Sono le 11.
Sono le 11 ed il cielo é un lago di lucciole che brillano silenziose. L'aria salmastra arriva pesante e dolce alle mie narici e sulla mia pelle.
Il mio salotto è silenzioso, avvolto in una luce serale calda e rassicurante, il cocktail che mi sono preparata giace sul tavolo basso ed il telefono squilla.
- Hei Luna. -
Sono le 11 quando mi chiama e mi tremano le ginocchia. Il programma che avevo messo alla tv un sussurro in confronto alla sua voce.
Il suo accento russo appena percepibile, la sua voce come pioggia sui vetri. Mi ricorda l'estate e mi ricorda l'autunno. Mi ricorda tutto il tempo passato con lui.
Mi ricorda il dolore che mi aveva lacerato il petto quando era sparito.
Respiro piano, non so cosa dire, cosa fare. Non mi muovo come se fosse lì, ad osservarmi.
- Non hai cambiato il tuo numero. - Continua laddove io non riesco neanche a pensare.
Vorrei rispondere, ma cosa potrei dire? Sono incazzata, sono spaventata, sono distrutta come uno specchio in mille pezzi. Frammenti di me e del mio cuore che potrebbero ricomporsi solo nel sentire la sua voce. Sono innamorata e neanche me ne ricordavo.
- Aleksei. - Sussurro.
Lui ride, - Allora ce l'hai ancora la lingua. -
Vorrei che non avesse riso, facendomi dimenticare tre anni di odio e dolore. Vorrei che non mi avesse chiamata.
- Mi sei mancata. -
- Quando sei uscito? - Riesco a chiedere e sento la porta della stanza accanto aprirsi. Devo riattaccare lo so, ma non ci riesco.
Aleksei ride di nuovo e con quel semplice suono riesco ad immaginarlo. Ad immaginarlo seduto con il cellulare in mano. Le dita tra i capelli, un bicchiere di bourbon davanti a lui.
- Non vuoi dirmi che ti sono mancato anche io? - Chiede con fare divertito e mi vedo prenderlo a colpi di pugni e schiaffi. Come si permette di chiamarmi come se niente fosse, come se non fosse più nella mia vita da ormai tre lunghi, lunghissimi anni?
Una voce arriva alle mie spalle ed è Sebastian che mi chiede se ho preparato un cocktail anche per lui.
- Sul tavolo. - Mi affretto a dire, prima che si avvicini troppo e che veda quanto sia traumatizzata da questa chiamata.
Sento Aleksei sospirare, non so cosa pensi, non so se mi interessi.
- Mi hai dimenticato? - Il suo tono non è più così divertito. Sembra duro e distaccato.
- Come osi chiederlo? - E so che devo riattaccare perché Sebastian si sta avvicinando.
E so che devo riattaccare perché anche se lo avessi davvero dimenticato, ora mi sarebbe impossibile rifarlo.
Sebastian mi richiama ed allora trasalisco. - Addio Aleksei. -
Lo sforzo inumano che mi richiedono quelle parole mi atrofizza i muscoli.
Non posso però riflettere a lungo perché Sebastian si avvicina e mi cinge la vita. - Con chi parlavi? -
Le sue labbra sul mio collo teso, mi chiedo se se ne renda conto, di come trattengo il respiro per non scoppiare a piangere.
- Nessuno di importante. - Tiro un sorriso e soprattutto mento.
*

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Ton visage.
RomanceRaccolta di storie d'amore, di odio, di dolore, (e soprattutto di ciò che mi piacerebbe vivere).