«Stop! Stop! Fermi tutti!» alzandosi dalla sedia posizionata dietro allo schermo della macchina da presa, Manuel Ferro, regista affermato nella scena internazionale, si diresse verso il set dove i due attori che aveva scelto come protagonisti del suo nuovo film erano intenti ad affrontare la scena del loro primo incontro.
«Alessandro, che stai a fa?» il suo secondo attore si irrigidì all’istante sullo sgabello del bar, «Ho… ho sbagliato qualche battuta?»
«Ma sti cazzi se sbagli la battuta, Alessa’! Me sembri n’ghiacciolo, cazzo. Dovresti sta a flirta’ co l’uomo più bello che tu abbia mai visto in vita tua e invece sembra te stiano a ammazza’ n’animale davanti agli occhi.»
Alessandro piegò in avanti la testa riflettendo su ciò che gli aveva appena detto il regista facendolo sospirare con le mani poggiate sui fianchi. «Qualcosa da dire anche su di me, signor Ferro?» Manuel scattò con la testa verso quella voce dolce come miele e provocatoria allo stesso tempo.
Il suo protagonista, Simone Balestra, con i suoi ricci perfettamente tirati indietro dal gel lo stava guardando dall’altra parte del bancone del bar con quel gilet blu e la camicia bianca sotto che non faceva altro che renderlo ancora più bello. «Pe ora no – ma nun te adagia’ che ne avrò anche pe te, che le riprese so appena iniziate.» disse guardando in quegli occhi caramello tanto espressivi, uno dei tanti motivi per il quale gli avevano assegnato il ruolo
Tornò al suo posto dopo aver dato altre due dritte ad Alessandro e, mettendosi nuovamente a sedere sulla sedia nera con il suo nome dietro, fece un cenno alla troupe per ripartire. Girarono altre due scene e, alla fine dell’ultima, Manuel era più nervoso di prima.
«STOP, CAZZO, STOP!» urlò alzandosi di scatto e fiondandosi sul set vedendo i due ragazzi spalancare gli occhi.
«Che cazzo stamo a fa qui per voi, eh? Stamo a gioca’? Stamo a fa n’filmetto da du lire che se vedranno le regazzine de quindici anni che nun sarà manco preso sul serio dalla critica perché mediocre? – Alessandro e Simone si bloccarono ai loro posti trattenendo il respiro – Avemo iniziato da na settimana e pe fa du scene ce stamo a mette na cazzo de vita!» urlò contro Alessandro che, lanciando un occhiata fugace a Simone, si strinse nelle spalle facendosi piccolo sullo sgabello del bar.
Manuel scosse la testa, «Spostate che te faccio vede’! – disse cacciando Alessandro dalla sedia e mettendosi lui al suo posto – State a chiacchiera’ da un po’, no? E Mattia, dopo essersi presentato, te sorride e te offre un drink. Tu decidi de provarci, che forse è l’unica cosa buona che te capiterà nella vita, e dopo n’paio de bicchieri te sporgi sul bancone – Manuel mise una mano sul bancone di legno del bar e si alzò leggermente dallo sgabello fino a sfiorare il viso ancora sotto shock di Simone che, cercando di riprendersi in fretta, si sporse anche lui socchiudendo di poco gli occhi – Devi arriva’ a sentì il suo odore, a immaginarte il sapore… - Simone deglutì – il sapore della sua bocca, il calore del suo corpo.»
Il corvino sospirò chiudendo gli occhi appena sentì le labbra del regista sfiorare le sue, «Poi te ricordi chi sei, che c’hai na famiglia a casa che te aspetta e te stacchi prima de toccarlo del tutto e scappi via dal bar scusandoti.» Simone aprì gli occhi appena il freddo lo investì per la mancanza di Manuel davanti al suo volto e deglutì vedendolo parlare con Alessandro sospirando e tremando per ciò che aveva provato per una stupida scena. Così non va, Simone. Datti un contegno, cazzo!
La verità era che Simone era sempre stato innamorato di Manuel – artisticamente parlando, ovviamente – da quando lo aveva scoperto in un cinema al centro di Roma dove si era riparato per il temporale. A quei tempi era un attore da poco, faceva solo ruoli marginali e di poca importanza, ma uscito da quella sala si era messo davanti agli occhi un obbiettivo: diventare il protagonista di un film di Manuel Ferro.