Capitolo 3

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Ashley


Mi ritrovai in infermeria, su un lettino morbido. Girai la testa e osservai l'ambiente circostante. Non mi piaceva, per nulla. Troppo bianco, troppo chiuso. Sospirai e cercai di mettermi a sedere, ma l'ennesimo capogiro mi impose di non muovermi. 

<<Oh, cara, sei sveglia>> disse l'infermiera. Era una signora più che adulta, con i capelli bianchi e gli occhi dorati <<Dovresti prendere qualche pastiglia per il ferro, se vai avanti così rischi di farti male>> 

Soffrivo di carenza di ferro da praticamente sempre, ma ciò non mi ha mai impedito di dimenticarmi le pastiglie. Ops?

<<Ha ragione, scus->> iniziai a dire. 
<<Guai a te se finisci quella parola. Non devi scusarti con me. Ora rimani lì e riposati per un po', finché non te la sentirai totalmente ripresa, sono stata chiara?>> 
Mi limitai ad annuire. 

Fece per uscire, ma la fermai.
<<Posso farle una domanda?>> 
<<Certamente>> 
<<Come sono arrivata qui?>> chiesi. 
In quel momento si sentì un colpo di tosse. Mi girai in quella direzione e vidi Oliver su una sedia. Mi fece un cenno con la mano. 
L'infermiera ridacchiò e se ne andò, lasciandoci soli. 

<<La vecchia ha detto che hai delle pastiglie prescritte>>
<<Non chiamarla così, è nella stanza accanto>> lo ripresi. 
<<E come dovrei chiamarla? "Donna che ha superato la mezza età"? E' un po' lungo da dire in una frase>> 
Alzai gli occhi al cielo, feci per rispondere, ma lui fu più veloce <<Non cambiare argomento. Le pastiglie>> ribadì. 
<<Cosa vuoi sapere?>> chiesi. 
Si alzò e si avvicinò al mio letto <<Da ciò che è successo, deduco che tu non le abbia prese. Non sono un esperto, ma chi prende le pastiglie regolarmente non finisce per terra>> 
<<Hai già le tue conclusioni, quindi cosa vuoi sapere da me?>> 
<<Non so, le motivazioni, ad esempio?>> chiese lui seccato. 
<<Senti, ti ringrazio per avermi aiutata e per avermi portata qui, ma ora sto bene, quindi puoi andare>>

Iris

Sapevo che sarebbe successo qualcosa. Appena ero entrata in quest'aula mi era sembrato di essere in quel sogno, anche se fortunatamente ero riuscita a nascondere l'ansia...Ma cazzo. 

Marcie è una fottuta troia, ma la cosa che mi sorprese di più è che tra tutti i presenti Oliver portò Ashley in infermeria. Tra tutti proprio lui?! Ma è bipolare?? 

Respirai, dovevo calmarmi, ma la rabbia mi ribolliva nelle vene. 
<<Sai, Ginger, se qualcuno si sente male non lo attacchi per colmare il tuo povero ego >> mi avvicinai a lei, il suo sguardo passò dalla mia mano, graffiata dal suo fioretto, ai miei occhi <<Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Io se fossi al tuo posto mi vergognerei di me stessa>>

<<Era una sfida equilibrata, ha solo fatto una sceneggiata>> disse Marcie lasciandomi senza parole, ero a tanto così da rigirargli la faccia ma non potevo. Non davanti al professore, almeno. Respirai, avvicinai la mia bocca al suo orecchio <<Sappiamo entrambe perché ti sei comportata in questo modo, credi che non abbia visto come guardavi Oliver?>> una piccola risata mi scappò dalle labbra << Hai approfittato di una situazione delicata per splendere ai suo occhi, ma cara, hai solo incrinato il vetro di cristallo>> mi godetti il suo silenzio spiazzato, poi continuai <<Prova solo a ritoccarla, e ti farò passare le pene dell'inferno. Non è una minaccia, è un consiglio >> mi allontanai con un sorrisetto in volto. 
Colpita e affondata.

Mi diressi verso gli spogliatoi per togliermi la tuta da scherma e ne approfittai per sciacquarmi la mano ancora sanguinante.

Una volta chiusa l'acqua del rubinetto presi un pezzo di carta per asciugarmi le mani, e quando alzai lo sguardo trovai Sebastian sulla porta. 

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