Quella mattina Rose aprì gli occhi beandosi di un torpore tanto avvolgente quanto effimero.
Era sabato, e il silenzio più assoluto regnava nella stanza più alta della Torre di Grifondoro, disturbato solo lontanamente dal leggero russare di Roxanne, sepolta sotto una massa informe di coperte e lenzuola di flanella.
Rose ricadde tra i cuscini, indecisa se alzarsi o meno. Girò il capo da una parte all'altra: Dominique ed Alice si erano volatilizzate chissà dove, e Rose si sentì un po' in colpa nell'aver pensato, anche solo per un istante, di sentirsi sollevata. Voleva un bene dellanima alle sue amiche. Davvero, non avrebbe saputo immaginare amiche e compagne migliori.
E lo erano davvero: si preoccupavano per lei, non la lasciavano mai sola durante le lunghe giornate di scuola, trovavano sempre un argomento nuovo di cui parlare per distrarla, per fare in modo che pensasse ad altro.
Ma Rose non trovava soffocante tutto questo. Lei trovava insopportabile la sensazione di dover essere un peso, di dover essere trattata come un vaso di cristallo finissimo sul punto di cadere e sfracellarsi al suolo.
Quello di cui le sue amiche non erano consapevoli – e a ragione, dal momento che non ne parlava mai – era il fatto che lei era già a pezzi. Si era già beata dell'illusione di una caduta leggera. Ma lo schianto cera già stato. E lei era già a terra, pezzi finissimi, quasi polvere, impossibile da raccogliere e mettere di nuovo insieme.
Con un sospiro, si alzò dal letto, correndo a buttarsi sotto una doccia calda e profumata. Si vestì in fretta, i soliti jeans, il solito maglioncino che aveva rubato dall'armadio della mamma, più vecchio anche di una possibile idea della sua esistenza, gli scarponcini. E la sciarpa verde.
Non aveva lo stemma di Serpeverde. Ma aveva il suo profumo addosso. E insieme a quello, tutti i ricordi con cui voleva farsi male.
Una lunga storia, quella della sciarpa. E anche la loro, che cominciava molto prima di quel pezzo di stoffa...
"Esci di lì, dai!"
"No."
"Scorpius!"
"Non uscirò mai più da questa stanza."
"Smettila di fare il melodrammatico. Esci."
"Rose, lasciami in pace."
"Lo sai che posso aprire questa porta in un batter d'occhio."
Scorpius poteva immaginarla alzare gli occhi al cielo, incrociare le braccia al petto e sbuffare indispettita. Nonostante la disperazione totale, un sorriso gli sfuggì dalle labbra.
"No che non puoi. Non si possono fare magie fuori da Hogwarts!"
E Rose poteva immaginare l'espressione saccente con cui snocciolava la sua infinita sapienza delle regole di Hogwarts. E anche lei sorrise, mentre estraeva dalla tasca posteriore la sua bacchetta di vite e crini di unicorno.
Con un ghigno degno di un Malandrino, Rose se ne infischiò di quello che dicevano le regole e Scorpius, e scagliò a bassa voce un Alohomora che aprì la porta e spinse Scorpius a terra.
Il suo sorriso si allargò e non sapeva proprio dire se per la caduta poco dignitosa di Scorpius o la sua drammaticità totalmente esagerata.
"Se ti espellono, sarò io a farmi due risate." Borbottò il ragazzino, afferrando la mano che Rose gli porgeva.
"In una casa piena di magia, credi che si accorgano della bacchetta di una minorenne? Ti facevo più intelligente Malfoy."
"Guarda cos'hai fatto alla porta!" la ignorò, seccato.
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• a tangled synopsis •
Fanfic"[...] «è solo che tutto questo non è un rompicapo che dobbiamo risolvere. E se lo è, non spetta a noi risolverlo. Ma aldilà di questo, c'è qualcosa che li tiene separati. Qualcosa di terribile, sicuramente, perché quei due, così come sono e com'era...