CAPITOLO 5. // LA PRIMA ARMA //

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Dopo il mio ritorno raccontai a mio padre e mia madre ciò che era accaduto durante la spedizione, quella notte festeggiammo, mia madre preparò uno stufato di coniglio sensazionale con la carne che avevo portato a casa e mio padre mi permise persino di riposarmi per una settimana, il giorno dopo decisi di andare al mio laboratorio segreto, presi il sacco con il minerale raccolto nel Dungeon e mi recai nella foresta, arrivato sul posto notai che l'entrata non era stata toccata, spostai l'edera che copriva il passaggio ed entrai, tutto sembrava invariato, l'unica cosa fuori posto era una cesta di vimini che avevo appoggiato sopra a una sporgenza di roccia, in qualche modo era caduta a terra, la misi nuovamente al suo posto senza farmi troppe domande e iniziai a lavorare.

Cominciai analizzando il minerale simile a zolfo che avevo raccolto, dopo una attenta analisi capii che era veramente zolfo però c'era un problema, ovvero il minerale si trovava all'interno di un geode di calcare, rimuoverlo tutto era stato estremamente complesso, dopo due giorni di lavoro riuscii a rimuovere il calcare e finalmente potevo iniziare la lavorazione della polvere nera.

Cominciai analizzando il minerale simile a zolfo che avevo raccolto, dopo una attenta analisi capii che era veramente zolfo però c'era un problema, ovvero il minerale si trovava all'interno di un geode di calcare, rimuoverlo tutto era stato estrem...

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Iniziai a raffinare il carbone di legna cuocendolo ripetutamente dentro un forno fatto a forma di cupola fino ad ottenere dei pezzi di carbone ottimali.

Per quanto riguarda il nitrato riuscii a raccoglierne più o meno mezzo chilo di cristalli, che con molta attenzione polverizzai utilizzando un mortaio improvvisato, dopo 5 giorni di lavoro, andando avanti e indietro da casa mia al laboratorio diverse volte al giorno riuscii finalmente ad ottenere tutti i componenti che mi servivano, preparai un piccolo test con una dose di miscela moderatamente piccola in modo da averne abbastanza per creare una o due granate.

Dopo aver versato la polvere su una roccia incavata presi un tizzone ardente dal fuoco e lo avvicinai lentamente, appena il pezzo di legno incandescente toccò la polvere una grossa fiammata si alzò seguita da una nuvola di fumo bianco, ovviamente la forza esplosiva era minima perché la polvere non era all'interno di un contenitore chiuso ma sicuramente bruciava in modo quasi istantaneo.

Avevo appurato che la miscela fosse corretta e decisi di iniziare a creare le granate, mi ero ispirato a i primi prototipi di granate cinesi risalenti al X secolo.

Consistevano in un contenitore di ferro riempito di polvere nera e frammenti di metallo o piccole pietre levigate, l'innesco invece era fornito da una miccia, passava da un foro che poi veniva sigillato con resina o argilla.

Per il corpo della granata decisi di farmi dare una mano dal fabbro del villaggio, il suo nome era Orsis.

Con la scusa di farmi forgiare un coltello, mio padre, mi permise di andarci, quando arrivai alla bottega del fabbro gli spiegai di cosa avevo bisogno e lui non sapeva come fare, così gli dissi che poteva utilizzare uno stampo, creammo le due metà e poi le unimmo usando un sistema ad incastro.

Tornato al laboratorio con il corpo della granata a disposizione riempii il contenitore ed infine lo sigillai, con la resina mischiata a polvere di carbone riuscii a fissare la miccia in modo che non si sfilasse facendo fuoriuscire di conseguenza la polvere da sparo.

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