-Tu sauras tout (A)

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Amelie 🌙



Ho passato l'intera notte ad osservare le stelle dal tetto, non sono riuscita a staccarmi dal guardare quanta meraviglia hanno da offrire.
La luna è il punto più luminoso che sono riuscita a scorgere, mi incantava più di tutto il resto. Forse questo satellite naturale non è così razionale come pensavo o no ? Tutto ciò che ci circonda può essere tramutato in una risoluzione matematica, però per questa volta ho scelto di studiare la luna in quanto la sua bellezza e non per le sue caratteristiche scientifiche. I crateri di essa si stagliano per tutti i perimetri dipingendola come materia imperfetta, eppure non trovo parole per descriverla.

«Guarda la luna Amelie, quando non riesci a trovare conforto guardarla e ritroverai un po' di luce»

Le sue parole mi raggiungo come un lampo che mi squarcia il petto, dopo aver passato quasi tutto il mio tempo fuori in quel posto sono tornata in camera e mi sono appisolata. Le goccioline di sudore mi scendono ribelli dalla fronte, le labbra le sento troppo secche e la bocca all'interno è impastata dal sonno. Mi porto una mano e la sfrego freneticamente lungo il viso provando a toglierli il bagnato, sospiro silenziosamente cercando di non svegliare Rox, e con ancora le note scure che intravedo dalla finestra mi dirigo verso il bagno. Mi fiondo in doccia lasciando che l'acqua raggiunga il mio corpo, la sento sbattere fredda sulla testa, mi picchietta rigida provocandomi un lieve dolore; eppure allo stesso tempo non sento nulla. La pelle si rilassa contro quel contato gelido, è una liberazione.

«Devi lasciarmi andare Zuccherino»
di nuovo la sua voce fa spazio dentro la mia testa, un suono così flebile tuttavia ogni volta si alza di volume, lo sento sempre più forte.

«Devo lasciarti andare» sussurro senza fiato, soffoco sotto il getto, mi insapono il corpo ripercorrendo la cicatrice lungo l'addome fino alla coscia interna. Ci sfrego così forte da sperare che si cancelli, ma ogni volta resta la, è impressa in me come un marchio. Non posso annullare ciò che sono, posso solo fare un passo avanti e combattere con le armi alle mani e la testa alta.

«Lasciami andare» il suo richiamo risulta calmo come una coccola che ti fa la mamma quando stai male, mi accompagna in quello scrosciare di rumori contrastanti, tuoni, lampi, la pioggia scende fulminea come rugiada colpendomi come proiettili. Batto i piedi cercando di scrollarmi di dosso quella sensazione, scuoto il capo rischiando di farlo sbattere contro la parete della doccia.

«Devi farlo Zuccherino» mormora prima di lasciare la mia mano e scomparire nel buio più tetro che io abbia mai visto, così scuro da rendermi quasi destabilizzata da ogni possibile movimento.

«Ti sto lasciando andare» sussurro senza fiato, strizzo gli occhi talmente forte che quando li riapro faccio fatica a rimettere a fuoco il luogo dove mi trovo. L'acqua scorre ancora seguendo il suo flusso, io sono ancora in balia del freddo.

«Ricordati la luna» è un frivolo suono quello che posso sentire, eppure riesco tuttora a ricordare i lineamenti docili del suo viso, così tenero da volerlo riempiere di baci, le sue labbra rosee stette come stecchini e gli occhiali che gli offuscavano sempre la vista, ora erano a terra sotto la pioggia incessante. Le lenti erano inzuppate e mezze rotte, le stecche si erano distrutte con l'impeto della caduta, poi si fece tutto buio. Chiudo gli occhi di scatto, prendo un respiro profondo riempendo i polmoni d'aria nuova.

«Lo farò» la mia voce graffiante risulta solo un lamento soffocato dal rumore gracchiante dei ricordi, mi pervade tutto il corpo; dalle punta dei piedi un brivido percorre le mie gambe, le mie cosce muscolose quasi molli per il tremore per arrivare infine alla testa facendomi scuotere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 09, 2023 ⏰

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