Capitolo Decimo

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"Pensavo vi foste dimenticati..."

"Lo pensavi o lo speravi?"

Fred non si aspettava davvero una risposta da Alice, e nemmeno James.

Sapevano di essere sul punto di infrangere un quantitativo spropositato e indecente di regole della scuola e non, eppure... neanche quello avrebbe potuto mettersi tra loro e il raggiungimento di quell'obiettivo.

Quando entrò nel covo trasfigurato che aveva visto qualche settimana prima, ebbe la netta sensazione di trovarsi davanti a un campo di battaglia.

C'era disordine dappertutto, frammenti di vetro di chissà che cosa ai piedi del divano, il caminetto acceso e scoppiettante, una scrivania ingombra di fogli volanti e di un calderone acceso e sobbollente.
Si avvicinò al tavolo, cercando di non inciampare nel mentre. Un rapido sguardo a quei pezzi di carta, e poi si voltò.

"Non è quello che sto pensando io." Li guardava attentamente, gli occhi ridotti a due fessure e le braccia incrociate al petto.

"Dipende..." sogghignò Fred "A cosa stai pensando?"

James non parlava, anche se aveva una voglia matta di cominciare a sproloquiare. Ma sembrava impedito nel farlo. E che cosa lo stesse fermando, Alice non era veramente sicura di volerlo sapere.

"Chi è che volete trasfigurare? Sputate il rospo."

Gli occhi di James si spalancarono, più per la sorpresa che per il tempo ridicolmente irrisorio che Alice aveva impiegato capire che cosa stessero tramando.

"Noi stessi." Rispose Fred. Ovvio, naturale, avrebbe voluto aggiungere, ma era consapevole che, per gli altri, quel che aveva detto non sarebbe risultato né ovvio né, tantomeno, naturale.

"Voi siete MATTI!" Alice stava urlando, lo sapeva bene, ma non gliene importava minimamente "Volete farvi espellere, volete farvi arrestare, volete... morire!"

"Hai giurato di essere la nostra Custode." Fred alzò le spalle, e si avvicinò al tavolo, per mescolare il contenuto del calderone.

"Ho giurato. Ma questo non toglie che siete degli emeriti idioti. Potreste MORIRE, lo sai questo?"

Ma Alice sapeva di stare parlando con un muro. Un muro massiccio e spesso e invalicabile.
Era, però, altrettanto consapevole che c'era una ragione. Contorta, forse, ridicola e contorta. Ma c'era. Ne era certa.

"Abbiamo scoperto qualcosa..." riprese Freddie "Qualcosa che non ci piace, e che non piacerà a nessuno."
Adesso, Alice, aveva paura.

****

Harry parlava alla squadra da leader.

Avanti e indietro di fronte a una squadra di circa venti Auror, quattro per ogni gruppo, si ritrovò a sciorinare tutta una serie di raccomandazioni e precauzioni.

"Questa missione è una questione di massima importanza. E di massimo riserbo. Dovunque voi sarete mandati, dovrete muovervi con la massima cautela. Un passo falso e ogni nostro tentativo di evitare complicazioni svanirà."

Aveva ripreso la sua divisa da Auror senza pensarci due volte. Non era più un giovanotto valoroso e nel fiore degli anni. Era un uomo fatto e finito, con ben più di qualcosa da perdere. Ma una vita passata a combattere per quello, sin da bambino, gli aveva scolpito nella mente che è proprio per quello che si teme di perdere che si deve combattere il più ferocemente possibile.

Così gli aveva detto anche Ginny, quella mattina, quando lo aveva salutato con la loro piccolina tra le braccia.

"Per ogni squadra da quattro Auror specializzati, ci sarà pattuglia di rinforzi di venti uomini in «retroguardia». Una pattuglia sarà a Hogwarts. Una a Hogsmeade. Un'altra a Londra, e le altre due si divideranno tra il maniero dei Malfoy e l'Albania."

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