I giorni passarono, si trasformarono in settimane e le settimane diventarono mesi. Avevo provato con tutto me stesso a mettere in pratica gli insegnamenti di mia madre, avevo provato a continuare a renderla felice e, stranamente da quanto avevo previsto -anche se con qualche difficoltà- ci stavo riuscendo.
Per provare a riavvivare la casa e non sentirla vuota senza di lei, avevo ristrutturato la stanza di mia madre, trasformandola nella camera degli ospiti. Avevo deciso di fare quel lavoro da solo, nonostante la proposta di aiutarmi di Taylor. Volevo sconfiggere la paura di entrare in quella stanza, volevo darle vita e non pensare al suo corpo cadaverico ogni volta che ci sarei entrato. Non avevo intenzione di cancellare il ricordo di Elizabeth Black da quelle mura, ma anzi volevo sentire che ci fosse ancora, che trasmettesse ancora la sua allegria. Mamma sarebbe stata entusiasta della mia decisione e anche se non sapevo cosa farmene di due camere degli ospiti, decisi che era la cosa migliore. Sistemai poi la stanza in cui spesso e volentieri pernottava mio zio e diedi una pulita a fondo in tutta la casa, facendola brillare di vita. Era quello il sogno di mia madre e io lo avrei realizzato.
Nel frattempo zio Charlie, avendo più tempo per se stesso e per godersi la sua pensione, aveva trovato l'amore in una donna poco più giovane di lui, frequentando un circolo per persone della sua età: Agatha era una splendida donna dai capelli bianchi e lunghi e un sorriso dolce che aveva ravvivato le giornate di mio zio con deliziosi pic-nic al parco e lunghe passeggiate in città.
Anche io e Taylor, nel frattempo, avevamo avuto modo di conoscerci meglio: ogni sera lui veniva da me e cenavamo insieme, parlavamo un sacco tra coccole e baci e guardavamo dei meravigliosi film sul divano. Altre volte io andavo da lui e passavo la notte abbracciato al suo corpo, beandomi del suo calore e della sua presenza. Il nostro rapporto stava prendendo una piacevole piega e nonostante a lavoro dovessimo continuare a trattarci con sufficienza davanti ai nostri colleghi e dovessimo nasconderci nelle nostre rispettive case, la cosa non mi dispiaceva affatto: non avevo la profonda necessità di mettere al corrente la gente della nostra intimità, quindi per il momento mi andava bene così.
Un'altra cosa di cui ero rimasto piacevolmente sorpreso, era la visita di James dopo qualche giorno dalla morte di mia madre: invitarlo al funerale e all'addio di Elizabeth Black mi era totalmente sfuggito di mente e quando il biondo si era presentato alla mia porta, mi ero reso conto di quanto in realtà si meritasse di partecipare.Il suono del campanello mi fece sobbalzare. Lasciai il coltello con cui stavo tagliando le verdure e guardai l'orologio: era ancora presto per l'arrivo di Taylor, chi poteva mai essere?
Mi pulì le mani con uno strofinaccio e mi diressi stranito e curioso verso la porta.
Quando l'aprì quasi sobbalzai nel trovarmi James sul portico.
"James?" aggrottai le sopracciglia.
Lui mi sorrise gentile e si morse un labbro imbarazzato "Ciao Edward, posso entrare? Ti rubo solo pochi minuti".
La sua domanda mi spiazzò e come un automa mi spostai per farlo entrare. Sentì un leggero fastidio nel vederlo in casa mia, nel mio spazio: in quella casa era entrato solo Taylor, non mi piaceva affatto che anche il biondo potesse avere questo privilegio. Non lo invitai ad avanzare in salotto, rimanemmo sull'ingresso.
"Allora" mi schiarì la voce "Qual buon vento ti porta qui?" chiesi ironico.
"Emily mi ha detto di tua madre" la sua frase mi fece irrigidire come un pezzo di ghiaccio.
"Oh" boccheggia, non sapevo in realtà cosa dire "L'hai saputo".
"Si" la sua faccia dispiaciuta e i suoi occhi tristi mi infastidirono un po', ma purtroppo mi resi conto che quella reazione era più che umana e non potevo pretendere che la gente saltasse di gioia nel sapere determinate cose ma non volevo nemmeno che mi si guardasse con quello sguardo di pietà. Comprensione, volevo solo quella.
"Non essere stato invitato mi ha ferito, ti devo essere sincero" il suo corpo dondolava insicuro "Nonostante tra noi non sia andata bene, c'è comunque stato qualcosa. E il fatto che tu mi abbia parlato di tua madre un po' mi aveva indotto a pensare che fosse scontato il mio invito".
"Mi dispiace" abbassai lo sguardo sulle mie pantofole, imbarazzato. Aveva ragione, non si meritava affatto di essere trattato in quel modo: lui era sempre stato gentile e affettuoso nei miei confronti ma nonostante questo io non riuscivo a stargli vicino come lui volesse.
"Sono venuto a darti le mie condoglianze" sospirò "E a dirti che, nonostante tutto, ti perdono".
Rimasi sorpreso delle sue parole, rialzai lo sguardo sul suo per chiedere tacitamente spiegazioni.
"È stato un duro colpo per te, hai passato giorni infernali, posso immaginarlo. Quindi penso che sia plausibile che tu volessi solo le persone a te più care accanto".
In realtà, se non fosse stato per Taylor, al funerale ci saremmo andati solo io e la mia famiglia, ma il riccio aveva capito di quanto supporto avessi bisogno e aveva pensato che darmi la possibilità di avere anche i miei amici accanto e sentirmi supportato anche da persone che non conoscevano tutta la storia mi avrebbe fatto bene.
Annuì, sconsolato, poi lui continuò "Per quanto riguarda noi due, Edward, ho capito che nel tuo cuore c'è un'altra persona. Non voglio che tu mi dica chi è, ma sappi che l'ho capito" ancora una volta le sue parole mi fecero irrigidire.
"Non-Non c'è nessuno" provai a dire ma l'indecisione nella mia voce mi tradì. Lui mi guardò con sguardo dolce e un sorriso divertito "Avanti Edward" ridacchiò "I tuoi occhi hanno una strana luce, sei sempre tra le nuvole" spiegò scuotendo la testa "Si vede da un miglio quanto tu sia innamorato".
La sua affermazione mi fece arrossire e ringraziai il cielo che non si fosse accorto di chi fossi innamorato, sarebbe stato un disastro.
"Grazie" dissi sincero, guardandolo negli occhi.
"Non serve" sussurrò lui prima di girarsi e sparire dietro la porta di casa mia.
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Pistacchio&Nutella {BoyxBoy}
RomanceNella splendida città di New York, tra le scrivanie di un ufficio, Edward Jefferson e Taylor Hoffenheim cercano di mettersi i bastoni tra le ruote in modi inimmaginabili. Un viaggio di lavoro in Italia, però, costringerà i due ragazzi a mettere il r...