NEMICI

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Helena

Mi recai nell'ufficio di Albus dopo le lezioni, nel pomeriggio. Lui seduto sulla sua solita poltrona, io invece sulla sedia degli ospiti. Ci divideva una scrivania, e tanti segreti.

«Hai ancora l'anello di Riddle?» chiese, guardandomi le mani mentre sistemava qualche matita.
«Si. Lo tengo al sicuro ma non lo indosso. Ha uno strano effetto su di me.»
«Oh no, tranquilla, non sei tu il problema. La sua anima è marcia, arrabbiata, scaricherebbe quelle emozioni a chiunque indossi i suoi Horcrux.»

Mentre parlava, gesticolava, e io mi soffermai su quella mano malata, tumefatta a causa di quell'anello. «Volevi parlarmi?» domandò.

Tornai a guardare i suoi occhi azzurri. «Si...» Mi sistemai meglio sulla sedia. «Hai trovato una cura per quella?» Indicai la mano.

Sorrise. Abbassò lo sguardo, guardandosela lui stessa, rigirandola. Tornò a guardarmi. Sorrise di nuovo. «No.»

All'improvviso, la fenice che teneva in gabbia emise un urlo. La ammirai. Solitamente era di un colore rosso e arancione vivido, ora invece sembrava che si stesse scolorendo, oltre al fatto che sembrava triste e piangente.

Piangente...

«Hai provato con le lacrime di fenice? Sono curative.» Mi venne un lampo di genio.

Comprensivo rispose: «Helena, credimi, non c'è nulla che possa rimediare a questo disastro. Ho già provato.»

«Questo vuol dire...» Che non ce la farai? «Ci deve essere un modo» mi affrettai a dire.

Albus tornò a sorridere debolmente, scegliendo poi di alzarsi dalla sua poltrona. Raggirò la scrivania e con un movimento della testa mi fece capire che voleva lo seguissi. Lo accontentai. Decise di sedersi semplicemente per terra, su dei gradini, per stare accanto a me e per non avere nessun mobile che ci possa dividere.

Quando ci trovammo spalla a spalla, rispose. «Tu devi trovare un modo per superare le avversità future. Puoi promettermelo?»

Lui, oltre Severus, era la seconda persona che mi stava già avvertendo sul futuro. Sapevano che presto, qualcosa di catastrofico, sarebbe accaduto.

«Io sono vecchio e malato, Helena. Sono stato potente, un tempo, e potevo essere una grande minaccia per colui che non deve essere nominato ma non più...»

Il suo occhio azzurro mi stava colpendo, come anche le sue parole. Lui, invece, aveva la visione del mio occhio ghiaccio. Mi chiesi se gli ricordassi mio padre.

«Indovina chi ha la bacchetta più potente di tutti i tempi e lo sa solo lei, io, chi la creata e suo padre.»

Io. Stava parlando di me.

«Tu sarai, e sei già più potente di questo vecchio qui.» Indicò se stesso. «Perciò... sfrutta questo tuo potere e segreto. Possiedi anche due doni della morte e sai già chi ha il terzo. Se ti dovesse servire, perché tu sai a cosa servono e cosa comportano, rubalo a Harry, io stesso ti do il consenso.» Parlava come se sapesse che ben presto doveva andarsene via, per sempre. «E ricordati di queste parole: tieniti stretta gli amici, ma molto di più i nemici» terminò.

Aggrottai le sopracciglia. «Cosa vuoi dire?»

Si voltò verso il suo pensatoio. Guardò le fiamme di alcune candele oscillare, per poi tornare a guardarmi, attentamente. «Quale sarà il tuo ruolo in questa guerra, Helena?»

Deatheater ~ Draco Malfoy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora