Capitolo 35. Magnificamente bene

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Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS


Va bene. Il fatto di nascondersi nella sporcizia sotto il sedile di un Astrotreno non era proprio il massimo per iniziare un'avventura. Soprattutto se l'obiettivo finale era combattere il male che c'era nel Millemondi.

I grandi poemi epici iniziavano infatti sempre con l'eroe che compiva qualche particolare impresa, fosse anche salvare una ragazza in pericolo che, tra i tanti, era il cliché più abusato in assoluto. Da lì poi il tutto veniva di conseguenza.

Ma lo starsene rannicchiato là sotto?

Beh...

Era stata una cosa istintiva, non appena aveva visto che un battibecco, per lui in una lingua incomprensibile, tra un paio di coppie di varie razze si era trasformato in una follia collettiva di lotta di tutti contro tutti.

A sua discolpa c'era da dire che lì in mezzo sarebbe comunque stato difficile individuare chi avesse avuto ragione e chi torto. Dato che avrebbe rischiato di fare una scelta sbagliata proteggendo chi magari non se lo meritava, il suo cervello si era detto "Se non posso fare niente tanto vale nascondersi e evitare di finire triturato".

Aveva raccolto quindi accappatoio e spada e si era rintanato al sicuro. O così pensava.

Presto infatti un paio di mani lo presero per i piedi e lo trascinarono fuori. Mantenne la presa sull'accappatoio ma la spada rimase incastrata nello spazio tra le gambe del sedile. 

Fu rivoltato su sé stesso e capì chi stava affrontando.

Urlò e scalciò contro una specie di testa di squalo bianco e grigio su un corpo umanoide a quattro braccia e torso nudo.

Uno di quegli arti lo colpì sull'addome, accecandolo dal dolore.

Tra i gemiti, si voltò dove aveva lasciato la spada.

Tese la mano per afferrarla. Era lontana ma cominciò a vibrare come a volergli venire incontro.

Non c'era più tempo.

L'ultima cosa che pensò di vedere furono le enormi fauci piene di spaventosi, mortiferi e affilatissimi denti.

Sentiva il sangue ribollire, il suo, quello del nemico, quello degli altri passeggeri. Lo sentì torcersi.

Sentì il potere della sua maledizione montare dentro di lui.

- EHI!

C'era una voce che già aveva sentito non molto tempo prima.

- EHI!

Adesso era più vicina.

E poi arrivò un colpo secco di ossa contro altre ossa che si incrinavano e la bocca della creatura sparì tra spruzzi di sangue dalla sua vista.

Era il Cercatore che lo aveva salvato all'inizio del viaggio.

Si guardarono per un secondo e quello fu lì lì per dire qualcosa, ma Obbrer lo anticipò.

- Dietro di te!!!

Il doppio pugno in faccia dello squaloide fu devastante, ma non come il proprietario si aspettava.

Quando non era sfruttato come un animale nelle fabbriche estagiane, arrotondava lo stipendio con incontri clandestini di lotta libera, dove era decisamente bravo. Talmente bravo che quello che aveva lanciato contro quella scimmia spelacchiata sarebbe dovuto bastare a staccargli la testa dal corpo.

E invece quello indietreggiò di un passo, poi si voltò di nuovo verso di lui. Si portò una mano alla mascella slogata e se la mise a posto con un colpo secco, mentre dalla sua bocca usciva fumo o vapore acqueo celestrino.

Gli occhi azzurri cominciarono a brillare mentre spostava il peso in avanti per colpire.

L'uomosqualo si mise in posizione di difesa ma fu inutile. Assolutamente, completamente inutile.

La manata che lo raggiunse, gli spaccò nell'ordine i due avambracci destri che aveva messo in posizione di guardia, la mascella, metà dei denti e per poco non gli ruppe l'osso del collo.

La forza fu tale da scagliarlo contro altri tre tizi di varie forme e dimensioni, mandandoli giù come birilli, e farlo fracassare contro le pareti del convoglio, per poi lasciarlo svenuto lì a terra. Non prima che una striscia cremisi si disegnasse dal punto d'impatto al pavimento.

Senza dare tempo al ragazzo di chiedergli come stesse, il Cercatore lo afferrò per il bavero del pigiama e lo tirò su senza troppi complimenti.

Prese anche la spada che era rimasta a terra. Lo fece avanzare rapido in quell'assurda rissa, fino a quando non arrivarono alla porta dove c'era anche la ragazza dai capelli ocra.

La fece attraversare all'altro e mollò la presa, lanciandogli poi l'arma addosso, mentre l'aspirante Cercatrice chiudeva la soglia.

- Tutto bene, Achero?

- Oh sì, alla grande.

- Grazie per avermi tirato fuori da lì - si intromise il ragazzo.

- Ma figurati. - sibilò Achero inacidito - Tu sei Obbrer quindi?

- Obbrer Andronovo, al suo servizio, signore!

- Signore? Quanti anni credi che abbia, moccioso? E... Aspetta... Andronovo hai detto?!?

- S-sì

- Quegli Andronovo? I cacciatori di taglie a servizio dell'Impero?

- Non siamo cacciatori di taglie - sbottò lui - Noi siamo gli eroi del Millemondi, i cacciatori di Signori Oscuri, il terrore...

- E abbiamo capito - lo zittì Bria.

Bene, benissimo, pensò Achero. "Magnificamente bene."

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Angolo dell'Autore: Salve. E anche Obbrer è a posto. Che succederà ora? Scopriamolo con i prossimi capitoli!!!

Ciaooo

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