8. Zac

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Non posso credere che Emily mi avrebbe lasciato morire.

Eppure, è così.

E ne è prova il fatto che non ha aperto bocca mentre Steve minacciava di farmi saltare il cervello. Solo quando ha cambiato soggetto puntandola verso Natalie ha ceduto. Certo, è la figlia, ma io sono pur sempre il marito. Il marito! Dovrei essere parte di questa famiglia!

«Non guardarmi così», mi avverte Natalie. Non la stavo guardando, mi è solo caduto l'occhio su di lei per qualche istante. E lei ha incrociato il mio sguardo proprio in quel momento.

«Così come?», le faccio, infatti.

«Come se fossi tu l'offeso».

Mi sbalordisco alle sue parole. «Certo che sono io l'offeso! Vorrei ricordare a tutti», dico alzando il tono di voce in modo che i qui presenti compagni mi ascoltino, «che nessuno ha alzato un dito per salvarmi».

«Zac, sei vivo. Come vedi non ti ho lasciato morire», puntualizza Emily.

«Le dinamiche sono state un po' diverse», ci tengo a precisare dalla mia.

«Io non ho ricevuto ordini dal signor Henderson», mi fa sapere Vincent. Certo. Lui non riceve ordini e quindi tant'è.

Emily torna a parlare. «Non farne un dramma, siamo tutti vivi».

«Per poco. Ci avrebbe messo un nonnulla per farmi fuori. E tutto perché non voleva annullare quello stupido gala. Non avrei dovuto sperarci neanche un secondo che avrebbe preferito me al gala». Sono letteralmente fuori di me. Fuori di me!

Harry attacca a difendere sua moglie. «Zac, sei decisamente fuori strada. Emily non avrebbe mai lasciato che ti accadesse qualcosa. Nessuno di noi lo avrebbe fatto. Datti una calmata».

«È colpa dell'adrenalina, papà», interviene mia moglie. «Probabilmente la sua pressione arteriosa sarà alle stelle per via di quello che è successo. Non è in sé».

«Non analizzarmi!», le intimo ancora più offeso. E poi torno a guardare da un'altra parte e la conversazione muore lì, mentre tutti assumono la consapevolezza che sono pazzo e che devono lasciarmi perdere. Ne riparleremo quando quella pistola verrà puntata contro uno di loro e sarò io a dover decidere delle loro vite.

Pochi minuti dopo (o almeno così mi sembra dato che ho perso la cognizione del tempo) irrompe nel salone il tipo con la barba, Dick.

«Ehi, Henderson! Abbiamo trovato qualcosa di interessante: una cassaforte. Ma indovina un po'? Ci serve il codice».

«Mi pare chiaro», risponde Harry come fosse un fatto ovvio. In effetti lo è. Quale cassaforte non ha il codice di accesso?

«Fossi in te eviterei di fare lo spiritoso o ti faccio un buco in pancia», lo minaccia Dick, avvicinando la pistola al suo addome e guardandolo minaccioso.

Harry sostiene il suo sguardo. «Accomodati pure, così il codice di accesso te lo puoi scordare. Sono l'unico a conoscenza delle mie password».

Gli concedo che ha fegato. L'avessero chiesto a me avrei aperto la cassaforte di mia spontanea volontà senza fare alcuna resistenza e li avrei gentilmente accompagnati alla porta con tutto il bottino in mano.

Dick afferra Harry per il maglione. «Brutto pezzo di merda, dimmi la password!»

«Harry, per l'amor di Dio, dagli quel codice!», esclama Emily spaventata.

«Hai sentito la tua mogliettina? Dammi quel codice».

«Piuttosto uccidimi», lo sfida lui.

«Papà! Ma che stai dicendo?». Natalie è scioccata, come del resto tutti noi. Cosa ci può essere di così tanto importante dentro quella cassaforte da rischiare la propria vita fino a questo punto?

Il salotto resta preda di un fitto silenzio, in attesa della prossima mossa di Dick, quando uno di noi spezza l'atmosfera e ci voltiamo tutti a guardarlo con occhi sbarrati. «Io conosco il codice».

Natale sotto sequestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora