7.

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Miriam pov's

Seguo Aron e arriviamo alla sua macchina.
Mi apre lo sportello e io salgo per poi sedermi nel sedile del passeggero.
Lui chiude lo sportello e sale in macchina dall'altra parte.
Faccio per mettermi la cintura, ma lui mi blocca con una mano.
Mi guarda intensamente e per svariati minuti stiamo lì a osservarci senza dire nulla.
"Come stai?" mi chiede, finalmente aprendo bocca.
"Te come stai?" dico cercando di non incentrare la conversazione su di me.
So dove vuoi andare a parare.
"Non conta come sto io, ma come stai tu. Quindi rispondi alla mia domanda: come stai?"
Rimango zitta.
Non voglio dirgli la verità, ma neanche una bugia.
"Miriam - mi richiama dopo aver capito che non gli avrei risposto - L'hai rifatto, vero?"
Spalanco gli occhi.
Provo a dirgli di no, ma sto balbettando.
"Mostrami il braccio."
Obbedisco, non sapendo che altro fare. Alzo la manica sinistra della felpa e mostro il braccio pieno di costellazioni.
Lui prende la mia mano e avvicina il braccio a sé. Poi fa una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi bacia le cicatrici.
Le sue labbra baciano una per una tutte le cicatrici che costellano il mio braccio.
E in un momento non vedo più niente: le lacrime non mi permettono più di guardare la scena che si era creata davanti a me.
Aron si avvicina e mi abbraccia.
"Perché l'hai rifatto?" dice con voce sofferente.
Scoppio a piangere.
"Va tutto bene, piccola Miriam - dice stringendomi a lui - Io ci sarò sempre per te, non me ne andrò mai, ok principessa?"
Annuisco.
E rimaniamo abbracciati ancora un po'.

Aron pov's

Dopo esserci abbracciati, porto a casa Miriam.
Appena arriviamo, lei mi guarda spaventata.
"Hai paura di tuo padre? Sono ritornati gli incubi, vero?" le chiedo.
Lei annuisce senza proferire parola.
Le accarezzo la guancia.
"Principessa - lei mi sorride di fronte al nomignolo che le ho dato - Vieni a casa con me, allora?"
Fa cenno di sì con la testa e metto in moto la macchina.
Dopo una decina di minuti arriviamo a casa mia.

Pov's Miriam

Devo ringraziare Aron.
È perfetto.
Non ti merita, merita di meglio.
Dice la vocina nella mia testa.
Lo so che non lo merito.
Rispondo io alla voce.
Arriviamo a casa sua, lui parcheggia l'auto e poi scendiamo.
Prima che io possa aprire la portiera, lui si catapulta ad aprirmela.
"Che gentiluomo" dico scherzando.
"Tutto per la mia principessa" risponde lui facendomi l'occhiolino.
Rido sonoramente.
Era da tanto che non ridevo così.
Lui prende la mia mano e chiude la portiera.
Ci avviciniamo alla porta che lui apre.
"Prima le donne" mi invita lui ad entrare prima.
Svuoto la testa, mentre sorrido come una scema.
"Hai fame?" mi chiede mentre ci togliamo le scarpe.
"Un po'"rispondo solamente.
Lui sorride e mi porge la mano.
Lo guardo confusa, ma accetto l'invito.
Mi porta in camera sua e mi dà uno dei suoi pigiama per stare più comoda.
Esce dalla stanza, aspettando che io mi cambi, e quando esco anch'io lui mi prende in braccio e mi carica sulle spalle.
"Scemo, ma che fai?!" urlo come una pazza, mentre gli tiro dei pugni sulla schiena, nonostante non abbia le forze.
Mi rimette a terra solo quando arriviamo in cucina.
Lo guardo stranita dalla situazione.
Lui tutto calmo, prende dell'impasto, il barattolo di sugo al pomodoro e una bustina con il formaggio grattugiato.
"Facciamo la pizza?" dice sorridendo.
Ricambio il sorriso e annuisco, mentre mi avvicino a lui per cucinare.

La pizza era buonissima, ma ora sono stanca.
Ho salutato i genitori di Aron, che erano appena tornati a casa, e ora sto andando a dormire insieme ad Aron.
Mi distendo sul suo letto e lui mi si sistema le coperte, poi si infila dentro anche lui.
Mi stampa un bacio sulle labbra.
"Buonanotte principessa" e mi dà un altro bacio, ma sta volta sulla fronte.
Io sorrido e mi aggrappo a lui come un koala.
Da lì a poco mi addormento tra le sue braccia calde e confortanti.

"No papà!" urlo, cercando di divincolarmi dalla sua presa, senza risultati.
"Brutta puttanella, ora tu mi ascolti: sono tuo padre, posso fare quello che voglio con te e ora voglio fare questo, quindi smettila" mi tira uno schiaffo.
Mi tappa la bocca per non farmi urlare, ma le lacrime continuano a rigarmi le guance.
Poi piano piano mi toglie i vestiti.
Mi ammira e inizia a farmi mille complimenti.
Si toglie i suoi vestiti e io chiudo gli occhi, pronta a subire anche oggi questa tortura.
8 anni.
~
Dopo essermi sfogata sul mio braccio, metto via la lametta nel sacchetto di plastica.
Guardo quest'ultimo.
È pieno di oggetti per farmi del male: lametta, elastici, gomme, accendini, forcine, taglierini, forbici e coltelli.
Apro il cassetto e metto la busta dentro, accanto alla piastra.
La piastra che usavo per farmi i capelli, prima di usarla per bruciarmi.
Sospiro e ricaccio via le lacrime che minacciavano di uscire.
10 anni.
~
Guardo il bicchiere d'acqua, mentre verso dentro tre cucchiai di sale.
È ora di farla finita.
Non riesco più a sopportare papà che mi picchia e che abusa il mio corpo.
Bevo l'acqua, sperando che questa volta io muoia veramente.
14 anni.

Mi sveglio sudata e con il respiro irregolare.
Accanto a me c'è Aron che prova a tranquillizzarmi.
"Principessa, questi incubi stanno peggiorando, devi prendere un po' di xanax - mi guarda preoccupato - Va bene? Ti aiuterà a dormire tranquilla."
Annuisco e lui si alza per andare a prendere lo xanax.
Quando torna, mi dà un pastiglia che mando giù, poi ci rimettiamo a dormire senza incubi.

SPAZIO AUTRICE:
Come vi è sembrato questo capitolo interamente dedicato ad Aron e Miriam?
Il prossimo capitolo sarà dedicato ad Angeline e Luke.
In questo capitolo avete scoperto un piccolo pezzo del passato di Miriam e una piccola parte della storia d'amore tra lei e Aron.
Come potete aver letto, in questo capitolo ho parlato dell'abuso, dell'autolesionismo e del tentativo di suicidio di Miriam.
Nel resto del libro troverete queste tre tematiche, insieme al suicidio in sé, all'insonnia e ai disturbi alimentari.
Vi saluto ❤️.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04 ⏰

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