Capitolo 3

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1 settimana dopo

Sto controllando per la centesima volta le valigie mentre mia mamma ha deciso di non darmi pace questa mattina. «Mi raccomando chiamami ogni tanto e non sparire come tuo solito.» Mi segue a ruota mentre porto le valigie al piano terra. «Studia e non frequentare ambienti discutibili.» continua a elencare. «Sì mamma.» alzo gli occhi al cielo.

«Non fumare, non bere e non azzardarti a-».

«Mamma ho capito!» la blocco prima che uscisse fuori qualcosa davvero imbarazzante. «Vado all'università che vuoi che succeda.» aggiungo portando le valigie fuori per metterle nella macchina di Vivienne, anche se temo seriamente che farà tardi.

Mi giro verso mia madre e la guardo con convinzione. «Stai tranquilla.» La rassicuro prima che le scappi qualche altra cavolata e lei, dopo attimi di leggera tensione, si scioglie. «Sono così orgogliosa di te.» Mi abbraccia e io ricambio stringendola a me. È letteralmente tutta la mia famiglia. E Charlie, ovviamente. Una palla di pelo bianca inizia a correre verso di me e a leccarmi le gambe lasciate scoperte dai miei pantaloncini di jeans. Mi accovaccio e gli arruffo il pelo, non riuscendo neanche lontanamente a trattenere un largo sorriso. «Ci rivedremo presto pallina.» Gli dico teneramente, come se fosse l'amico più intimo, e lui scodinzola ancora più forte.

Il momento viene interrotto da un clacson. Mi volto e vedo la mia migliore amica più smagliante che mai. Si toglie i suoi occhiali da sole di Prada e abbassa il finestrino della sua Audi. «Pronta a fare baldoria, bellezza?» esclama brillante. Quando nota mia madre con la faccia corrucciata finge una risata. «Lily sto scherzando!» e io rido sotto i baffi. Mi giro e le accarezzo le braccia. «Ti chiamo quando arrivo.».

«Non dimenticarti come tuo solito.» mi punta l'indice al petto. «E non fate guai.» guarda seria entrambe.  «Tranquilla.» ripeto credo per la millesima volta da questa mattina. Carichiamo le valigie in auto e le lascio un bacio prima di salire in macchina e partire.

Non so se erano le mie scarse aspettative, ma la nostra camera non è poi così male. Le pareti sono in tonalità del beige e i mobili sono tutti in legno scuro. La mia amica si fionda subito sull'armadio più grande. «Questo è decisamente mio.» dichiara senza repliche. «Io prendo il letto vicino alla finestra, almeno c'è anche il termosifone.» carico le valigie sul letto e inizia a disfare almeno quella più piccola. Vivienne tira fuori dallo zaino il suo spray igienizzante e lo inizia a spruzzare ovunque. «Vi vedi che hanno appena pulito.» le faccio notare e lei si gira facendo svolazzare lo spray. «Helen i batteri sono ovunque non si può mai sapere.» mi scappa da ridere e alzo le mani.

Dopo aver sistemato almeno una valigia a testa, decidiamo di fare un giro per l'università per non doverci perdere il lunedì d'inizio. Più cammino più vedo quanto è stupenda e credo che la mia amica sia d'accordo con me visto che esclama 'Oh mio Dio' a ogni passo che facciamo. Arriviamo davanti a una porta a due ante in legno e sopra c'è scritto 'biblioteca'. Per poco non strillo. «Vi, entriamo.» dico emozionata e spingo le porte. L'odore di carta mi invade. Sempre come casa. «Io vado da questa parte.» indico la corsia 'romance' di fronte a me e lei annuisce.

È tutto così meraviglioso e in pace. Inizio a camminare tra una corsia e l'altra facendo scorrere le dita sulle copertine. Mi sento confortata.

«Non ci credo.» una voce maschile fa scoppiare la mia bolla di sapone.

«Scusami?» mi volto. Un ragazzo a meno di un metro da me mi guarda con un angolo della bocca sollevato. Cerco di capire se ce l'abbia con me, ma ci siamo solo io e lui.

«Sempre tra i piedi vedo.» continua.

«Ci conosciamo?» domando non riuscendo a ricordare nulla. Lui ride facendo alzare e abbassare il torace e si stacca dallo scaffale iniziando ad avvicinarsi lentamente come un felino.

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