"Odi et amo" - parte 1

750 31 13
                                    

Quello che vedo al ritorno dall'evento, non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
Ma che diavolo è accaduto?
Le sedie sono rovesciate a terra in maniera tutt'altro che ordinata, i bicchieri completamente frantumati e per non farci mancare nulla, l'acqua scorre instancabile dal lavandino.
Che si siano dimenticati di chiuderla?
<<Siamo in trincea?>>
Scherza Cricca iniziando a sollevare le sedie, ma temo che qui da ridere ci sia ben poco.
Afferro la scopa e inizio a radunare il vetro, per poi raccoglierlo grossolanamente con la paletta e solo dopo, mi occupo di fermare il getto dell'acqua.
So di averne sprecata una quantità molto ampia, ma la verità è che sono palesemente in panico e il rumore dell'acqua a spezzare il silenzio, mi dava e dà tutt'ora una certa tranquillità.
<<Potrebbe essere entrato qualcuno mentre eravamo fuori?>>
Voi non ci crederete, ma sembra essere l'aspettativa più allettante. Se fossero stati i ragazzi rimasti in casetta, la classe di quest'anno verrebbe sfoltita in due e due quattro.
Quello che io e Cricca stiamo sistemando va contro qualsiasi tipo di regolamento scolastico e/o televisivo.
<<Angelina, ragiona un attimo per favore. Possibile che qualcuno sia entrato con tutte le telecamere funzionanti e parte dell'equipe che controlla costantemente che l'ordine venga mantenuto? E poi, che avrebbero fatto questi ipotetici ladri o delinquenti? Li avrebbero sequestrati tutti?>>
Ha ragione.
E' solo che mi viene da piangere a pensarci.
<<Chi potrebbe essere quell'idiota che opta per fare bordello a Capodanno in questo modo?>>
<<Tu lo sai bene Angelina, è per lui che hai gli occhi lucidi.>>
2-0 per Cricca.
Sento un dolore al petto e il mio respiro farsi pesante, difatti sono obbligata ad appoggiarmi al piano cottura davanti a me per non perdere l'equilibrio.
Ad un certo punto avverto da dietro due mani appoggiarsi sui fianchi e di colpo mi giro.
<<Vai a dormire, finisco io.>>
Matteo.
Non sembra neanche lui: è spettinato, vedo il sudore grondargli dalla fronte e se chiudessi gli occhi per qualche istante, potrei tranquillamente sentire il suo battito accelerato.
<<Dimmi solo che non è tua la responsabilità di tutto questo.>>
Fa un passo indietro, arrendendosi all'evidenza e proprio in quell'istante, sono costretta anche io a fare i conti con la realtà.
Mi sta implorando con lo sguardo, ma di fare cosa? Di andarmene? Di restare? Di aiutarlo a capire cosa sia effettivamente arrivato o arriverà alla produzione?
<<Non odiarmi.>>
Come potrei? E' proprio questo il problema, io non ne sono capace.
Sapevo che avrebbe voluto fare casino essendo una notte di festa, sapevo che avrebbe voluto utilizzare la noce moscata al posto degli oppiacei, perché se assunta in grandi quantità può farne le veci, sapevo che il fatto che io fossi fuori l'avrebbe messo in difficoltà davanti ad una tentazione così, per quello l'avevo nascosta. Deve averla ugualmente trovata.
<<Devi fare una doccia, sei tutto sudato.>>
Cricca ci guarda da lontano, ha lo sguardo apprensivo nei miei confronti e sorride debolmente nel momento in cui sente uscire dalla mia bocca le parole che normalmente si dedicano ad un bambino, ancora incapace di gestirsi.
Matteo non mi sta ascoltando, si tocca la tempia come a volermi comunicare di non riuscire a fare ciò che gli ho imposto.
<<Ti aiuto io, se tieni addosso le mutande.>>
Muove la testa in senso di adesione.
Si avvinghia con entrambe le mani ai miei fianchi e per un attimo percepisco un cedimento, come se non riuscissi a sopportare il peso, forse della situazione più che del suo corpo.
L'ultima volta che ho fatto una boiata del genere per qualcuno, il soggetto era mio fratello e aveva appena preso la laurea in conservatorio.
Comprenderete la voglia di festeggiare e comunque, non era ridotto a merda per la noce moscata, ma per la vodka alla pesca, che sapeva già di non riuscire a reggere. Sono intervenuta solo ed unicamente per salvare il cuore di mia mamma, che non avrebbe reagito molto bene nel vedere il figlio ribaltato sul pavimento alle cinque di mattina, con il vomito accanto.
Andiamo nella camera rossa, dove noto un Samu già bello addormentato. Non faccio domande, so di non volere le risposte.
Lo guardo negli occhi e nonostante abbia seri problemi di concentrazione, lo vedo subito divincolarsi per permettermi di togliergli la maglia e successivamente, i pantaloni.
Il suo petto nudo, mi fa girare la testa. Sembrerà superficiale questo commento da parte mia, ma amo il suo corpo: poderoso, caldo, umano. Adesso però non posso ammirarlo, né tantomeno farlo sentire desiderato. E' solo il corpo di un cretino, che si è comportato come tale.
<<Matteo, devi riattaccarti a me o in bagno non ci arriviamo.>>
Gli faccio notare e subito mi avvolge.
-
Ci siamo arrivati alla fine in bagno, anche se a fatica.
Sto regolando l'acqua della doccia per evitare che si ustioni, o al contrario, si geli. Premetto che se lo meriterebbe, ma penso che i provvedimenti non spettino a me: né darli, né riceverli.
Alla fine, io non sono altro che una compagna di avventura. Non mi sento un'amica, né tantomeno altro di più impegnativo.
Quando il getto rivela una temperatura "dolce", lo prendo per i polsi e mi inserisco sotto assieme a lui.
Inizio a lavargli con cautela il braccio tatuato, poi il collo, le spalle, la schiena e l'altro braccio, che a confronto sembra spoglio.
Ha un fremito quando le mie mani scivolano su un graffio, posto tra due addominali. Sembra essere quasi completamente aperto, sicuramente un regalo della serata movimentata.
Scendo sulle gambe e noto un livido. Proseguo velocemente, come se non avessi visto niente.
<<Ti senti bene?>>
Gli domando, per essere certa che il suo stare in silenzio sia dovuto a ciò che si è provocato in autonomia e non alla mia discutibile delicatezza.
La verità è che io per prima sono stremata: questa sera ho aperto il concerto di Elisa a Roma, premio di una gara inediti di qualche settimana fa.
Quello che avrei voluto fare una volta tornata, sarebbe stato togliere questi scomodi vestiti e infilarmi sotto le coperte fino a domani mattina, invece sono sotto la doccia con una giacca frangiata, a lavare Matteo.
<<Ho la nausea e stare in piedi sta peggiorando la situazione.>>
Lo guardo male.
Come se avessimo alternative, era un cesso di uomo prima che lo infilassi qui sotto.
<<Lo shampoo lo fai domani, è fuori discussione che io accenda il phon a quest'ora per le tue stronzate.>>
<<Sì, signora.>>
Lo avvolgo in un grande asciugamano e lo faccio sedere sul water, ad aspettare mentre decido che finalmente è arrivato il mio momento di cambiare i vestiti fradici.
-
<<Rischi una broncopolmonite così.>>
Arguto Cricchetto, bravo.
<<Potresti controllare che si cambi le mutande e si infili un pigiama?>>
Lo incalzo frettolosamente, mentre addento il panino al prosciutto che tiene tra le dita.
<<Detto, fatto.>>
E si dilegua in direzione del bagno, ad aiutare l'amico dove io non posso più farlo.
-
Sono costretta a cambiare tutto, dall'intimo alla tuta che normalmente utilizzo come pigiama.
L'acqua che avevo addosso è andata dappertutto, ho la stanza quasi completamente allagata.
Ovviamente, neanche a dirlo, il danno l'ho fatto io non togliendo quella giaccia maledetta che ha assorbito il liquido, rilasciandolo non appena seduta sulle lenzuola.
L'alternativa alla tuta, è un pigiama in seta rosa.
Raccapricciante che qualcuno mi veda con questo pezzo di tessuto semi-trasparente addosso, ma per questa notte non posso fare altrimenti.
Tiro su quel po' che posso con lo straccio e vado in cucina a scaldarmi una tazza di latte con il miele, sperando che il miracolo avvenga e che non mi ammali proprio ad un passo dal serale.
<<Si è addormentato come un sasso.>>
Il mio sguardo si indurisce, ma non dico nulla, anche perchè non ho veramente idea di come reagire a quello che è accaduto stasera.
Da quando sono arrivata in casetta non ho fatto altro se non, stargli vicino e prendermi cura di lui, come fosse il prolungamento del mio corpo, come se gli dovessi qualcosa.
Se questa è la gratitudine che pensa io meriti, allora è inutile tentare ancora. Se uno nasce tondo, non può morire quadrato e viceversa.
<<Mattia ha detto che metà casetta non è stata coinvolta e a qualcuno è stata data la miscela senza avvisarlo/a.>>
Addirittura senza avvisare, come un delinquente.
<<L'ho implorato di evitare altre puttanate, avendo già collezionato un quantitativo imbarazzante di richiami causa fumo e pulizie.>>
<<Devi metterti in testa che non puoi salvare chi non vuole essere salvato, Angelì.>>
"Angelì".
Solo lui mi chiama "Angelì".
<<Angelina, io mi chiamo Angelina.>>

Un Filo Di Rame Che Diventa Seta - Wax e AngelinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora