata! È così bello... non riesco a crederci...>>

<<Cosa?! Ti prego dimmi che non stiamo sognando...>>
esclamò Minho, tenendo il volto del ragazzo fra le sue mani, per poi abbracciarlo con tanta gioia.

Jisung annuì sorridendo, stampando un bacio sulle labbra del marito per poi farlo una seconda volta.

<<Saremo...papà...>>
Si abbracciarono nuovamente, spruzzando gioia da tutti i pori, al solo pensiero che sarebbero diventati ufficialmente una famiglia, e che i loro figli non sarebbero stati gatti.

Una lacrimuccia si presentò sul viso di entrambi, il solo pensiero li rendeva felicissimi; le braccia di Jisung stringevano ancora più forte quelle di Minho, mentre erano così felici, in quel momento che sarebbe andato solo migliorando.

<<Ti amo, tantissimo.>> sussurrò Jisung all'orecchio di Minho, facendolo arrossire.
<<Ancora, dopo tre anni che stiamo insieme e nove che ci conosciamo, mi fai arrossire sempre di più. È come se fosse la prima volta ogni volta che mi baci, sento ancora le farfalle e non riesco a smettere di amarti, io... ti amo.>>
disse per poi baciarlo sulle labbra appassionatamente.
○○○
Per quanto i due fossero consapevoli che avrebbero avuto problemi a scuola sia con i genitori che con i compagni del probabile figlio o figlia, ci avevano pensato a lungo, e anche litigato. Non erano spaventati per loro, ma per quello che il figlio avrebbe dovuto subire, perchè ne erano certi che la mentalitá chiusa e meschina avrebbe influito sul figlio, quindi, avevano già pensato a come risolvere.
Erano spaventati e confusi, non sapevano da dove iniziare, anche dopo averne parlato abbondantemente con la madre di Minho, finalmente si sentirono pronti.
Quel giorno si recarono in ambulatorio per fare le analisi, controllare che fosse tutto apposto per poi prenotare l'appuntamento decisivo.
Conobbero la madre, una donna sposata con due figli, ma comunque fertile.
<<Ne usciremo pazzi, che ne pensi?>>
disse Minho ridacchiando, mentre massaggiava la mano di Jisung che faceva lo stesso.
Erano nella salottino nel retro dello studio medico, in attesa dei referti.
<<Che nome ti piacerebbe darle se fosse una femmina?>> chiese dal nulla Jisung, sorridendo dolcemente.
<<Beh... non ne ho la più pallida idea..>>

<<Io la chiamerei Eun-Sook, significa gentilezza,misericordia, carità con il bene e pura.>>

Jisung sorrise abbracciando il marito, pulendosi le lacrime sulla sua spalla.

Quello sarebbe stato il loro viaggio, la loro famiglia e la loro vita finalmente completa, e fu così, che come in una favola, vissero per sempre,
Felici E Contenti.

vostra, ali☆

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