«E se-»
«NO!» quel ennesimo no secco di Chicca fece alzare gli occhi al cielo a Manuel che, steso sul suo letto con il telefono poggiato in vivavoce sul petto nudo – come il resto del suo corpo - stava ascoltando la ragazza urlare da almeno dieci minuti.
Simone, con le gambe intrecciate alla gamba destra del suo ragazzo, sospirò storcendo il naso. «Ma Chicca…» sussurrò con voce dolce sapendo che, la maggior parte delle volte, la ragazza non riusciva proprio a resistergli.
«No! Basta chiederlo. Vi do due ore – riniziò – due ore in cui potete scopa’ e sfogare l’ansia come cazzo ritenete più giusto. Poi, dopo ste due ore, tu Simoncino mio adorato te ne andrai a casina tua dove il tuo abito per stasera ti aspetta e Manuel riceverà il suo a casa sua!»
Simone infilò il volto nell’incavo nel collo di Manuel iniziando a lasciare baci sulla spalla svegliando pian piano il corpo di Manuel. Un sospiro lieve catturò lo sguardo del corvino che, trovandosi davanti il volto girato di lato del suo ragazzo, diede subito vita a un bacio a bocca aperta dove le loro lingue si intrecciarono come avevano fatto le loro vite ormai perdendosi in quella passione.
La voce di Chicca che, ignara di tutto, continuava a dare indicazioni e ordini ai due iniziò a essere come un piccolo ronzio per i due ragazzi che, troppo presi dal loro amore, la ignorarono completamente.
«OH! EDDAJE, ho detto che avete due ore ma non a partire da ora!» Simone iniziò a ridere nel bacio e, staccandosi pian piano, prese il telefono dal petto del suo ragazzo. «Giuro che ora stiamo ascoltando – le labbra di Manuel si posarono sul lobo prendendolo tra i denti e facendo gemere il corvino – Però fai in fretta.»
Chicca sospirò dall’altra parte del telefono, «I vestiti arriveranno alle 15 alle vostre rispettive case portati dagli stilyst che vi prepareranno separatamente e le auto vi passeranno a prendere alle 19 per portarvi alla prima del film separatamente! Non voglio sentire lamentele e si, arriverete in macchine separate e non provate a fregarme che se solo ve vedo arriva’ nella stessa macchina solo pe limona’ n’po’ ve massacro de botte.»
Manuel rise, me conosce troppo bene. «Va bene Chì, ora posso torna’ a fare l’amore co quello che da stasera sarà l’attore italiano migliore del mondo?!» Simone gli diede una pacca sul petto ridacchiando e, dopo aver salutato l’aiuto regista, chiuse la chiamata e gettò il telefono di Manuel sul comodino.
La mano del corvino si posò all’altezza del suo cuore e, mentre lo guardava con quegli occhi grandi e si mordeva il labbro inferiore, iniziò a passare le dita sulla sua pelle accarezzandola. «Abbiamo due ore per fare l’amore.»
Manuel sospirò mettendo su la sua miglior espressione drammatica, «Me le farò basta’.» disse sospirando prima di ridacchiare e sporgersi verso il viso del corvino per catture le sue labbra in un bacio.
«Quindi ci vediamo dopo al cinema.» disse fremendo Simone mentre si sistemava la camicia e controllava ogni due secondi il telefono per l’arrivo del taxi.
Era una giornata importante. Era la prima del film.
Erano passati diversi mesi, circa dieci, e finalmente il nuovo film di Manuel Ferro era pronto per essere regalato al mondo.
In quei dieci mesi l’amore tra l’attore e il regista non aveva fatto altro che crescere, crescere sempre di più e, anche se con qualche divergenza e discussione sfociate in notti d’amore passionali, tutto era… perfetto tra di loro.
«Sta cosa che nun ce possiamo prepara’ insieme me manda fuori de testa! – sbuffò Manuel abbracciando lo da dietro – Poi sta cosa che nun so come te vestirai… famme sta zitto, va.»