Capitolo 26

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"E dire che in fondo non amo te, ma piuttosto la mia esistenza donatami da te." Kafka

XAVIER'S POV:

PASSATO.

"Guarda qui, ti piace?" chiede papà posando sul tavolo dei piatti di ceramica e delle posate che luccicano di quanto sono belle.

"Sono in argento questi e non è finita qui..."butta sul tavolo delle collanine "Questo è tutto oro invece" dice fiero di sé.

Allungo una mano sul ciondolino a forma di croce di una di queste collane e domando "Come fai a essere certo che sia oro?"

"Senti" porta la collana sotto il mio naso "Cosa senti?"

Cerco di captare qualsiasi odore, ma proprio non sento nulla. Penso che papà si stia sbagliando.

"Sarò raffreddato, io...non sento nulla" cerco di non farlo abbattere troppo.

Lui invece sorride e mi scombina i capelli "Esatto, non senti nulla perché l'oro è inodore. Senti questo invece" mi avvicina un braccialetto che tira fuori dalla tasca.

"Sento l'odore del metallo" sussurro "Quindi se odora di qualcosa non è oro?"

"Impari in fretta ragazzo mio" mi lascia uno schiaffetto sul viso e si allontana per recuperare la bilancia.

"Che te ne fai di tutta questa roba?" l'osservo mentre analizza gioiello per gioiello e li differenzia.

"Li venderemo e ci facciamo un viaggetto insieme, che dici?"

"Un viaggio? E dove?"

"Non lo so, decidi tu. Avremo abbastanza soldi per qualsiasi meta vorrai"

"Vorrei andare a mare a Cefalù"

"Cefalù?" si abbassa al mio livello e dice guardandomi dentro gli occhi "Sogna più in grande piccolo. O le fai bene le cose o non le fai."

"Io...non so, il mio compagno di classe ha passato le vacanze a Favignana. È abbastanza in grande?" ci penso intensamente.

"Che ne dici dell'America? New York?"

"New cosa?"

Papà ridacchia e cercando qualcosa al cellulare, mi mostra un'immagine con tanti palazzi illuminati la notte. "Come ti sembra?"

"Potrebbe andare" rispondo notando l'entusiasmo di papà.

Qualsiasi sia questo luogo, lo rende felice e questo rende felice anche me.

"Allora è deciso! Partiremo il prima possibile"

"E con la scuola come farò?" domando perplesso.

"La scuola? Quello che dovevi imparare l'hai già fatto alle elementari, il resto lo imparerai vivendo"

"Ma...a me piace andare a scuola. Mamma diceva che..."

"Mamma non c'è più e nessuno potrà riportarla in vita, adesso ci penso io a te" dice duramente papà.

La morte di mamma lascerà sempre una ferita aperta sul nostro cuore. Soprattutto il modo ingiusto in cui se n'è andata, per un mero litigio con la signora del piano di sotto che non sopportava che il nostro bucato bagnare il suo balconcino.

Un litigio che è degenerato in una coltellata alla gola. Io non ero a casa quando successe tutto ciò, mio padre neanche...era a lavoro, una volta faceva il muratore. Dopo la morte di mamma, papà ha lasciato il lavoro e ha cominciato a rubare.

Sentivo che la notte usciva di casa e la mattina mi ritrovavo il salone pieno zeppo di cose che non ci appartenevano. Quando chiesi da dove venisse tutta questa roba, papà mi rispose "E' della stronza del piano di sotto, le rovinerò la vita. Rovinerò la vita a tutti quelli del quartiere."

Il brivido di amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora