III

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24/09/23
𝘙𝘰𝘮𝘢, 𝘚𝘵𝘶𝘥𝘪 𝘌𝘭𝘪𝘰𝘴
Alla fine della puntata Mirea varcò la soglia della casetta con il cuore colmo di emozioni contrastanti. Gli occhi luminosi dei suoi futuri amici la accolsero con calore, ma l'assenza di Simone avvelenava l'aria. Era come se il passato si materializzasse in quel momento, e le loro storie intrecciate si dipanassero davanti a lei. Tutti sorridevano, ma Mirea sentiva la mancanza di quel sorriso che conoscevo così bene. Simone, il suo compagno di mille avventure, era l'assente che pesava più delle presenze. Il suo silenzio gridava verità non dette, e la loro distanza parlava di segreti sepolti.
Si conoscevano meglio di chiunque altro, ma il tempo e le scelte avevano tessuto una trama complicata tra loro. Se c'era un allontanamento, era colpa di Simone, eppure lui preferiva rimanere nell'ombra, ignorando l'incontro che avrebbe potuto rischiarare il buio. Il parco dietro casa rimase un rifugio, ma con Simone assente, portava il peso di ciò che poteva essere e che non era più.
Mew si avvicinò a Mirea con un sorriso curioso. "Ciao, sono Mew. Mattew qui è il mio compagno di avventure." Mattew annuì, "Ciao Mirea, piacere di conoscerti." Nel frattempo, Holy si unì al gruppo, "Salve, sono Holy, piacere di conoscerti Mirea" Lil Jolie, con un sorriso luminoso, disse, "Angela è il mio nome, ma chiamami Lil Jolie. È un piacere conoscerti, Mirea." Kumo si materializzò in modo misterioso, "Salve, sono Tiziano." Gaia aggiunse, "Sono Gaia, sono felice di conoscerti Mirea, già lo so che insieme faremo tante cose."
Infine, Sofia si presentò con grazia, "Ciao Mirea, sono Sofia. Spero di diventare tua amica, ti giuro mi inspiri troppa simpatia. Le presentazioni continuarono come una danza armoniosa, ma alla fine, il destino intrecciò il cammino di Sofia, Chiara, Gaia e Mirea verso la stessa stanza, una stanza che speravano diventasse il rifugio dei loro giorni nella scuola tanto amata da tutti. Entrarono nel loro rifugio, una stanza che emanava l'energia di innumerevoli passi di danza e risate condivise. La luce soffusa accarezzava le pareti, creando un'atmosfera intima. Si sedettero sul pavimento, il qualche sarà poi testimone di tutte le emozioni che proveranno in quel percorso.
Iniziarono a parlare del loro passato, tessendo storie di passione, dietro ogni pirouette e ogni arabesque. Sofia raccontava delle sue prime esperienze sul palco, Chiara condivise le sfide e le gioie del mondo teatrale, mentre Gaia parlava della danza come un linguaggio segreto con la natura.
Mirea, con il suo amore per la danza, si unì alla conversazione, e insieme crearono un racconto incantato di passione e dedizione. Le risate risuonavano come una melodia allegra mentre condividevano i ricordi delle lezioni, delle esibizioni e delle amicizie nate tra le note e i movimenti.
La notte avanzava, ma il tempo sembrava sospeso in quella stanza. Mirea aveva sentito il bisogno di condividere il suo passato, un racconto intessuto di lacune e frammenti di memoria. "La mia storia inizia con il vuoto di un padre che non conosco, un'assenza che ha forgiato il mio percorso," inizia, gli occhi rivolti al passato. "Mio fratello Paolo e mia madre Michela sono stati i pilastri in questo viaggio. Ma quella lacuna... è ancora una ferita aperta."
In quei giorni in cui lei aveva scattato quelle foto, ogni immagine racchiudeva un frammento di se. "La foto con il mio cane rappresenta la fedeltà incondizionata che ho trovato nell'amicizia di quattro zampe. La foto da bambina, un tempo di innocenza prima che il mondo mi insegnasse le sue dure lezioni. E quella con il gruppo di amici, era la forza che trovavo nella connessione con gli altri."
Sofia, Chiara e Gaia ascoltavano attentamente, le loro espressioni riflettevano empatia. "Quei giorni segnavano i capitoli della mia vita, un mix di gioie e dolori," continuò, "eppure, ogni pagina contribuiva a costruire chi sono oggi."
Chiara, con il suo sguardo gentile, disse: "Le tue foto raccontano una storia affascinante, Mirea. Sono come pezzi di un puzzle che ci fanno conoscere te in profondità. Anche io come te non ho un padre, ma a differenza tua io l'ho perso qualche annetto fa. È bello ascoltare la tua storia."
Speravano che quel luogo diventasse il palcoscenico delle loro avventure, dove le storie di danza si intrecciavano con le trame delle loro vite, continuando a parlare del passato fino a sera. La voce di Mida echeggiò attraverso la casetta, chiamandole a cena.
Mentre assaporavano il cibo, le conversazioni danzavano tra i ragazzi e le ragazze riunite intorno al tavolo. Francesco, con il suo spirito vivace, condivise aneddoti divertenti delle sue avventure quotidiane. Sofia raccontava storie ispirate dalla sua giornata di danza, mentre Matteo condivideva le ultime melodie che aveva composto.
Space, da parte sua, osservava con affetto il suo gruppo di giovani talenti, godendosi il brusio animato della cena.
Tra piatti e parole, quella tavola divenne una sinfonia di voci e storie uniche, un momento prezioso che univa il passato, il presente e le promesse del futuro.
Simone osservava Mirea con uno sguardo carico di silenzi colpevoli, il peso del passato riversato nei suoi occhi. Senza fiatare, il suo respiro si arrestava in un'atmosfera densa di rimpianti. Il passato, come un'ombra indissolubile, si stagliava tra loro, rendendo ogni movimento di Simone un'espressione di pentimento. Il suo sguardo, carico di storia e segreti, si scontrava con gli occhi di Mirea, cercando di comunicare parole che le labbra non osavano pronunciare. Era colpevole di ciò che era successo in passato, e il peso di quel peccato si rifletteva nell'espressione tormentata che si dipingeva sul suo volto.
Mirea, ignara del turbinio di emozioni che la circondava, continuava la sua conversione con gli altri, ma poteva percepire il peso dello sguardo di Simone, come un fantasma che aleggiava nel presente. Era un capitolo di un racconto complesso, dove il colpevole si aggrappava a un mutevole senso di redenzione, mentre Mirea navigava tra le sfumature di un passato difficile da dimenticare.
Mentre Mirea e le sue compagne di stanza tornavano nella loro camera, tra sorrisi e chiacchiere, iniziarono a prepararsi per la notte. Mentre si mettevano il pigiama, si struccavano e disfacevano i letti, l'argomento dei ragazzi emerse naturalmente. Chiara, con uno sguardo penetrante, sollevò il velo di un mistero. "Simone guarda in continuazione Mirea senza fiatare," disse, creando un silenzio carico di aspettative.
Tutte le altre ragazze, tranne Mirea, si fecero avanti con curiosità, chiedendo il perché di quel comportamento da parte di Simone. Chiara spiegò la sua intuizione, sostenendo che c'era qualcosa sotto quella superficie di silenzio.
Mirea, con uno sguardo malinconico, accettò di condividere la sua storia. "Simone e io eravamo migliori amici da bambini. Provavo dei sentimenti profondi per lui, ma non osavo riconoscerli neanche a me stessa. Un giorno, però, Simone sparì senza spiegazioni." Mirea raccontò brevemente.
La stanza si riempì di un silenzio pesante, rotto solo dal racconto di Mirea. Le ragazze, ascoltarono ogni parola, gettando uno sguardo nel passato di Mirea, là dove la trama si era spezzata in un misterioso vuoto.
Le ragazze, colte dal dolore che rifletteva negli occhi di Mirea, si strinsero intorno a lei in un abbraccio solidale. Le lacrime, silenziose testimoni della sua sofferenza, sgorgavano liberamente sul suo volto. Chiara, con sincerità, si scusò per la domanda inopportuna, ma Mirea, con gentilezza, rassicurò che non era colpa sua. "Nessun problema, Chia. Non è colpa tua. È la ferita che il biondo ha lasciato in me, ancora aperta," disse Mirea, le parole appena sussurrate ma cariche di un peso immenso. Le ragazze, con dolcezza, condannarono il comportamento di Simone, definendolo uno "stronzo" per non aver pensato due volte prima di allontanarsi da una persona come lei.
Mirea, grata per il sostegno, ringraziò le ragazze e dedicò un pensiero alla cugina, ormai nel cielo, che dal suo luogo di pace sembrava vegliare su di lei. Le ragazze, con una miscela di empatia e rabbia nei confronti di Simone, condivisero parole di conforto e incoraggiamento.
Dopo questa intensa condivisione, le ragazze si diedero la buonanotte, consapevoli della forza che trovavano l'una nell'altra. Mirea, cullata dalla solidarietà delle sue compagne di stanza, si addormentò, cercando la pace in quella notte intrisa di emozioni e connessioni profonde.




𝘓𝘦 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘪𝘻𝘪𝘦 𝘨𝘦𝘳𝘮𝘰𝘨𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘪 𝘪𝘯𝘢𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘵𝘪, 𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘦 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘴𝘤𝘪𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘨𝘦𝘭𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘪𝘳𝘦𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘥𝘰𝘭𝘤𝘦𝘻𝘻𝘢.




« Ti prego parliamo di te
Che se parlo di me mi manca il respiro
Ho perso troppe ore di sonno
Che se dopo mi sdraio dormo come un ghiro
E ho fatto le cose più brutte che se mamma sapesse rimarrebbe male »

collywobbles - Simone Galluzzo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora