Capitolo 6- Italian Invasion

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Ero seduto davanti alla scrivania del Signor Robert, Taylor accanto a me aveva l'aria tranquilla di chi non temeva nulla, io invece avevo iniziato a torturare le mie dita. Con le unghie stavo stradivando la pelle dalle mie cuticole e già dopo qualche minuto mi resi conto di starmi ferendo.
Guardai il nostro capo, aveva uno strano sorriso stampato in volto, un sorriso malefico. Iniziai già a pianificare il mio piano d'azione per cercare un altro lavoro: durante il mio tragitto per arrivare in ufficio, proprio quella mattina ero passato da un negozietto in centro che cercava un commesso, vendeva abbigliamento da uomo e scarpe su misura, magari potevo farci un pensierino.
"Allora ragazzi" sobbalzai dalla mia sedia e guardai terrorizzato il Signor Robert che si fece scappare una risatina alla mia reazione. Guardai poi Taylor, in quel momento vidi sul suo volto stendersi un leggero velo di preoccupazione, ma se devo dirla tutta bisognava farci molta attenzione per notarlo.
"Vi ho convocati qui per parlarvi di un nuovo progetto" annunciò il nostro capo con aria allegra, io mi lasciai andare sulla sedia sospirando di sollievo e dando pace alle mie cuticole. Mi asciugai il sudore dalla fronte e scacciai via l'immagine del negozietto in centro.
"Il nome di questo progetto è: Italian Invasion" con le mani disegnò un cartello immaginario in aria e guardò il soffitto con occhi sognanti.
"Oh" sorrisi sorpreso "Una gitarella in Italia?" sgranai gli occhi contento, non ero mai andato in Italia. In realtà, a dirla tutta non avevo praticamente mai viaggiato in vita mia, per una serie di cose che non sto qui a ripetervi.

"Ma è fantastico Edward!" mia madre battè le mani contenta.
Premetti pollice e indice sugli occhi per poi guardarla esasperato "Mamma, ho appena iniziato a raccontare" le feci notare.
"Oh scusa, continua pure" ridacchiò imbarazzata.

Quel pensiero però fece scattare un campanello d'allarme: una gita? No, assolutamente no, non potevo lasciare mia madre qui da sola. Non ci sarebbero stati sicuramente problemi se fossi stato l'unico a non andare. Mi preparai quindi mentalmente un discorso da poter usare per reclinare l'invito, ma aspettai che il nostro capo finisse di parlare.
"Il nome promette tanta roba" Taylor annuì convinto e sorrise raggiante. Probabilmente anche lui era molto contento di andare in Italia.
"È un progetto a cui sto lavorando da molto e ci tengo tanto" il Signor Robert ci guardò serio, sottolineò l'importanza di quel progetto per lui anche con lo sguardo "La mia idea è: portare la nostra azienda in Italia, affiancare delle società Italiane. In questo modo aumenterà la richiesta, aumenterà quindi il profitto e di conseguenza - per vostra grande gioia - aumenteranno i vostri stipendi" camminò dietro la sua scrivania con gli occhi che brillavano.
Annuì d'accordo, sarebbe stata una gran cosa un aumento, non aspettavo altro: avrei potuto permettermi una macchina finalmente.
"Andremo a Roma, una delle più importanti città della Nazione e faremo pellegrinaggio da una società all'altra e daremo volantini ai turisti" il nostro capo continuava ad immaginare il suo successo -e in parte anche il nostro- continuando a guardare il soffitto.
"Grandioso!" Taylor sembrava non stare più nella pelle "Quando si parte?".
Picchiettai un dito sul bracciolo della sedia, non ero ancora molto sicuro di cosa inventarmi per reclinare l'invito. Probabilmente sarebbe stato meglio dire la verità, ma quella era sempre la mia ultima spiaggia: non mi vergognavo delle condizioni di mia madre, ma non volevo impietosire nessuno. Non volevo essere guardato con occhi pieni di dispiacere e sentirmi chiedere da tutti come stesse mia madre perché, nel profondo, sapevo che a nessuno interessava davvero.
"Il volo è prenotato per la prossima settimana, partirete lunedì mattina alle 8:00 e tornerete poi venerdì".
Guardai Taylor, sembrava al settimo cielo. Mi morsi il labbro inferiore, mi sarebbe tanto piaciuto andare, fare un viaggio con i miei colleghi, andare a ballare la sera e mangiare piatti italiani in compagnia di Emily e Gabriel, ma avevo delle responsabilità e non potevo di certo ignorarle.
"Maicol ne sarà entusiasta" il riccio pronunciò quelle parole con nonchalance, ridacchiando tra sé mentre probabilmente immaginava il nostro collega saltellare per tutto l'ufficio.
"Oh, forse non mi sono spiegato bene" il nostro capo increspò le sopracciglia e si grattò la barba bianca, "Voi due partirete lunedì alle 8:00".

Pistacchio&Nutella {BoyxBoy}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora