Capitolo 4

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«Vieni

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«Vieni.»

Dopo i fastidi della Torre, Lóng Sān si immerse nella pace del Jīngshén come in un balsamo rigenerante. Anche Wú Yùjié apprezzò la fine di quei convenevoli, che avevano riunito un gruppo di persone fin troppo ampio e disomogeneo.

Camminarono entrambi con passi umani, ma spediti e agili.

«Sarebbe forte sfidarci di nuovo a kendo. Potrei batterti.»

Parole baldanzose. Wú Yùjié era più piccolo, felice, loquace e giovane di quanto il suo custode ricordasse. Per il resto il trono imperiale non lo aveva cambiato affatto. Aveva lo stesso cuore e la stessa mente, entrambi diretti, schietti.

Il che era degno di stima.

Inoltre, se il Guardiano Bianco osservava il suo gemello ora, dall'ottica dell'essere possente che era diventato, trovava facile notare quanto fosse tenace e impetuosa la sua indole. Sfavillava nonostante il fato l'avesse legata a un corpo da ragazzo magro, e soprattutto a un destino svolto tutto in salita. Per il nuovo, inflessibile Lóng Sān, era sorprendente scoprirsi tanto soddisfatto dell'individuo che aveva accanto, e così in fretta. Nello stesso tempo sentiva che quel sentimento rimarcava l'ovvio: quello era il suo adorato essere umano.

Scelse una roccia piatta affacciata sulla riva del Lago Tàiyè, e si mise seduto lì sopra a gambe incrociate, con la schiena e il collo dritti quanto la spada posata al suo fianco. Wú Yùjié si piazzò di fronte a lui, nella stessa posa. Al posto dell'arma, lui depose il cappello da baseball.

Lóng Sān, avvolto in vesti candide come la neve, fece vagare lo sguardo sull'abbigliamento da jogging del suo essere umano, color nero e giallo oro. Le loro ginocchia si toccavano. Il rumore della cascata che alimentava il lago riempiva la quiete assoluta in cui erano caduti da un po', e che non li infastidiva affatto.

Esisteva un problema, stavano per risolverlo ed erano felici di trascorrere di nuovo del tempo insieme. La loro intimità era fatta anche di ottimo silenzio. Avevano entrambi la stessa indole di sempre, sebbene non mancassero delle piccole sorprese. Ad esempio, appena erano rimasti soli e Lóng Sān si era tolto la maschera, Wú Yùjié aveva tenuto a salutarlo di nuovo, abbracciandolo.

Al Guardiano Bianco non era dispiaciuto affatto. Aveva compreso che gli eventi e la relazione con lo Shīfù stavano rendendo il suo essere umano più affettuoso e rilassato, almeno con le persone a lui care. Lo aveva giudicato un fatto positivo anche se lui, Lóng Sān, non aveva privilegiato quel comportamento nella propria evoluzione.

Wú Yùjié era ancora il suo gemello, l'ospite del Jīngshén per cui era stato creato e di cui avrebbe avuto cura. Quella parte non sarebbe mai cambiata. Voleva il meglio per quel ragazzo, e il meglio era un concetto indipendente dalle scelte che aveva compiuto definendo se stesso.

Comunque, né la tenerezza che gli suscitava né il compiacimento con cui lo ammirava modificarono il tono che usò quando iniziò a prendersi cura di lui. Un timbro profondo, severo, conciso al punto da poter sembrare ostile.

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