CAPITOLO 7

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"C'era un tempo dove queste terre erano prospere più di oggi, dove i draghi delle sabbie venuti dal vostro continente volteggiavano fieri nel cielo e venivano venerati e omaggiati come dei. Erano tempi felici secondo le leggende dove il nostro paese era sereno, protetto dai draghi e privo di pericoli. I mostri che circolano come sfingi e ombre stavano lontani dalla gente per timore dei draghi. Ogni vilaggio, città o agglomerato urbano aveva il suo drago o la sua famiglia di draghi che risiedevano in zona e proteggevano il territorio.

Nacque il culto dei draghi e con loro i monumenti, le piramidi; quando un drago moriva veniva festeggiata la sua ascesa al cielo, veniva eretto un tempio in onore e le sue ossa custodite con cura. Erano eventi rari ma alle volte i draghi si scontravano e uno periva, ma per noi mortali erano pur sempre creature divine, il vivo come il morto andavano venerati.

I draghi erano immensi, maestosi eppur benevolenti, avevano accettato questa forma di scambio, protezione in cambio di cibo e adorazione. Non erano come voi, non si legavano e non si facevano cavalcare, seppur leggende sui signori dei draghi siano sempre circolate." Il Vecchio riprende fiato sorseggiando a lungo il vino.

Aldebaran interrompe quell'attimo di silenzio. "Erano i neutrali come li definiva mio padre, non parteggiavano ne per tenebra ne per luce e scelsero di migrare, da allora son rimasti rarissimi draghi delle sabbie a Gulfing la maggior parte volò via secoli e secoli fa. Nessuno si preoccupò mai di cercarli." Il drago emette un lungo sospiro e Belial lo osserva interessato, tornando poi al vecchio.

"Bella storia ma non ci aiuta a recuperare mia sorella e Rasglad." Belial sembra spazientito, tanto che afferra con stizza un pugno di sabbia, che velocemente gli scivola via tra le dita, per un attimo resta a fissare i granelli cadere. "Che ironia, sembra la mia vita attuale, tutto scivola via e non posso farci nulla." Il demone torna a fissare il vecchio.

"Calmati, sei un guerriero e come i guerrieri non hai pazienza." Il vecchio mantiene la calma e assieme alle parole fa gesto a Belial d'attendere. "Impara ad ascoltare ragazzo." Lo ammonisce, si rinfresca con un altro goccio di vino e dopo essersi schiarito la voce prosegue la storia.

"Il periodo di pace idilliaca sotto il regno dei draghi delle sabbie durò per secoli, ma il tempo coltiva la cupidigia nell'animo umano. I regnanti invidiavano il potere dei draghi e detestavano piegarsi al loro volere, anche se il regno era sereno e prospero, non tolleravano d'essere inferiori. Come divevano, loro erano i re, nessuno era superiore a un re.

Quanta follia e saccenza in quelle parole, quanta boria e quanto dolore portarono. Quattro generazioni fa, un sovrano Miodon VI decise di tramutare in realtà le sue convinzioni che vedevano i re sopra tutto, draghi inclusi. Ma la sua follia gli costò caro, riuscì a far uccidere un giovane drago ma scatenò le ire delle sabbie che distrussero l'antica capitale Akrabat, di quel luogo restano solo macerie sepolte nella sabbia del deserto. La dinastia successiva non imparò nulla e oltre all'idea di dover comandare su tutti erano mossi da una terribile sete di vendetta per la morte del sovrano, il suo discendente decise di portar a termine il lavoro del padre ma usò ben altri mezzi che ancor oggi ci perseguitano.

Miodon VII, così nominato in onore del padre morto ad Akrabat, fece erigere l'attuale capitale Tien Man Ku, all'inizio era una cittadina semplice, priva di templi e la piramide non esisteva ancora. Ma si raccontava di peggio, che il giovane monarca stesse contattando con antichi maghi e stregoni per riuscire a fermare i draghi e dominarli. Si racconta che una notte, dal tramonto all'alba, la terra tremò, il boato si udiva a chilometri di distanza e la popolazione era terrorizzata. Le prime luci dell'alba colpirono la cima d'oro della piramide,; in una notte era emersa dal nulla al cenro della città e la dominava dall'alto. La sua punta d'oro rifletteva il sole e quella luce era visibile a distanza. Il popolo ammirava ammaliato quell'edificio e lo chiamarono il faro del deserto, per via della luce scintillante della punta dorata.

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