Capitolo 54

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Non so perché lo chiamano cuore spezzato. E' come se anche ogni parte del mio corpo fosse spezzata.

MONICA'S POV:

Respiro a fondo sentendo di sottofondo il rumore del treno che sfreccia sui binari e sbattendo piano gli occhi mi trovo avvolta nell'oscurità se non per quel piccolo fascio di luce che proviene dal corridoio.

Mi sento in hangover quando cerco di capire cosa diavolo mi sia capitato. Ricordo solo me che corro nel panico per raggiungere il bagno e delle mani che si posano sul mio viso facendomi perdere i sensi.

La schiena inizia a pulsare dal dolore e cercando di mettermi seduta, mi rendo conto di non poterlo fare perchè sono immobilizzata. Abbasso di scatto gli occhi ai miei polsi legati ai braccioli del sedile e una corda che stringe attorno alla mia vita.

Solo adesso inizio a ricordare due occhi cupi, funesti...la sua voce che minacciava di tagliarmi la gola in tre secondi e mi rivelava di aver drogato tutti quanti, persino il capotreno impostando il pilota automatico.

Se ci dovesse essere qualsiasi tipo di emergenza, non avremo modo di fermare il treno e moriremo tutti quanti.

Prendo un bel respiro apprendendo il pericolo che sto correndo e mi giro di poco per intravedere dietro di me le guardie del corpo ancora privi di sensi, non vorrei che abbia esagerato con la dose di droga da mettere e li abbia uccisi tutti quanti.

"Vaffanculo Walter, che cazzo vuol dire che non puoi procurarmi un documento falso? Ti ho pagato anche in anticipo e vuoi fottermi? Hai ancora un altro giorno e se non avrai ciò che voglio, inizia a scavarti la fossa in cui ti getterò brutto coglione." sento gridare e affacciandomi vedo Rafael chiudere con forza la porta del vagone e marciare furibondo verso di me.

Inizio a tremare e respirare con affanno quando lancia il cellulare alla porta del bagno frantumandolo in mille pezzi e ricade incollerito sul sedile di fronte al mio.

"Cazzo!" urla di nuovo scaraventando per terra tutto il cibo che c'era sul tavolino.

Chiudo gli occhi temendo che possa colpire anche me, invece sento solo i suoi sospiri pesanti e il piede che batte incontrollatamente sul pavimento.

Riapro piano gli occhi osservando le vene sulla fronte e sul collo pulsare, le sue mani che stringono i braccioli così forte da poterli staccarli da un momento all'altro e i suoi denti che mordono il labbro inferiore con una rabbia talmente feroce che temo possa farlo insanguinare.

Come a sentire i miei occhi su di lui, sposta lo sguardo furente a me e mi guarda in silenzio con intensità, come se stesse pensando di che morte dovrò morire.

"Posso avere un goccio d'acqua?" mormoro cercando di distrarlo dai suoi pensieri omicidi.

Si calma di scatto quando sente la mia voce e rilasciando il viso in tensione, porta i gomiti sulle ginocchia allungandosi verso di me "Non ho sentito bene" dice inclinando il viso facendo scattare la mascella.

Odio che il mio corpo reagisca di scatto eccitandosi alla sua vicinanza. Non ho mai negato che fosse un bel ragazzo e che ne sia attratta, purtroppo.

"Acqua" mi limito a dire cercando di essere più diretta possibile.

"Mmm" si alza per fregare l'acqua alle persone svenute di fianco e me la porge.

Attende che io prenda la bottiglia, ma lo guardo male avendo le mani legate.

"Giusto" realizza solo adesso e tirando fuori dalle tasche con nonchalance una pistola e un coltellino, senza alcun timore di tranciarmi una mano, taglia con un colpo preciso le corde ai miei polsi liberandomi le mani.

Il brivido di amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora