Psicopatologia di una persona stanca

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"Non c'è nulla da dire. Nulla da esprimere. C'è solo da stare con gli occhi aperti e provare a guardare".

Tornavo da scuola sempre alle 14.00 e ogni volta che mia madre mi chiedeva cosa avevamo studiato il giorno stesso le rispondevo con un cenno del capo, come a dire 'te lo dico dopo'. Inutile dire che quel dopo non arrivava quasi mai. Noi Arrancar andavamo a scuola, se è questo che vi chiedete. Avevamo professori che ci insegnavano le materie umanistiche, l'arte e le discipline cosiddette scientifiche. L'unica cosa che non imparammo mai al liceo era la psicologia. C'era una ferma convinzione che per un Arrancar la psicologia non servisse. Eppure ogni qualvolta che potevo, già da pischello, me ne scappavo dall'hueco mundo ed, invisibile com'ero agli occhi umani, andavo a seguire i corsi di psicopatologia nell'università di Osaka.
Il mio primo amore platonico fu alla prima lezione quando vidi il professore parlare come un adulto può fare insegnando a guidare una bicicletta ad un bambino. Aveva decisamente incarnato ciò che diceva. Era come se fosse parte di lui, come se avendo vissuto la cosa in prima persona con i suoi pazienti, ora era certo che quello che diceva avesse fondamento.
Un po' invidio chi parla con tanta fermezza dell'animo (sì, per quanto ne dicano, anche noi Arrancar ne possediamo uno). Dicevo che li invidio, ma al tempo quell'invidia collimava con un disprezzo. Ironico non trovate? Come le due cose, nell'animo di un adolescente, potevano fondersi insieme. Ora c'è anche della stima e parte di quel disprezzo per tali certezze se n'è andato. Se vi state chiedendo come mai è perché mi sono semplicemente dato conto che certe cose davvero sedimentano in noi; e non è altro che questione di sentimenti ciò da cui scaturisce una nostra o meno certezza. Certo, vanno forgiati. Non i primi cinque colpi di spada insegnano ad essere forte come un Espada (perdonate la ripetizione). Lo si diventa. Certo è però che proprio questo percorso ti porta a inglobare dentro di te un qualcosa, a cui poi sei chiamato a rispondere per come essi (i sentimenti e le percezioni di essi) ti indicano.
Altra cosa è dire che sei nel giusto o che ciò di cui sei convinto sia vero. Per quanto banale ci tengo a esemplificare tutto ciò. Un cittadino del 3°Reich poteva anche essere fermamente convinto che gli ebrei fossero una minaccia all'esistenza della razza ariana (o, nel mio caso si potrebbe anche dire che un Quincy potrebbe essere convinto della minaccia degli Hollow), tuttavia le prove ci dicono che non era così. Semplicemente si sbagliava.
Ecco, questo era quello che da piccolo non riuscivo ad accettare nella fermezza delle convinzioni della gente (e da qui il richiamo al mio relativismo se volete).
Tuttavia abbiamo bisogno di certezze nella vita. E ci vengono date, di fatto, dal nostro stesso corpo, dai nostri istinti (Zarachi Kempachi ne sa qualcosa).
Ora, per ritornare alle lezioni di Psicopatologia...

"La stanchezza può essere una risposta naturale a vari fattori, ma quando diventa eccessiva o persistente, può essere associata a diverse condizioni psicopatologiche". Il professore ci teneva a spiegare come la stanchezza fosse, ad esempio, un sintomo comune nella depressione, insieme ad altri sintomi come tristezza, perdita di interesse e cambiamenti nel sonno. Il me adolescente era (seppur con la sua mole appunto di diffidenza), folgorato dal sentire queste parole. Sembrava come se mi conoscesse pensavo...ma non finiva qui. Altri fattori si collegavano piano piano a quello che nella mia testa si delinava come oramai un vero e proprio quadro clinico: Ansia. "Può esaurire mentalmente e fisicamente una persona, portando a stanchezza e affaticamento costante". Disturbi del sonno: su questa sezione non mi è mai stato molto chiaro se era solo l'insonnia a portare stanchezza o anche la sua principale parte opposta, l'essere narcolettici (data la grande quantità di tempo che si passa a dormire viene da pensare che dopo si è attivi ma non è poi cosa tanto vera, anzi...),cosa di cui soffrivo e soffro particolarmente, sebbene cerchi di non darlo a vedere.
Per quanto riguarda i disturbi alimentari... mai sofferto di anoressia o malnutrizione ma qualche disturbo di origine o con sfondo psicologico sicuramente l'ho avuto.
I disturbi dell'umore. Alti e bassi in quegli anni mi scuotevano come le montagne russe.
Ed infine disturbi psicosomatici: alcuni sintomi fisici, come la stanchezza, possono essere scatenati o esacerbati da fattori psicologici diceva, tra le righe, il professore di Osaka, mentre io mi impegnavo, come in G.T.O. a mettermi un paio di stuzzicadenti negli occhi per non collassare alla seppur interessante lezione.

Cos' altro dire se non le esperienze fenomenologiche della sintomatologia? Cos'altro dire se non il vedervi nel letto, immobili, fissare il soffitto? O ancora spegnervi a una certa della giornata, non avere affatto energie e chiedersi come sia possibile che altri ne abbino tante sebbene siete voi quelli che hanno dormito più delle classiche 8 ore. Oppure il vedervi da fuori, mentre provate a scrivere, le ultime righe di un analisi che state facendo su voi stessi, e, d'un tratto, ve ne passa la voglia.









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