Capitolo 18- Parole commoventi

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Per fortuna quella sera la strada sotto casa di Taylor si svuotó e dopo che Party ebbe effettuato un giro di perlustrazione e avermi dato il via libera, ero tornato a casa con la mia auto, gli occhi puntati sullo specchietto retrovisore per controllare che nessuno mi stesse seguendo. Ero entrato in casa con un vuoto al petto e le gambe tremanti, il respiro spezzato e le lacrime agli occhi. Non avevo cenato a causa dello stomaco chiuso e mi ero messo a letto senza nemmeno spogliarmi.
Non riuscì a dormire quella notte, rimasi a pensare ininterrottamente a quella giornata. Dopo aver pensato al piano da attuare, Patty aveva messo un film in TV per poi tornare accanto a me sul divano e stringermi una mano in segno di conforto, Taylor non si era mosso dal pavimento, non mi aveva guardato più di tanto e a stento mi aveva salutato quando ero andato via. La sua freddezza e la sua distanza mi avevano frantumato l'anima, non riuscivo a capire per quale motivo si comportasse in quel modo, quella mattina era tutto perfetto. L'ultimo bacio, quello del buongiorno, era rimasto sospeso nell'aria gelida e tesa della casa dei fratelli Hoffenheim. Non mi aveva abbracciato, confortato, non mi aveva rassicurato che mi sarebbe rimasto accanto, non mi aveva dato ciò che fino a quel momento mi stava concedendo senza esitazione.
Durante la notte piansi, piansi tutte le lacrime che negli ultimi mesi erano rimaste intrappolate nei miei occhi. E mi sentì tremendamente solo in quella casa buia e spaventosamente silenziosa.
Passai il weekend a crogiolarmi nella disperazione, a ripensare al dolore che aveva passato Taylor per tutti quegli anni, a quello che aveva subito anche Patty, a quanto i loro genitori fossero cinici e malvagi. Come potevano, le persone che ti avevano messo al mondo, trattarti con così tanta sufficienza e rancore? Com'era stata la vita del riccio, senza le dovute attenzioni dei genitori? Com'era per lui, stare sotto i riflettori, nascondersi, accumulare segreti e lacrime, sorridere fintamente davanti ad un obiettivo? Quanto coraggio aveva avuto Patty nel seguirlo? Nel scegliere una vita all'insegna di persecuzioni, bugie, assenza di libertà?
E perché Taylor mi aveva trattato in quel modo? Aveva finalmente capito che quello non fosse un sogno, ma la realtà, e che doveva subirne le conseguenze? Si era pentito di avermi trascinato in quella situazione? Si era pentito di essersi lasciato andare con me, farmi entrare nella sua vita, creare quella situazione?
Non riuscivo a credere che per degli insulsi taxi e degli autisti curiosi e pettegoli si fosse creato quel putiferio. E se, in realtà, questa ipotesi non fosse corretta? Se invece, ci fosse stato qualcuno che avesse fatto la spia? Qualcuno che aveva notato quanto fossimo legati ultimamente? Ma chi poteva mai essere? Io e Taylor eravamo stati sempre attenti e discreti, nessuno sapeva di noi se non Patty e Zio Charlie.
Presi un foglio e con un pennarello rosso scrissi la parola "Sospettati" in alto al centro. Poi presi un pennarello nero.
Dovevo mettere ordine, indagare, capire cosa avesse scaturito tutto quello. Se in quel residence ci vivevano solo anziani, perché l'ipotesi che qualcuno andasse a trovarli non reggeva? C'era qualcosa che non tornava.
Con il pennarello iniziai un elenco.
1.Zio Charlie
2.Patty
3.James
Vicino al nome del biondo disegnai un bel punto interrogativo: James non sapeva di me e Taylor, ma sapeva che nella mia vita ci fosse qualcuno. E se avesse scoperto tutto e volesse vendicarsi del modo in cui l'avevo trattato? C'era una cosa che avevo imparato dagli innumerevoli film gialli che mia madre mi costringeva a guardare da adolescente: tutti sono sospettati.
Se Elizabeth Black fosse ancora viva e vegeta, avrebbe avuto anche lei un posto in quella lista. Tutti, in un modo o nell'altro, potevano avere un motivo per odiarci: zio Charlie poteva essere segretamente omofobo e odiare ciò che stavo creando con il riccio, oppure dopo la morte di sua sorella era impazzito, oppure si era fatto scappare qualcosa con Agatha la quale aveva poi spettegolato con le sue amiche anziane senza pensare alle conseguenze; Patty poteva in realtà essere una spia di suo padre e quando aveva capito che la situazione tra me e suo fratello fosse seria, si era allarmata.
Con il pennarello nero aggiunsi il nome di Agatha. Poi quello di Taylor e del Signor Robert.
E se Taylor si fosse stancato di me? Se avesse architettato tutto quello per spaventarmi e allontanarmi da lui? Questo poteva spiegare il suo comportamento di quel venerdì.
E se il Signor Robert fosse invidioso del nostro glow up nella sua azienda e avesse quindi programmato di annientarci per evitare una possibile concorrenza?
Scossi la testa mentre sentivo il petto tremare per la tachicardia. Guardai il nome di Taylor e una lacrima scese sulla guancia. Poi lanciai il pennarello lontano da me e buttai il foglio per terra dopo averlo accartocciato. Che diavolo stavo facendo? Stavo davvero pensando quelle cose sulle persone che più mi erano care?
Con un magone sul letto afferrai il mio cellulare, ma ancora una volta non trovai nessuna notifica. Nessuno dei due fratelli Hoffenheim mi aveva mandato un messaggio o chiamato in quel weekend e la cosa mi ferì parecchio.
Cliccai sul nome del riccio ma non riuscì a digitare nessuna parola. Così provai con la sorella, gli chiesi se fosse tutto apposto, se avessero visto altri giornalisti sotto casa. Controllai la casella di posta più volte durante la giornata, ma quei messaggi rimasero lì, non letti. Un velo di preoccupazione mi pervase l'anima, sperai che non fosse successo nulla di grave e che l'indomani, a lavoro, Taylor sarebbe corso nel mio ufficio per baciarmi e rassicurarmi.

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