17. Natalie

506 24 0
                                    


Amber è riuscita a scappare! Starà sicuramente cercando un modo per tirarci fuori da qui, me lo sento.

È furba, intelligente, scaltra; sono certa che alla fine salverà tutti noi.

A questo pensiero il mio cuore si alleggerisce un po' e torno così a concentrarmi sul triste piatto di ceci che è stato messo davanti a ognuno di noi.

Visto che siamo ormai a pomeriggio inoltrato e che le ripetute lamentele di mia madre si stavano facendo insopportabili, i rapinatori, che nemmeno loro si aspettavano di doversi trattenere così a lungo, hanno mandato Owen a "raccattare qualcosa da mettere sotto i denti" per usare la terminologia di Dick. È fermo che ci scruta con aria seria e incazzata, mentre aspetta notizie sul suo telefono da Steve che sta cercando Amber. Spero non la trovi e che questo mandi a monte i loro piani.

«Non c'è della lattuga?», chiede mia madre con aria vagamente schifata.

«E magari dell'olio», si aggiunge Shannon.

«Io vorrei del sale», dice Zac.

Dick pare sull'orlo di un attacco di nervi, quindi non mi azzardo a chiedere la maionese. «Consideratevi fortunati per il solo fatto che vi abbia slegato per mangiare e smettetela con le vostre ridicole richieste».

Questo è vero. E i miei polsi ringraziano. Anche essendo slegati, però, non possiamo provare nessun tentativo di fuga, visto che Dick è molto bravo a tenerci sotto torchio.

«Non sono ridicole», sento ribattere da mia madre. «Siamo qui da ore e ho bisogno dei miei nutrienti se voglio mantenere la pelle sempre idratata!»

«Mamma, non mi pare il caso...», cerco di intervenire.

Lei mi zittisce subito, come immaginavo. «Zitta, Natalie. Se non vuoi occuparti della tua pelle, fa' come ti pare, ma vedrai come ti ritroverai alla mia età se non stai attenta all'alimentazione. Certo, per te non è importante perché vivi a New York e mangi solo quella robaccia piena di zuccheri e grassi saturi, ma qui siamo in Inghilterra, qui mangiamo cose di qualità, ecco».

Evito di ricordarle che anche in America c'è quella cosa che lei chiama "lattuga" e la lascio continuare indisturbata, anche perché non sembra abbia l'aria di una intenzionata a fermarsi.

«Contiene il betacarotene. Lo sa cos'è?», si rivolge a Dick, dalla cui faccia si può desumere quanto non gliene importi una rapa della tiritera di mia madre. «È un antiossidante utile a rallentare l'invecchiamento cellulare. Mangio ogni giorno la mia lattuga e oggi non farà eccezione. Quindi attivi il suo collega in cucina e gli dica di portarmene un piatto condito con un goccio di olio di semi di lino».

Dick guarda fisso mia madre, poi si avvicina alla bocca il walkie talkie e preme il bottone.

Sto quasi per credere che la cara Emily abbia fatto centro e l'abbia convinto con tutte le sue fandonie, ma quando lo sento dire secco: «Owen, portami un hot dog», capisco che mi sbagliavo. Dick non è uno su cui si può far leva. Neanche provando a sfinirlo mentalmente.

Così, finisco per mettere in bocca di malavoglia i miei ceci senza condimento, svuotati direttamente dalla lattina sul piatto. Mi distraggo un po' spiando l'espressione disgustata di Zac e mi scappa un sorriso, e quella imbronciata di mia madre. Papà invece ha un cipiglio scavato tra le sopracciglia e non ha toccato cibo. Anche Dick se ne accorge.

«Ci sono problemi, Henderson?»

«Non ho intenzione di mangiare».

Shannon sbuffa stralunando gli occhi. «Andiamo, Harry. Mangia quei ceci e smettila di voler attirare l'attenzione».

«Fatti gli affari tuoi, Shannon», la zittisce papà per poi tornare con lo sguardo fisso sul muro.

Dick si mette di mezzo tra lui e qualsiasi cosa stia fissando. «Henderson, mangia», gli ordina. «Non voglio cadaveri in questa rapina».

«Allora avreste dovuto pensarci prima perché io non ho intenzione di mangiare. Mi lascerò morire, piuttosto».

Le parole allarmano mia madre che spunta fuori a molla. «Harry, ma che dici? Non dirai sul serio, spero».

«Tutto il contrario, Emily».

«Papà, dovresti mangiare. E poi non credo che le tue funzioni vitali si spegneranno così velocemente», provo a convincerlo.

«Un esperimento che sarà interessante condurre», replica lui, ancora imperterrito nel suo raffazzonato obiettivo di "passare a miglior vita".

Dick sospira, e torna a sedersi sulla sedia al centro, davanti a tutti noi. «Come ti pare, io», addenta l'hot dog che Owen gli ha appena portato, «mi mangio questo».

Papà non dà segni di ceduta, anzi, se possibile adesso è ancora più convinto. «Voglio proprio vedere come ve la caverete con un morto», dice.

«Ma quando sarà morto non riuscirà a vedere. Cioè, non ha senso perché qualunque cosa faccia se poi sarà...»

«Zac, taci», gli intimo. Poi ritorno su mio padre. «Papà, non fare l'eroe. Dobbiamo mangiare per mantenerci in forze».

«Solo io conosco il modo di aprire la cassaforte e senza di me non potranno fare nulla».

Dick torna a parlare con la bocca piena. «Allora collabora, Henderson. Vedrai che poi ce ne andiamo».

«Liberate la mia famiglia e ne riparleremo».

Dick lo fissa duro e poi si lascia andare in una risata sguaiata.

Nessuno parla più, nel salotto si sentono solo le posate che inforcano i ceci e qualche sospiro drammatico da parte di mia madre.

Amber, ti prego, fa' presto. 

Natale sotto sequestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora