Capitolo VII

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parole:

----> 1970

Ciao ciao, mi fa male la tête.
(Sto facendo francese)
Ho scritto questo capitolo di fretta, in teoria ho ricontrollato gli errori ma spero di averlo fatto bene.

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- DAL PUNTO DI VISTA DI KIM -

Scendo le scale e busso alla porta della sua camera, stanco di dover aspettare.
<< Porchay, non so per quanto ancora tu abbia intenzione di continuare il teatrino, ma sono stanco.>> dico trattenendomi dal bussare più forte sulla superficie di legno.
Un rumore colpisce la mia attenzione, dentro la stanza, deve essersi alzato e spero per venire ad aprire la porta.

La porta si apre e dietro spunta lui, meravigliosamente distrutto.
Occhi gonfi e rossi che però trattengono ancora quella lucidità che mi piace così tanto.
Ci guardiamo per qualche secondo di troppo e poi lui sposta gli occhi dai miei al pavimento, trovandolo molto più interessante di me a quanto pare.

<< Vattene Kim, non voglio parlare con te ora.>> mi dice e io rimango a bocca aperta come un pesce lesso.
<<Porchay, non mi parli da ieri sera, mi dici che c'è che non va?>> dico.

<<Niente. Vattene!>> dice e fortunatamente mi sono spostato verso dietro altrimenti la porta mi avrebbe colpito direttamente sul naso.
Mi allontano dalla porta e vado verso la cucina, sono stanco e non nel senso che ho sonno.
Sono stanco di essere ignorato!

E sono passate solo ventiquattro ore.
Cazzo!

(...)

- DAL PUNTO DI VISTA DI CHAY-

Quando la sveglia suona sono quasi le sei del mattino, l'ho impostata prima per ripetere il solfaggio che mi è stato assegnato per oggi.
Mi alzo dal letto per poi trascinarmi fino alla scrivania con i libri già aperti e il mio "spartito".
Mi scrocchio le dita e il collo e mi strofinò gli occhi sperando di levare quello spesso strato di sonno.

Passo un'ora a ripassare, poi sposto la mia attenzione sul piccolo calendario che ho posizionato sulla mensola di fronte alla mia scrivania bianca.
Oggi è il dodici di novembre, è il compleanno di Kim.
Mi passo una mano sulla faccia sospirando rumorosamente.

Esco dalla mia camera con la pancia che brontola, spero che Kim stia ancora dormendo, dopo l'ultima volta che abbiamo parlato giovedì scorso, non ho ancora voglia di parlargli.
Non ci siamo visti per nulla in queste settimane, giusto qualche sguardo di sfuggita prima di scappare all'università.
Mentre preparo il mio amato toast con marmellata però, sembra che nessuno ascolti le mie preghiere perché sento dei passi giù per le scale.

Alzo lo sguardo dal mio piatto e incrocio i miei occhi pece con i suoi cioccolato; poi li abbasso come fossi stato scottato, anche se mi sento in colpa.

È il suo compleanno, potrei fare un'eccezione per oggi.

<<Buongiorno..dormito bene?>> dico spalmando la mia marmellata sulla fetta di pane tostata.
Non lo vedo, ma riesco a sentirlo alzare gli occhi al cielo, ultimamente lo fa spesso; so di averlo annoiato abbastanza.

<<Per favore smettila di sembrare così...formale, come se non avessimo mai parlato>> dice e io quasi mi strozzo, mi ha colto di sorpresa.

<<Io cercavo solo di essere carino, chiamasi cortesia Kim>> rispondo mettendo il broncio e guardandolo male.
<<Non mi parli da una settimana, mi ignori anche con gli occhi e poi mi chiedi se ho dormito bene? Smettila di fare il cazzone!>> sbotta mentre cammina verso la caffettiera e io mi mordo il labbro, è vero che mi sono comportato da cazzone, però a mia discolpa non so ancora cosa fare con lui.

Solo coinquilini? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora