Capitolo 1

30 4 1
                                    

In autunno inoltrato, Zǐ Jìn Dǎo addobbò il suo manto verde con delle chiazze di arancio intenso e giallo oro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

In autunno inoltrato, Zǐ Jìn Dǎo addobbò il suo manto verde con delle chiazze di arancio intenso e giallo oro.

Raggiungendo l'isola dall'alto e sorvolando il Jīngshén, sia quei colori vivaci che i minuscoli tetti degli alloggi in stile giapponese si vedevano spuntare tra i filamenti di bruma, attorcigliati alle pendici della montagna. Mettevano allegria e la vallata sembrava più viva che mai.

Una mattina, quella Zǐ Jìn Dǎo resa esuberante dall'autunno ammirò dal basso l'arrivo di un idrovolante e dei suoi passeggeri. Di rimando loro – che avevano fatto scalo a Jīnjīng – si accostarono ai finestrini per sbirciare la bellezza delle sue coste fertili, stagliate sul mare. Poi si complimentarono con il suo proprietario: Xià Zhuàng, Primo Fratello dell'Imperatore della Grande Asia.

Se l'isola avesse potuto parlare, avrebbe intessuto frasi di gioia frenetica per il ritorno del suo Shīfù, rimasto lontano per molto tempo. Inoltre avrebbe bisbigliato e brontolato per l'ansia e l'aspettativa, sentendo che un altro Nido di Fúcánglóng stava per posarsi su di lei. Un Nido minuscolo, umido di sangue anziché di acqua sorgiva.

«L'isola è bella come sempre. Non mostra i segni degli attacchi subiti.»

A constatarlo fu Wú Hǎo, Terzo Fratello dell'Imperatore. Offrì quella valutazione con simpatia, sebbene in precedenza avesse vissuto una brutta avventura o due nel Jīngshén.

«È proprio vero. Dìdì, hai fatto tanta scena e invece il tuo atollo sta benissimo.»

Lee Minjun usò una bella inflessione sardonica. Non era mai stato più di mezza giornata di fila su Zǐ Jìn Dǎo, ma di recente collezionava storie al riguardo, traendone un miscuglio di curiosità e incertezza. Quasi timore, anche se non lo avrebbe mai ammesso. L'isola invece lo avvertiva con chiarezza, sebbene si trovasse parecchi metri più in basso.

«È una buona notizia che sono lieto di confermare, Altezza Venerabile,» gli rispose umilmente il padrone di casa, con la sua voce attraente. Poi si divertì a cambiare registro. «Sarà tutto perfetto in primavera, oppa, quando ti trasferirai qui.»

Lo Shīfù stava seduto in prima fila. Teneva una gamba accavallata sull'altra con il ginocchio in fuori, una posa assertiva. Le braccia fasciate da una giacca di pelle erano posate con eleganza sulle cosce. Lo sguardo si mostrava tagliente, per via della sonnolenza e dei pensieri che gli frullavano in testa. Intanto il controllo che teneva attaccato alla tempia gli spandeva dell'ottima musica nella mente.

Era vertiginosamente bello e regale, tanto che la corte gli girava ancora intorno come uno sciame di falene a una fiamma.

L'Imperatore Venerabile accennò qualcosa riguardo alla viltà di ricambiare l'ironia con una minaccia, e sospirò: «Al Palazzo Imperiale c'è ancora tanto da fare. Comunque l'atollo mi sembra più piccolo dell'ultima volta che l'ho visto, anni fa. Non ti sembra davvero minuscolo, Hyejun-a? È possibile che ne sia affondato un pezzo?»

Ritorno a Zǐ Jìn DǎoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora