"Divorced" - parte 1

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[Angelina's pov]

<<Stiamo entrambi lavorando come matti, ci vediamo sì e no al momento di coricarsi la sera.
Pensi che ne valga davvero la pena?
Anche quando abbiamo un attimo di tempo preferiamo passarlo in studio, o dedicarlo ad amici e famigliari.
I nostri momenti sono diventati sporadici ed esclusivamente carnali: non è così che si porta avanti una relazione Angelì, né tantomeno un matrimonio.>>
Perché intavolare adesso questa scomoda e sgradevole conversazione?
Non sarebbe stato meglio essere soli per farlo?
Entrambe le nostre madri distano pochi passi dai sottoscritti, intente a cucinarci i migliori piatti che abbiano mai provato a sperimentare: parmigiana di melanzane, crocchè di patate, frittatine di pasta, struffoli e cassata.
<<Siamo insieme ora, no? Non mi pare di star fuggendo e ad occhio
e croce credo non lo stia facendo nemmeno tu.>>
Sono stanca di affrontare questo discorso ogni qualvolta ci troviamo nello stesso posto, allo stesso momento.
Forse è proprio da ciò che sto cercando di fuggire.
<<Sei veramente una zuccona di prima categoria quando ti ci metti eh.
Odio quando ti comporti come se la situazione non ti riguardasse, come se fossi una completa estranea.>>
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando. Pure la ramanzina?
<<Quanti anni pensi che abbia? Dodici? Credi che non capisca quello che dici? Siamo sempre stati molto indaffarati, il lavoro porta via tempo ed energie, ma questo lo sapevamo anche prima di sposarci.
Gli attimi liberi li dedichiamo ad amici e parenti perché diversamente non avremmo lo spazio fisico per vederli nemmeno una volta al mese: io sono perennemente fuori città e tu in studio a registrare.
Il tempo per la coppia lo abbiamo sempre collocato di sera perché è più facile: nessuno dei due, a meno che io non sia in viaggio per più giorni di seguito, arriva dopo la mezzanotte e questo presuppone riuscire ad incontrarsi in tutti i sensi.
Non ci vedo nulla di strano, si tratta di organizzazione e ogni famiglia ne ha una diversa in base alle proprie esigenze.>>
Scuote la testa, il che non presagisce chissà che risposta.
<<Ma quale famiglia Angelì? Tu la vedi? Non abbiamo mai parlato di formare una famiglia. Non abbiamo neanche mai discusso sul fatto di prendere un cane, figuriamoci un bambino in carne ed ossa.>>
Alza notevolmente il tono della voce, facendomi rabbrividire all'istante.
Mi piacerebbe molto un chiwawa, credo che lo chiamerei "Osso".
<<Pensavo di essere io la tua famiglia, assieme a Maura e Pietro.>>
Osservo i suoi occhi diventare languidi, fragili come il cristallo e capisco che forse, sono proprio io a non bastargli più.
<<E come puoi pensarlo? Non ci sei mai: da Marzo a Maggio ci siamo visti una settimana in tutto.
Se fossi stata un attimo meno presa dal nuovo progetto discografico, avresti notato che durante quel periodo ho diradato il lavoro nella speranza che lo facessi anche tu e che potessimo ritrovare la sintonia avuta all'inizio della relazione, o anche solo del primo anno di matrimonio.
E' stato inutile, ma ci ho provato.
Ti preparavo la colazione prima che tu partissi, ti scrivevo di chiamarmi non appena arrivata a destinazione per assicurarmi che fosse tutto okay, che gli attacchi di panico legati alla paura di fallire non ti debilitassero più come un tempo, ti facevo trovare casa pulita al ritorno e altre mille accortezze a cui non hai dato uno straccio di valore.
E ora hai addirittura il coraggio di parlarmi di famiglia?>>
Come mi sento in questo momento? La verità è che non lo so, non ne ho la benchè minima idea.
Fisso un punto indefinito della cucina, notando le nostre madri muoversi a tempo di musica. Per fortuna non hanno sentito di questo immenso trambusto, non saprei proprio come reagire ad un loro sguardo di apprensione o profondo dispiacere.
<<L'unica soluzione che vedo a questo punto, è valutare seriamente l'attuazione delle pratiche per il divorzio.>>
Rimango impassibile, in balia della mia mente.
Iniziano a tremarmi le mani e subito prego affinchè non si riveli essere quello che penso.
Una vampata di calore mi investe e le palpitazioni la seguono a ruota.
No, no, no. Per favore, no. Non adesso, non così.
La sensazione di soffocamento mi toglie quasi completamente il respiro e sono costretta ad iniziare a tossire per cercare di fronteggiarla.
Sento di star per morire, ma in cuor mio conosco già la prassi a memoria.
Non morirò, almeno non fisicamente.
Matteo sa cosa fare: da quando abbiamo condiviso l'esperienza ad Amici assieme, porta sempre un sacchetto di carta nella tasca destra dei suoi jeans.
Lo prende fuori e dopo avermi fatto appoggiare la testa al suo petto, mi permette di ispirare ed espirare al suo interno.
<<1, 2, 3...>>
Mi sento così maledettamente cagionevole mentre conta per permettermi di regolarizzare battiti e respiro.
<<Bravissima, ora pensa a qualcosa che ti fa stare bene.>>
Sono il tilt: non riesco ad immaginare niente.
Il vuoto, il deserto del Sahara,
non riuscirei a figurarmi qualcosa nemmeno se lo volessi.
<<Il mare, la sabbia, il fuoco, i marshmallow, la chitarra, la voce del tuo papà.>>
Stavolta non mi risulta semplice tornare alla completa normalità, di solito la dispnea non mi colpisce così prepotentemente.
Non sono mai stata costretta a tossire per mantenere libero quel piccolo pertugio necessario a far circolare un minimo d'aria buona.
Quando lo sento nominare mio padre però, improvvisamente riacquisisco la piena capacità di intendere e di volere.
Amo il mare, la sabbia, il fuoco, i marshmallow cotti sopra, la chitarra e l'angelica voce del mio papà.
<<Ragazzi, è pronto. Smettetela di fare i piccioncini per favore, che siamo signore di una certa età.>>
Sempre le solite. Chissà a cosa penseranno: crederanno che ora si faccia l'amore pure vestiti e seduti su due sedie differenti o non me lo spiego.
<<Non ti azzardare a togliere la testa dal mio petto, sei ancora debole Angelì.
Starai qui finché non riprenderai del tutto le forze.>>
Forse è lui il più scosso dall'intensità di questo attacco di panico.
<<Ci perdonerete se abbiamo deciso di rimanere così per questo pranzo, erano giorni che non ci vedevamo a causa del lavoro e la signorina qui presente soffre di mancanze affettive.>>
Sostiene indicandomi.
In realtà è lui dei due a tribolare maggiormente a causa della distanza, ma ora come ora non mi importa niente di quale sia l'assoluta verità.
<<Troveremo un altro modo per far funzionare questo matrimonio: ci sono tante coppie che continuano a vivere sotto lo stesso tetto anche dopo la separazione e altrettante
che con impegno, tornano a funzionare.>>
Annuisco sfinita, mentre spero che la parmigiana di melanzane si autodistrugga in autonomia.
Penso che piuttosto che mangiare, preferirei infilarmi due dita in gola al momento.
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<<No mamma, non è incinta. Sta lavorando ad un progetto discografico importante e spesso fatica ad avere il tempo per riposare, è normale che crolli appena si sente autorizzata a farlo.>>
Sospiro profondamente e alzo la schiena dal divano su cui mi ha sicuramente appoggiata non appena ho chiuso gli occhi.
<<Quanto credi possa resistere ancora a questi ritmi? E' assurdo che non riesca a ritagliarsi un weekend da poter condividere con te in qualche luogo romantico, o che non riusciate a trovare il tempo per andare a vedere un film al cinema.
Avete ventisette e ventotto anni, non siete in procinto di ricevere la pensione.
Persino io e tuo padre ci preoccupavamo di dedicare del tempo alla nostra coppia, il che è assurdo considerando che siamo rimasti assieme solo per evitare di far soffrire te e tuo fratello Pietro.>>
La sua mano sbatte contro la parete, colpendola con tutte le forze che ha.
Non avrebbe dovuto nominare quell'uomo: se n'è andato non appena i due hanno compiuto sedici anni e Matteo non è mai riuscito ad accettarlo.
Un singhiozzo interrompe il silenzio creatosi dopo le ultime parole di Maura e ci metto qualche istante a realizzare che questo possa effettivamente provenire da mio marito.
<<Va' via, va' via da questa casa mà.>>
Capisco sia il momento di alzarmi quando incrocio lo sguardo con le lancette dell'orologio e noto come ormai il pomeriggio sia andato quasi completamente in fumo.
<<E non azzardarti mai più a comparare il rapporto che hai avuto con quel mezzo uomo di mio padre e quello che condivido con Angelina.
So io quando è il momento di invitarla a fermarsi, so io quando
il suo corpo è al limite della sopportazione, so io quando lamentarmi riguardo alla mancanza di tempo che mi rivolge.
Tu non sai assolutamente niente di noi.>>
Giuro che per un attimo ho creduto volesse appenderla al muro: ho timore di avvicinarmi persino io quando è così profondamente turbato da una qualsivoglia situazione.
Stringo uno dei due poggioli del divano, mentre decido di far finalmente leva sulle gambe e dirigermi in cucina a dargli manforte.
<<Levo il disturbo, Laura mi sta aspettando qui fuori per riportarmi a casa.>>
Grazie a Dio, oserei dire. Mamma Laura subito santa.
Gli accarezzo il dorso della mano con il pollice, gesto che sembra apparentemente rilassarlo.
<<A che cazzo conta questo lavoro
di merda se non riusciamo più ad amarci, eh?>>
Sbraita sprezzante, per poi assestare un pugno all'altezza di un quadro: quello del nostro matrimonio.
"Calmati, calmati, calmati"
Lo ripeto come un robot, mentre osservo l'oggetto urtato schiantarsi al suolo assieme al mio cuore.

"Spazio autrice"

Sto trasformando questa storia in tante piccole "mini-serie": quelle
con lo stesso titolo saranno chiaramente l'una il continuo dell'altra, mentre quelle diverse
saranno proprio episodi a sé stanti.
Spero che l'idea vi piaccia!

Un Filo Di Rame Che Diventa Seta - Wax e AngelinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora