Prologo

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La pioggia cadeva fitta e insolita in quell’uggioso venerdì di fine estate. Nessuno si aspettava di vederla cadere, ma la sensazione di stupore per un evento poco atteso presto si confuse alle altre, insolite, grevi emozioni di quella giornata.

Scorpius ci mise quella che parve un’eternità ad alzare finalmente lo sguardo dalle sue scarpe nere e lucide, come ipnotizzato, rapito dalla corsa di quelle gocce di pioggia che scivolavano sul dorso dei mocassini e andavano a confondersi con i fili d’erba rinsecchiti dal caldo di una lunga estate. Ed era dal giorno precedente che, esattamente come quelle goccioline, tutto gli scivolava addosso senza che lui potesse o volesse fare qualcosa per fermarle.

Quando finalmente alzò lo sguardo, percepì vagamente la presenza di suo padre, la mano pallida e ferma sulla sua spalla, la fede al dito ancora lì. Draco Malfoy si ergeva accanto a lui, l’espressione vacua, svuotata da qualunque cosa ci fosse stata prima a dar vita. E l’unica cosa di cui sembrava avere contezza era quel ragazzino perfettamente uguale a lui. Nient’altro, nemmeno la fatica di tenere il braccio sollevato per riparare sé e Scorpius con l’ombrello dalla pioggia. Solo un vuoto, una voragine scavata dolorosamente al centro del suo petto, larga e profonda. Profonda come la terra che avrebbe accolto il simulacro mortale di tutto ciò che Draco aveva amato con coraggio, per la prima, e forse unica, volta in vita sua.

Padre e figlio gettarono due fiori bianchi, due stelle alpine, che furono coperte poco dopo dai cumuli di terra, che divenne fango a poco a poco. Soltanto quando ebbero finito, Draco si guardò attorno. Scorpius ancora vicino a lui teneva le mani affondate nel cappotto, il capo di nuovo chino. Vide fugacemente il figlio di Potter, il più piccolo forse, avvicinarsi: Draco aveva sentito parlare della loro amicizia, e ricordava ancora la soddisfazione di quell’ironia della sorte che aveva dato a Potter un figlio Serpeverde. Astoria fu decisamente contrariata dalla risata a dir poco sguaiata di suo marito al sentire di quella novità.

Quei giorni sembravano essere accaduti una vita fa.

Perché adesso Astoria non c’era più. Non avrebbe più respirato, vissuto, sorriso, amato. E questa, era una perdita troppo grande, insopportabile, terribile. E avrebbe piantato ogni cosa in asso, sarebbe scappato via da quella folla di persone inaspettata ma neanche troppo che era venuta a dargli le condoglianze, se non fosse stato per suo figlio, tutto ciò che gli rimaneva di Astoria, il regalo più bello.

“Possiamo portarlo con noi per un po', se vuoi.” Una voce stranamente famigliare, eppure lontana anni luce, lo raggiunse varcando distanza che sembrava incolmabile tra lui e tutto il resto.

Hermione Granger, affiancata da Ginny Weasley, si era fermata a pochi passi da lui e Scorpius. Il ragazzino era già stato raggiunto dal più piccolo dei Potter, dietro il quale si nascondeva la figlia della Granger. Per un attimo, uno solo, la sua testolina rossa fu un dettaglio irrilevante, perché tutto ciò che Draco vide furono due iridi identiche a quelle di sua madre, la stessa ragazzina di tredici anni che gliele aveva suonate di santa ragione.

Anche quella, sembrava essere una vita fa.

Malfoy e suo figlio scambiarono uno sguardo di muta intesa: passare le giornate estive dai Weasley Potter era una prassi consolidata ormai, e adesso gli avrebbe fatto più che bene. Almeno lui, pensò Draco, avrebbe avuto occasione di sopportare il dolore: non poteva negarglielo.

Per quanto, da un bel po’, ormai poteva guardare suo figlio da pari a pari, il ragazzino sciolse i lacci della compostezza e lo abbracciò in un miscuglio di tenerezza, confidenza, sofferenza e affetto. “Verrò a trovarti presto, non appena finirò di sbrigare tutte queste cose.”

Scorpius annuì, tirando su col naso in maniera impercettibile. “A presto, papà.”

“Ciao, figliolo. E sii educato.”

Lo vide allontanarsi con i suoi amici, seguiti a vista da Hermione Granger che, dopo aver depositato un mazzo di gladioli vicino alla pietra tombale di Astoria Greengrass, gli rivolse un educato cenno del capo.

La pioggia, nel frattempo, cadeva ancor più fitta e Draco, a malincuore, avrebbe voluto annegarci dentro. Rimase ancora un po’ davanti a quel cumulo di terra che conteneva il simulacro mortale di sua moglie, e presto rimase solo.

Eppure, lo vide.

Sulla sommità di quella piccola collinetta, anche l’uomo lo stava guardando. Ma subito gli diede le spalle, scomparendo nella pioggia. In cuor suo, Draco sperava ardentemente di non doverlo rivedere mai più.






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Questo è un prologo di una nuova storia. Ci ho pensato tanto, tantissimo tempo prima di decidere di mostrarvelo. È passato tanto tempo, ma è sempre bello tornare.
Grazie a tuttə quellə che la leggeranno, che esprimeranno un'opinione: per me saranno sempre doni preziosi.
il primo capitolo di questa storia arriverà a breve, nel frattempo... buona lettura.

sempre Vostra,
_mezzosangue3107

• a tangled synopsis •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora