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Benché ci fosse stato una sorta di passo in avanti nel loro fugace rapporto, sembrò totalmente inutile:Armin non era un tipo da messaggi e Eren si ritrovava sempre da solo nella loro chat, tecnicamente vuota. Tentò allora con le chiamate, pensando che fosse un tipo da prediligere le conservazione a voce. Ma fu un fiasco, un altro errore perché Armin staccava bruscamente dopo appena un paio di squilli. Così Eren capì di essere stato troppo speranzoso.

Ebbe occasione di chiederglielo un paio di settimane dopo, alla festa di un amico che era anche amico di Sasha. «mi dimentico di rispondere e odio le chiamate» rispose Armin senza peli sulla lingua e sorseggiò un drink dal gusto agrodolce.

«allora posso proporti un'uscita solo dal vivo» disse, aspettandosi un po' di incredulità da parte sua e invece rimase impassibile, benché accettò senza proteste.

Quel minuscolo paesino di provincia in cui erano costretti ad abitare, offriva un adorabile parco in cui passeggiare, dare da mangiare alle anatre nel laghetto e fermarsi al chiostro delle crepes. Il tempo di metà marzo garantì un caldo sole di cui approfittarono i neonati fiori, ancora chiusi nel loro verde. Armin li osservò curioso, mentre attendeva l'arrivo di Eren.

L'aria primaverile convinse Eren di avere ottime speranze nel campo dell'amore e, per questo, azzardò a presentarsi con un mazzo di margherite a cui Armin storse il naso. «non è ancora periodo di fioritura» puntualizzò, indicando come prova le aiuole spoglie di fronte a loro. Soprattutto le margherite sarebbero sbocciate a maggio. Contò su una presunta ignoranza di Eren di aver scelto il mazzo casualmente e non in base al linguaggio dei fiori.

«allora le butto?» ovviamente era ironico, non le avrebbe mai buttate. Ma dovette tenersele perché Armin rifiutò il suo profumato regalo.

Per un po' passeggiarono silenziosamente, immersi nel verde e nelle vivaci risate di un gruppetto di bambini che giocavano a nascondino. Ad un tratto Eren quasi si unì, aiutando una bambina di nome Gabi a cercare un bel rifugio. Costrinse Armin ad un ulteriore attesa, nella quale pensò a quanto fossero diversi. Alla fine la piccola si nascose in un cespuglio, trattenendo a malapena le risate assieme ad Eren.

Involontariamente escluso dal gioco, in Armin nacque un nuovo orribilante pensiero che lo invogliò a porre fine all'uscita. Nemmeno con gli esseri più puri della terra riusciva a relazionarsi, a differenza di Eren che lo fece in maniera naturale:come potevano instaurare un'amicizia? Lui non era buono come Eren, non lo sarebbe mai stato.

«scusami tanto, mi ha preso più del previsto. Ci giocavo spesso a nascondino con mio fratello maggiore» spiegò Eren con un sorriso smagliante sul viso. Non si accorse dell'espressione turbata dell'altro, il quale si limitò ad annuire e proseguire per il loro cammino. «tu ne hai?» chiese subito dopo, desideroso di approfondire la conoscenza.

«cosa? Fratelli? No, sono figlio unico» rispose velocemente.

«oh, immagino ti sia sentito un po' solo»

«non particolarmente, ho sempre avuto mio nonno»

«abita con voi?»

«prima no, ma ora sono io ad abitare da lui perché è più vicino all'università»

«quindi i tuoi amici li hai conosciuti all'università?»

Armin cominciò a sentirsi invaso nel personale. «perché mi fai tutte queste domande?»

«voglio solo conoscerti» rispose tranquillo, capendo di aver dato un'impressione un po' inquietante. «io abito qui da tutta la vita, non ti avevo mai visto prima di quest'anno» era un piccolo paese e bene o male si conoscevano tutti, come quando si seppe in un paio di giorni che i suoi genitori stessero divorziando.

l'inesistenza del mio amore//ereminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora