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Pov's Luke

"Cazzo, cazzo, cazzo".
Sto correndo all'ospedale il più veloce possibile.
Lei e Jack hanno bisogno di me.
Entro in ospedale e raggiungo la reception.
"Dove si trova Angeline Miller?" chiedo di fretta.
"Stanza 637" risponde la signora guardandomi male.
Corro per il corridoio fino alla stanza 637, nonostante i continui rimproveri dei dottori e degli infermieri che passano.
Appena arrivo davanti alla porta, la spalanco.
Jack mi guarda con occhi vuoti.
Mi siedo accanto a lui.
Angeline è distesa nel lettino davanti a me e ha delle flebo attaccate a lei.
"Che le è successo?"
"Quando era appena arrivata a casa, avevo sentito i nostri genitori urlarle contro per Marcus e poi è volato uno schiaffo. - fa una pausa - Poi l'ho sentita correre piangendo e chiudendo la porta a chiave. Pensavo fosse normale, succede quasi ogni giorno. - si asciuga una lacrima - È venuta a bussare alla mia porta e quando mi sono alzato per aprire la porta, ho sentito un tonfo e l'ho trovata svenuta a terra. - fa un'altra pausa - È svenuta perché non mangiava. Non mangiava, cazzo! E cazzo se sono stato un fratello terribile. Lo dovevo capire! Mi diceva sempre che mangiava!"
"Non è solo colpa tua. È anche colpa mia. Di Kate e di Andie" dico per rassicurarlo.
"Ma lo stesso sono stato un fratello terribile... d'ora in poi controllerò sempre se mangerà qualcosa"
"Andie, Kate ed io la controlleremo a scuola, stai tranquillo."
Osservai Angeline davanti a me.
Come ho potuto non capirlo?
Nonostante sia messa male, è ancora stupenda.
I lunghi capelli le ricadono sulle spalle.
Mentre quei bellissimi diamanti che ha come occhi - che al momento sono chiusi - sono sicuro che appena li aprirà saranno ancora più belli di prima. Sperando che non si sveglierà con gli occhi spenti e vuoti.
Angeline, ti proteggerò a ogni costo.
Per te, per me, per tuo fratello, per Kate e Andie.

Pov's Aron

"Ma che...?" mormora Alex al mio fianco.
"Abbiamo la conferma che è al 101% un coglione" sbotto io.
"104 direi. Si, è un coglione. Ma farebbe di tutto per lei" dice Alex sospirando.
"Quel ritardato non ha ancora capito che le piace fino a diventarne pazzo" sbotto io.
"In più le piace da quando avevano 12 anni, cioè da quasi 6 anni porca miseria."
"Non lo capirà mai" sospirai io.

Pov's Luke

Sono passate delle ore da quando sono arrivato in ospedale e io e Jack non volevamo andarcene finché lei non si fosse svegliata.
Le infermiere ci hanno detto più e più volte di andarcene, ma noi non le abbiamo ascoltate e a quanto pare hanno perso la pazienza e la speranza di farci andare via.
Ho lo sguardo fisso su Angeline, finché la sua mano sinistra non tremò.
Piano piano aprì gli occhi e si mise seduta dopo aver messo a fuoco la stanza.
"Dove mi trov... - non finì la domanda perché si accorse di me - Che ci fai qui?"
Jack si alzò di scatto e andò ad abbracciarla piangendo come un bambino.
"Angelina! Ti prometto che quando finirai il liceo, io e te andremo via da questa città!"
Io rimasi a guardarli con gli occhi lucidi.
Cazzo, se solo sapessi quanto mi hai fatto preoccupare.
Jack le spiegò tutto e le fece una lunga ramanzina sulla questione del cibo.
Lei non disse nulla, annuì semplicemente.
Poi Jack ci lasciò soli.
"Ero preoccupato per te" le dissi.
"E perché dovresti farlo? Siamo in lotta noi due. Vincerò io. Io avrò la corona"
Brava Angeline, è saltata la tua copertura del non conoscermi.
Ma quando la smetterà con questa cosa della corona?
"Non è importante sapere il perché, paradiso"
Lei aggrottò le sopracciglia.
"Come mi hai soprannominata?" disse disorientata.
"Paradiso" ripetei.

Pov's Angeline

Luke Keller mi aveva appena soprannominata "paradiso".
Ma perché?
"Non azzardarti a chiamarmi ancora così" lo minacciai.
"Va bene, paradiso" disse lui per poi andarsene.
Non lo sopporto.
Voglio andare a casa.
Voglio solamente tornare a casa.
Stare a casa sotto le coperte a leggere un libro o a guardare una serie tv.
E invece non posso.
Devo stare in questo ospedale per almeno due giorni per fare delle cavolo di analisi.
Mi sono già rotta di stare qua.
Mi alzo dal letto, nonostante le infermiere mi continuano a dire che devo stare a letto a riposarmi.
Giro un po' per l'ospedale finché nella sala d'attesa vedo i miei genitori.
I MIEI GENITORI.
Che ci fanno qua?
É ovvio che non sono loro.
In quasi 18 anni della mia vita loro non si sono mai preoccupati se non di se stessi.
"Angeline" fa mia madre.
Si, sono loro.
Merda.
Mi volto e corro via ignorando i continui richiami dei miei genitori.
Perchè non posso sparire?
Voglio andarmene da qui. Corro verso una delle uscite d'emergenza e scappo. Continuo a correre per la strada e andai avanti così finché non mi venne il fiatone.
Voglio sparire.
Tanto a nessuno gli importa di me.
Vorrei solo sparire e non esistere più.
Riprendo a correre fino a trovare un angolino dove nessuno può trovarmi. O almeno lo pensavo.
Qualcuno mi chiama e mi tocca il braccio destro.
Mi volto e trovo Luke.
"Che cosa vuoi da me? Mi pedini? Se è si, smettila. Non ti voglio" urlai.
Lui rimase zitto.
Rimase a fissarmi l'anima con i suoi occhi marroni.
"Cosa c'è? Perché mi guardi così. - rimane zitto - Smettila. Perché non rispondi? Cosa vuoi?"
"Te."
Mi sento disorientata.
Lui vuole me?
Luke vuole me?
"C-Cosa?"
"Te. Voglio te" ripete.
"Tu stai scherzando. Sei palesemente ironico. Chi mai vorrebbe una come me? Chi mai vorrebbe me? Smettila. Non sei divertente."
Mi volto e me ne vado.
Ma a New York di notte non bisogna mai essere tranquilli. Mai tranquilli soprattutto se ti senti sul punto di svenire, ma tu ignori la sensazione fino a cadere e a perdere i sensi.
E questi furono i miei ultimi pensieri prima di svenire.

SPAZIO AUTRICE:
Spero che questa storia vi stia piacendo 🫶🏻.
Vi saluto, un bacione 💋.

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