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La melodia con cui Eren inaugurò la serata in famiglia, scacciò momentaneamente i pensieri di Armin e ricevette l'ostilità del signor Arlert:il suo nuovo componimento "I tuoi anni" era dedicato al nonno Arlert e godeva di una dolcezza nei tasti e nel suono che celebrava i ricordi sereni dell'anziano; un implicito invito a godersi quelli, finché il tempo era ancora tanto e la memoria fresca, piuttosto che rimurginare sulla recente scomparsa e perderseli. Perciò il suono non si spezzò mai né si trasformò tragicamente, era semplice e gentile com'era stato l'anziano nei suoi ultimi anni.

Fece commuovere Armin che, al termine dell'umile esibizione, lo abbracciò e ne approffitò per asciugarsi il viso. Gli applausi chiassosi delle donne cammuffarono quello leggero e sarcastico dell'uomo. «è bellissimo, ti ringrazio» disse appena sciolsero l'abbraccio. Il viso fu pulito, ma il rossore svelò comunque quel pianto, il quale non si interrumpe ma divenne solo interno. Ed Eren provò comunque ad asciugarglielo, benché non potesse spingersi così in profondità.

«ero preoccupato di aver fatto una stronzata» Armin approffitò della carezza di Eren sulla guancia per riposare il viso, caricare un po' di quel peso al gentile compositore.

«invece no, è stato un bell'omaggio. Sono sicuro che lo avrebbe amato» disse, riuscendo a tirarsi sù un sorriso. Così anche Eren.

«ora però non piangere più, ho cercato di dirti altro nella mia musica» gli baciò la guancia libera, reggendo lo sguardo diffidente del signor Arlert, ignorato dal chiacchiericcio allegro delle madri. Intuì di non essere nelle sue simpatie, ma in effetti non andava mai d'accordo con gli adulti.

Quel leggero bacio consolò il pianto invisibile di Armin, spiato dagli occhi introspettivi di Eren. «l'ho capito» rialzò lo sguardo su quello indagatorio di Eren, realizzando di far fatica a mentirgli. «ci provo» rivelò quella condizione di impotenza non solo attraverso le parole veritiere, ma anche dalle poche lacrime scappate da dentro. Eren gliele cancellò frettolosamente, quasi ripiudando quel pianto esausto.

«lo so, lo so che ci provi. Ma vorrei che torn-» il signor Arlert li richiamò in tono aspro, interrompendolo. Armin gli afferrò la mano, prima che tornasse a parlare, e seguirono i tre adulti. Per Eren la cena, presto, prese le sembianze di un qualsiasi pasto che avesse fatto con Grisha:il silenzio rimbombò in ogni angolo della modesta e pulita cucina, tant'è vero che il solo suono delle posate stridenti sui piatti e l'espressione nuovamente diffidente sulla faccia del signor Arlert, non gli recarono alcun disturbo.

«allora? Vi piace?» chiese Carla per prima, osando spezzare quel religioso silenzio in cui tutti si rifugiarono per espiare pensieri colpevoli o ostili. Il pollo, sacrificato per loro, al centro del tavolo era l'unico cosa che li accomunava.

«sì Carla, veramente squisito. Ci hai messo il peperoncino per caso?» chiese la signor Arlert sinceramente curiosa, rendendo Carla entusiasta.

«esatto, quindi si sente?»

«sì, gli dà quel leggero sapore piccante in più!»

«sono contenta allora. Di solito Eren si lamenta di non sentirlo» rivelò tirando l'orecchio destro del figlio, il quale fece una smorfia infastidita.

«ci ho fatto l'abitudine:lo metti ovunque» si difese. Le risatine unisone dei tre isolarono involontariamente il signor Arlert, dall'espressione cocciuta e un leggero dolore al ginocchio. «nel locale dove lavoravo, era anche il tuo compleanno» rispose Eren, alla prima di una lunga serie di domande sul loro rapporto.

«sì, mi ricordo. C'erano anche Jean e Sasha» omise il nome di Connie non per cattiveria o risentimento, ma per evitare domande sul suo conto dai genitori che conoscevano i suoi amici.

l'inesistenza del mio amore//ereminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora