La pioggia

16 2 0
                                    

*Grace indossò un maglione bianco panna, accompagnato da pantaloni in velluto a zampa neri e raffinati tacchi del medesimo colore. Con cura, raccolse i suoi lunghi capelli con un mollettone e perfezionò il suo look con un leggero trucco, includendo solo eye-liner e un tocco di rossetto bordeaux. Infine, spruzzò delicatamente la sua acqua di colonia preferita e appena il suono del campanello raggiunse le orecchie di Grace, affrettò il passo per afferrare la sua elegante pochette nera e scese le scale. Al momento di aprire la porta, un lieve vento gelido le accarezzò la pelle. Molly, con la sua auto, era giunta per accompagnarla. Si diressero velocemente verso un ristorante, trovarono i loro colleghi in attesa. Grace, affascinata dalla prospettiva di conoscere il gruppo, non poteva fare a meno di notare le differenze culturali evidenti tra i londinesi e gli italiani, sia ovviamente nel linguaggio che nell'abbigliamento. Nel luogo d'incontro, ad attenderle si trovavano Anderson e Donovan, accompagnati da un uomo di cui Grace sapeva solo il nome.*

"Lei, presumo, è l'ispettore Lestrade, mi sto sbagliando?"

*La giovane ragazza, con un sorriso, estese la mano per una stretta. L'uomo, apparentemente schietto e gentile agli occhi di Grace, rispose prontamente, stringendo la mano della ragazza con un sorriso altrettanto cordiale, senza esitazioni. Poi rivolgendosi a Grace con un sorriso accogliente disse:*

"Benvenuta a Londra, Grace Clifford."

*Con un'osservazione curiosa, aggiunse:*

"Dalla sua pronuncia, sembra italiana, corretto?"

*Sembrava un istante magico, un breve scambio di sguardi capace di risvegliare emozioni inaspettate. La ragazza sentì una lieve scossa, e tutto ad un tratto si perse totalmente nello sguardo intenso e profondo dell'uomo. Ma l'improvviso rumore di un bicchiere rotto interruppe il momento, spezzando la magia dell'istante in un silenzio assordante.*

"Mh.. Corretto! So che si nota ancora molto dalla pronuncia, ma sto cercando di migliorare"

*I due non notarono la loro momentanea solitudine, gli altri membri del gruppo erano già seduti a un tavolo. Quando Grace si volse, scorse Mycroft in compagnia di un uomo, che dedusse essere l'altro Holmes e al fianco di egli, un'ometto dai capelli grigi.
L'ispettore incitò Grace a avvicinarsi al tavolo facendo un gesto di cortesia.*

"Buonasera, noto dei nuovi volti nella compagnia!"

*L'ometto afferrò la stampella per sostenersi, alzandosi dalla sedia appena la ragazza si avvicinò. Le rivolse un caloroso sorriso, appoggiando la stampella per stringere la sua mano, e si presentò subito dopo come John Watson. Successivamente, con un leggero colpetto sulla spalla del fratello di Mycroft, seduto accanto, facendogli capire che sarebbe stato cortese alzarsi, indicando con gesti discreti l'opportunità di farlo, ma non si mosse.*

"Mhmh. Sherlock!"

*Sherlock si levò in risposta al richiamo di John. Grace gli offrì la mano con serenità e cortesia, ma non le concesse neanche il tempo di iniziare a parlare, interrompendola appena aprì bocca.*

"Ha un cognome importante Clifford... ha lavorato come cameriera in una pizzeria in Italia, solo che lei essendo molto maldestra, si è accorta che quel lavoro non faceva per lei, ha un gatto che poi ha affidato alla sorella minore per venire qui a Londra, per evitare responsabilità aggiuntive, considerando l'impegno prolungato fuori casa a causa del lavor-"

*John interruppe Sherlock con un colpo leggero sul braccio, con la necessità di moderare le sue abitudini*

"Scusalo Grace, ha le sue abitudini...un po'... intrusive, ecco."

*Grace reagì con una risata, forse ammirando l'approccio analitico di Sherlock o semplicemente divertita dalla situazione.*

"Tranquillo Watson, non mi ha infastidito, anzi! Sono stupita... come ha fatto?"

Cuori sotto indagine                                              |Sherlock BBC|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora