18. Amber

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«Ohh, ma guarda com'ero carina!»

Chi l'ha detto che starsene rinchiusi in una soffitta è noioso? I miei genitori hanno raccolto qui dentro tutti i ricordi dei primi anni di me e Natalie e adesso sto sfogliando un raccoglitore di foto magnifico. Ci sono io a sei anni durante le nostre vacanze estive a Montecarlo, sempre io mentre faccio il bagnetto nella nostra piscina, e... oddio, quando ho preso la mia prima lezione di tennis!

Ne estraggo una che mi ritrae con mia sorella mentre scartiamo i regali la mattina di Natale. Me lo ricordo quel giorno, eravamo al settimo cielo perché Natalie aveva ricevuto "Barbie infermiera" e io "Barbie sfilata di moda". Mi esce un sorriso nostalgico, mentre continuo a scorrere lo sguardo sulle foto di quella mattina: c'è Vincent che ci porta la cioccolata, e poi io e Natalie con i baffi perché l'avevamo bevuta ingordamente. Mi metto a ridere quando vedo una foto della mamma mentre corre dietro a Natalie per metterle il cardigan e lei che scappa ridendo in maniche corte. Eravamo così felici e non ce ne rendevamo conto...

Non avevo idea che tutta questa roba fosse qui sopra.

Mi guardo intorno e scopro che nell'angolo ci sono anche le nostre piccole biciclette, la carrozzina e i pupazzi che ci litigavamo sempre. Rimango un po' sorpresa quando, avvicinandomi, apro un sacchetto e dentro ci trovo ancora tutti i quaderni delle nostre lezioni private. È incredibile che la mamma abbia conservato tutto quanto...

«Ehiii, biondinaaa. Mettiamola così: se vieni fuori spontaneamente la tua punizione sarà più lieve, ma se ti trovo io...»

La voce grossa di Steve rimbomba lungo il corridoio. Mi paralizzo sul posto quando lo sento sbattere tutte le porte. Mi impongo di non muovere un muscolo, premo la bocca per non fiatare e stringo forte gli occhi. Spero solo che il mio cuore non faccia troppo rumore perché giuro di sentirlo battere così forte che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Faccio attenzione ai suoi passi lenti mentre perquisisce le camere, e lo sento sghignazzare quando sbatte di nuovo la porta per chiuderla.

Non voglio morire così!

Ci impiega un'epoca ad allontanarsi, o perlomeno così mi pare. E allora rilascio piano il fiato che tenevo in corpo e mi lascio andare a terra, sopra il parquet.

Ragionandoci un attimo, immagino che rinchiudersi quassù non sia stata un'idea così geniale. Forse avrei potuto approfittare della mia fuga per chiamare aiuto in qualche modo.

D'accordo. Forza, Amber! Non è ancora tutto perduto.

Devo solo trovare il modo di salvarci tutti prima che sia troppo tardi. O questa rapina prenderà una brutta piega e non finirà bene per nessuno.

Natale sotto sequestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora