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«Così non va, Manuel. Perché nun glie stai a dì niente?!» il ragazzo storse il naso alle parole della amica mentre guardavano e riguardavano la scena appena filmata. Simone non sta dando il meglio di sé, «Simone me sembra n’po’ rigido – iniziò Chicca facendo sospirare Manuel, ed è sicuramente colpa mia – Dovresti anda’ a parlarci.»

In un istante alzarsi dalla sedia gli sembrò quasi impossibile e tremò leggermente pensando a ciò che Simone gli aveva detto solo qualche ora prima. Sei il regista, Cristo santo Manuel.

Si alzò di scatto e si diresse verso il divano. «Tutti fuori pe n’cazzo de minuto – vide ogni persona della troupe scattare, anche Chicca, e Simone fece per alzarsi dal divano – No, tu resta Simò.»

Il ragazzo si irrigidì sul divano e, coprendosi con l’accappatoio, serrò la mascella e incrociò le mani al petto. «Cosa-» Manuel lo lasciò subito senza parole salendo a cavalcioni sulle sue gambe come quella mattina.

Le mani gli presero il volto alzandolo e Manuel, guardandolo negli occhi sospirò. «Sei bravo Simo, sei dannatamente bravo cazzo! Te ho voluto come protagonista perché in giro sentivo parlare solo di te e della tua bravura. Che te sta a prendere ora, eh? – chiese prendendogli il mento con una mano per obbligarlo a guardarlo negli occhi – Guardami.»

«E se non volessi?»

«Recitare?» Simone alzò gli occhi al cielo, «Guardarti.» Manuel sorrise, «So così brutto?»

Il corvino scosse la testa, «Sai benissimo che non sei affatto brutto.» Manuel si sistemò meglio sulle gambe, come se si sentisse a suo agio con il corpo del più piccolo contro il suo – sperando che fosse lo stesso. «Io l’unica cosa che so è che so’ no stronzo e che c’hai proprio ragione, Simò.»

«Manuel, per prima… io non-»

«No! Nun lo dì, perché c’avevi ragione. Nun me so mai comportato così co nessuno, nun me so mai azzardato a osa’ così tanto – rise buttando la testa indietro – Nun me so mai seduto sulle gambe de nessuno, né dentro né fuori dal set.»

Simone lo guardò con i suoi occhi grandi mentre le mani di Manuel gli accarezzavano le guance, «Nun me so mai eccitato sul set, è vero. Co te tutto me sembra diverso e forse me so lasciato troppo anda’ e ho capito troppo tardi che era sconveniente, che nun stamo a fa n’porno e tu sei un attore serio. Non avrei dovuto -»

Due dita di Simone si posarono leggere sulle sue labbra, «Scuse accettate. E comunque… non mi è dispiaciuto – disse facendogli l’occhiolino e sorridendogli – anche perché ti sarebbe arrivato un pugno subito dopo.»

Manuel rise buttando indietro la testa contagiando anche l’attore. «Quindi, che stamo a fa? Devi solo finge co’ il tuo bel viso che te stanno a fa n’pompino, Simò. Sei riuscito a fa’ scene più difficili di questa e nun me riesci a finge n’orgasmo?»

«Mai finto un orgasmo in vita mia.» gli sorrise dando un pizzicotto sul dorso della mano del regista vedendolo scuotere la testa prima di alzarsi dalle sue gambe dove ormai aveva quasi trovato un riparo dal mondo esterno.

«Potete rientra’. Finiamo sta scena, su! – urlò per far tornare la troupe e Alessandro per poi sporgersi verso il viso di Simone – Se poi nun riesci, immagina che ci sia io in ginocchio davanti a te pronto ad accoglierti nella mia bocca.»

Simone gemette buttando indietro la testa, «Esatto! Questo è lo spirito giusto.» rise Manuel tornando a sedere vicino a Chicca mentre il corvino lo malediceva.

«A domani rega’!» urlò Chicca mentre si allontanava lasciando Manuel da solo con i suoi due attori. Alessandro si girò verso il van della produzione che li riportava a casa ogni sera e, dopo aver preso la sua roba, si girò verso Simone. «Andiamo Simo?» Simo, pensò Manuel alzando gli occhi, chi te la sta a da’ tutta sta confidenza?!

Erano passate due settimane da quel giorno sul set e la situazione tra i due non aveva fatto altro che infuocarsi. Avevano iniziato a flirtare spudoratamente, tanto da farlo non solo da soli ma anche alla presenza delle altre persone della troupe. Quel giorno in particolare, durante la spiegazione di una scena dove i due protagonisti si rincontravano dopo mesi, Simone si era sporto verso di lui sfiorando le labbra con le sue facendo uscire di testa Manuel.

«Io e Simone dobbiamo rivede’ delle cose.» Simone, anche se preso alla sprovvista, annuì mordendosi il labbro e, dopo aver salutato Alessandro, si girò verso Manuel.

«Che dobbiamo rivedere?» chiese con un finto tono ingenuo vedendo Manuel scuotere la testa e aprire la sua macchina con un tasto. «Sali, te accompagno io.»

Il viaggio in macchina durò più del necessario, Manuel si premurò di prendere tutte le strade più trafficate di Roma, e sbagliò” anche una o due volte – “nun l’avevo mica visto che se poteva gira’, Simò!” ma in realtà voleva solo prendere tempo, passarne il più possibile con il corvino fuori da quel set e conoscerlo ancora di più. Risero tanto, scherzarono su tutto e entrambi si resero conto di non esser mai stati così bene con una persona fino ad all’ora.

«Semo arrivati.» borbottò Manuel accostando sotto casa del corvino. Il ragazzo si girò in sorridendogli, «Grazie per avermi riaccompagnato, anche se non te lo avevo chiesto. – Manuel si bloccò sul sedile – Però sono contento che tu non me lo abbia chiesto, questa volta.» risero entrambi prima che il rumore della portiera aperta da Simone li riportasse alla realtà.

«Buonanotte Manuel.» sussurrò timidamente il corvino scendendo dalla macchina. «Buonanotte.» rispose incerto Manuel mordendosi il labbro mentre lo vedeva sorridergli per poi andare verso la porta del suo palazzo.

Eh no però, dopo sta giornata finiamo così?

«Simò!» il corvino si verso quella voce e, senza che se ne rendesse conto, si trovò in pochi secondi la bocca del regista sulla sua. Le labbra si sfiorarono fino a unirsi, il fiato di entrambi si infranse sui denti dell’altro e quando le loro lingue si incontrarono a metà strada tutto… tutto fu perfetto.

La mano destra di Manuel strinse il maglioncino fine di Simone dal petto tirandoselo più vicino e al corvino mancò il fiato. Forse non per i motivi giusti. Due mani premute sul suo petto spinsero Manuel lontano dal suo attore che, con il panico negli occhi, sussurrò velocemente uno scusa prima di scappare rifugiandosi dentro casa, dentro al panico, lasciando un ventisettenne davanti alla sua porta che, toccandosi le labbra, restò a guardare quella porta chiusa ancora per qualche minuto sperando che fosse solo un brutto sogno.

Ciak, azione! Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora