Capitolo 7

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Quattro donne erano sedute attorno al lungo tavolo di marmo. Non era un tavolo rotondo, come quelli di chi pretende essere considerato sempre alla pari degli altri. L'ipocrisia non era molto gradita a palazzo: solo raramente veniva premiata, con un sottile cappio da un orecchio all'altro. No, il tavolo era rettangolare, perché anche se si voleva credere in un'atmosfera di parità ed uguaglianza, in realtà era palese che non potesse esistere niente di tutto ciò, almeno non in quel momento, non in quell'ambiente. Nessuno lo avrebbe permesso.

In cima alla tavola sedeva una bambina, che dall'aspetto dimostrava sì e no nove anni.

Aveva lunghi capelli castani, venati come il legno, e una carnagione olivastra, di diverse sfumature. Un occhio era rotondo e brillava come uno smeraldo, l'altro era coperto da una placca incisa con foglie d'oro che le copriva un quarto della testa. L'abito che indossava era poco più lungo di una maglia, ma cadeva morbido sul piccolo corpo; ai piedi, solo povere. Quando socchiuse la bocca, ne uscirono suoni dolci, articolati in parole non altrettanto gradevoli:

"Come può esistere tanta malvagità, sorelle?"

Silenzio.

"Chi potrebbe aver commesso un tale crimine? Ma che dico, una così grande empietà? Un immondo mostro, senza dubbio. Qualche creatura che non conosciamo, qualcosa che non conosce noi."

"No."

"Come dici?"

"Deve essere stato un uomo. Gli esseri umani sono le uniche creature capaci di tanto odio."

"Un uomo, sorella?"

"Sorella Ludmilla ha ragione. Potrebbe essere opera di un individuo, due, di un'armata, una nazione, ma si tratta sicuramente di uomini. Uomini che si credono piuttosto potenti, aggiungerei."

"Uomini e donne, sorelle mie, uomini e donne. Un uomo senza una donna è come un'elsa senza lama."

"Un libro senza trama."

"Va bene, va bene - sentenziò la bambina, apparentemente scocciata - occupatevi di trovare questi uomini o donne che siano, e io li compenserò. Si vedranno sopraffare dallo stesso fuoco che hanno usato contro la nostra famiglia. E ora andate"

Tre donne si alzarono da altrettante sedie fredde e scomode, salutarono adeguatamente la loro sorellina autoritaria, e fecero per oltrepassare il massiccio portone, con l'usuale rigore. Tuttavia, una tra loro, che pareva la più anziana, si arrestò lentamente poco prima di raggiungere l'uscio. Dava ancora le spalle alla bambina, che l'aveva appena congedata, eppure osò rivolgerle la parola:

"Immagino che non intendiate solo cremare i loro cadaveri?" chiese con voce roca di scetticismo.

La piccola sorrise maliziosa.

"Intendo bruciare i loro corpi mentre il sangue ancora scorre vivace nelle loro vene, e sentire le loro urla, i lamenti strazianti, gli stridori delle loro ossa che si seccano tra le fiamme, così come ho sentito il pianto di ogni singolo albero che hanno bruciato nel Bosco Sacro".

Proprio ciò che temeva sentirsi dire.

Due donne erano già uscite dalla sala ed erano state cortesemente scortate dal maggiordomo nella biblioteca del castello. Lì, i libri erano così tanti che, se fossero stati di creta, ci si sarebbero potute costruire come minimo tre case di discrete dimensioni, con tanto di mura interne per la divisione in stanze. C'erano libri antichi, libri nuovi, libri belli, libri brutti, libri unici, libri comuni, libri ricopiati a mano, libri stampati, libri grandi, libri piccoli, libri di magia, libri con pagine strappate, libri che celavano mille segreti, libri che avevano fatto addormentare principini e principessine, libri coperti di polvere, enciclopedie, opuscoli, vocabolari, mappe. Libri sugli scaffali, sui pavimenti, sulle scrivanie, sotto le gambe dei tavoli, dentro i cassetti, sui leggii, in mano ai servitori; libri impilati, libri ammucchiati, libri abbandonati. Il tipografo che aveva compilato il registro di quel patrimonio aveva impiegato tre giorni e tre notti per portare a termine il suo lavoro. Non avendo rispettato l'ordine alfebetico, fu licenziato il quarto giorno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 07, 2023 ⏰

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