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Nonostante confidasse ad Armin ogni pensiero sfuggente e ogni aspetto della sua vita, avrebbe preferito strapparsi il cuore piuttosto che presentargli suo padre, il quale rifletteva la sua rabbia più nascosta e con cui faceva i conti ogni giorno. La sentì strofinarsi insistentemente sulla pelle, come se non aspettasse altro che uscire. «non ti voglio tra la mia famiglia, devi fartene una cazzo di ragione!» per coerenza, non gli presentò nemmeno Carla né a lei parlò di Armin. Diede l'impressione di vergognarsi di Armin, ma il vero motivo di vergogna era proprio la sua famiglia.

Si vergognò anche della propria rabbia, scaiata ingiustamente contro la premurosità di Armin, il quale si ammutolì e fece una smorfia pentita. «capisco, non importa» farfugliò velocemente per scacciare l'improvvisa tensione tra di loro. Ma Eren continuò a sentirsi nervoso e snervato e ignorò il suo successivo cambio di argomento.

Quando la rabbia scivolò via dal proprio corpo, rimase solo un pieno sentimento di vergogna per la scenata che fece, si precipitò a casa di Armin. Si diede dell'idiota per essersi presentato senza nulla e dovette far affidamento solo ai propri sentimenti sinceri, ma aggrovigliati in un nodo. Dalla fretta di scusarsi e spiegarsi, non riuscì a scioglierlo e ci mise il doppio del tempo, perdendo anche la pazienza. Finché non ci pensò Armin, imponendogli tranquillità per il suo bene e aiutandolo a snodarlo. «mi dispiace, non dovevo arrabbiarmi in quel modo. So che eri solo curioso ed io sono stato uno stronzo» alla fine, sciolti i fili intrecciati disordinatamente da anni, Eren fu libero di esprimersi. Si posò sul suo petto, lasciandosi coccolare dalle sue dita benché non ne fosse meritevole:in fin dei conti chiese solo di Carla, non menzionò Grisha.

«non fa nulla, non dovevo insistere. Poi non è una cosa così importante» disse Armin, sentendo il respiro dell'altro farsi pesante.

«no, lo è...lo sarebbe se avessi una famiglia di cui non vergognarmi» nonostante l'eterno amore che provava per la mamma, ammetteva senza problemi che fosse difficile da gestire:Carla non faceva altro che parlare delle disgrazie vissute con l'ex marito, racchiusa in quel passato penoso. Benché capisse i suoi sfogi, ebbe l'impressione che avesse smarrito la propria persona e starle al passo risultava stancante. Mille volte le consigliò di cercare aiuto e ottenne solo mille rifiuti. L'unico di cui poteva vantarsi era il fratello Zeke, ma era da anni che non viveva più con loro.

Armin gli passò le dita tra i capelli, pensieroso, mentre Eren si rilassò in un battibaleno. «puoi stare da me più spesso, se da te è troppo pesante» propose, sperando di essergli d'aiuto. Ed Eren, nonostante non volesse approfittarne, accettò già per quella notte. Dopo la cena col nonno, si accocolarono nel giardino sotto il manto stellare che, per quella notte, sembrò essere più splendente.

«mi piacerebbe avere un giardinetto così» commentò Eren, ammirando quanto fosse abbellito con aiuole di fiori e un piccolo orto.

Armin gli indicò il tavolo, su cui spesso studiavano insieme. «quello nonno lo mise solo quando venni io:diceva di non averlo perché è triste mangiare da solo» spiegò, posando il capo sulla spalla di Eren.

«come dargli torto, ma almeno ora ha te»

«ed io spero di averlo per sempre» replicò con una nota di amarezza, consapevole non fosse possibile. A volte trovava egoistica la propria preoccupazione sulla salute dell'anziano, perché perderlo sarebbe stato il dolore più straziante di sempre. Eren lo sapeva e spesso era preoccupato che non fosse in grado di pensare ad un futuro senza il nonno.

La sua stretta di mano fu un falso conforto. «cosa farai qua-» lo interrumpe subito.

«no, niente, non farò niente» ribadì. Con la psicologa nemmeno aveva condiviso questi timori.

«Armin, sai che intendo»

«sta bene, non serve che ci pensi» sciolse le loro mani e rialzò il capo, voltandolo verso l'orto che il nonno smise di curare perché si affaticava troppo:iniziò a farlo lui per renderlo contento, acquisendo anche un certo pollice verde. Ma lo addolorava pensare che avesse rinunciato a tutte le sue attività preferite per la stanchezza.

l'inesistenza del mio amore//ereminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora