Gwendolyn e Lizabeth erano chiuse nella camera della prima da ormai due ore. Quella sera ci sarebbe stata la festa a casa del padre di Lizabeth. Una festa per cui, seppur per motivi diversi, nessuna delle due si sentiva pronta ad affrontare.
Per Gwendolyn gran parte del problema proveniva dai suoi pensieri.
La conversazione tra Derek e Jordan, la situazione tesa e strana che percepiva a casa sua, la paura che da un momento all'altro potesse stare di nuovo male.
Aveva così tanti pensieri, così tanta necessità di muoversi e di scrollarsi di dosso quella pesantezza dalla bocca dello stomaco. E invece di potersi sfogare, era costretta a stare immobile sotto le dita di Lizabeth la quale si era impuntata che dovesse stirarsi i capelli. E lei odiava farlo. In primis, per il timore che l'amica le piastrasse la pelle invece che i capelli (come era già successo); ma soprattutto, perché non riusciva proprio a vedersi con i capelli lisci. Era come vedersi riflessa in un universo parallelo. Dove tutto era andato in un verso diverso. Più sereno. Era inquietante.Lizabeth invece era plausibilmente nervosa. E non lo nascondeva bene. Continuava a ridacchiare, a fare battute sciocche che non avrebbero fatto ridere nessuno. Si distraeva di continuo, e guardava l'orologio contandone i minuti ossessivamente.
Per lei quell'invito si caricava di troppi significati e desideri. E Gwendolyn, d'altro canto, non poteva che assecondarla e cercare di non pesarle sulle spalle anche con i suoi dubbi e i suoi problemi. Non ora che l'amica era così vulnerabile.
Più di tutto entrambe temevano il dopo di quella festa. Non se lo dissero, nè tanto meno lo accennarono, ma sapevano entrambe che alla fine Gwendolyn avrebbe raccolto i cocci di Lizabeth. Speravano che non sarebbe successo. Che quella volta sarebbe stata diversa. Ma la speranza veniva sempre sconfitta dalla triste realtà.«Gwendolyn sta ferma.» Ordinò Lizabeth girandole il capo in modo tale da farlo essere dritto e dividendo un'altra ciocca dei suoi capelli.
Gwendolyn emise un verso di fastidio quando l'amica le prese l'ennesima ciocca. «Se tu smettessi di tirarmi i capelli, oltre a lasciarmene un paio attaccati in testa, io sarei più capace di rimanere ferma sai?» Le disse guardandola attraverso lo specchio.
Lizabeth sbuffò. «Mica è colpa mia se i tuoi capelli sono così ingestibili. - disse cercando di pettinarli. - Perché hai così tanti nodi?!» Disse esasperata.
«Probabilmente perché nemmeno i miei capelli vogliono subire tale tortura.»
«Smettila di essere così drammatica. - la rimproverò Lizabeth. - Cambia invece maschera per capelli.»
"È già tanto che metto il balsamo." Pensò annoiata Gwendolyn fulminando l'amica quando le tirò l'ennesima ciocca di capelli.
Il delicato bussare alla porta le distrasse. Le due si fermarono e si spostarono per permettere alla porta di aprirsi. Dall'uscio aperto apparve il viso di Aline, in mano un vassoio con due bicchieri di succo. «Scusate se mi intrometto, ho pensato voleste bere qualcosa.» Disse loro con un sorriso.
Lizabeth le sorrise largamente, lasciando in mano a Gwendolyn la piastra e andando a togliere dalle mani della donna il vassoio. «Leggi nel pensiero Aline! Era proprio quello che desideravo!»
Gwendolyn la guardò con la coda dell'occhio, passando la piastra su una ciocca già liscia per dissimulare il proprio nervosismo. «Non dovevi disturbarti mamma.»
«L'ho fatto con piacere.»
La tensione fra le due era palpabile. Lizabeth passò lo sguardo tra l'una e l'altra impegnando le labbra nel bere il proprio succo. Nonostante il suo consiglio, e la conseguente promessa di tentare a far finta di nulla di Gwendolyn, era chiaro che la ragazza non avesse ancora parlato con sua madre.
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The Heartbeat
ChickLitGwendolyn Butler serbava bellissimi ricordi provenienti dalla sua infanzia. Ricordava di come lei, suo fratello Jordan, e quello che era il loro migliore amico comune Derek, giocassero e si divertissero insieme. Loro tre erano inseparabili. Poi qual...