Capitolo 12

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«Quindi fammi capire...Ti sei messa con Gianluca?»
Mi chiese Lando quando ormai eravamo giunti davanti il locale.
«Si...»
Socchiuse un occhio e sorrise.
«Perché mentre lo dice sembra non crederci per niente?»
Disse rivolto a Carlos. Lui abbassò la testa e sorrise.
«Ragazzi.... È tutto complicato»
Lando mi prese il mento con una mano.
«Dovrebbe essere più semplice, invece»
Alzai le sopracciglia.
«Voi due non potete parlare, quando si tratta di ragazze siete un disastro»
Carlos alzò le mani.
«Ti ha detto Isa che stiamo da Dio?»
Inclinai la testa e lo spintonai scherzosamente per una spalla.
«Ecco perché eri un po' stanco in gara... Ci date dentro ragazzi!»
Lando esordì procurandosi un pugno sulla spalla da Carlos, mentre lo prendeva sottobraccio.
«Oh tu sta' zitto che non si capisce mai quante ragazze entrano nella tua camera ogni sera»
Si passó una mano sulla faccia ridendo imbarazzato.
«Esatto, Casanova»
Lo incalzai io. A questa mia affermazione si slegó dalla presa di Carlos e mi avvolse con il suo braccio.
«Non pensavo che anche tu ti mettessi contro di me, Piccolina»
Disse ammiccando alla mia altezza. Nemmeno con i tacchi riuscivo a raggiungerlo.
«Ah ah»
Entrammo dentro locale.
Le musica ci bombardó subito le orecchie.
«Si sono dati da fare!»
Alzai la voce per farmi sentire da Lando. Era davvero tutto curato nei minimi dettagli. La musica, il Dj, le luci colorate...
«Si! E noi adesso festeggiamo!»
Sorrisi per il suo entusiasmo.
«Ragazzi! Isa e Charles sono lì!»
Indicò Carlos. Seguii le sue indicazioni e incrociai lo sguardo di Charles. Mi puntava e allo stesso tempo sembrava abbozzare un sorriso malizioso sulle sue labbra.
«È una mia impressione o Charles ti guarda come se ti volesse mangiare?»
Alle parole di Lando sentii uno sfarfallio all'altezza dello stomaco. Più un vuoto pensandoci bene...
«No. Mi guarda così perché non gli piace perdere»
Esclamai, pentendomene il secondo dopo. Lando però, fortunatamente, sembró non capire.
«Comunque sia ti guarda esattamente in quel modo»
Mentre lo diceva eravamo già arrivati davanti a loro.
«Ce l'hai fatta!»
Sbraitó Isabel.
«Obbligata da te, cara amichetta»
Le dissi a denti stretti.
«Ha fatto un po' di capricci ma alla fine ce l'abbiamo fatta!»
Aggiunse Carlos. Poi si avvicinò a Isa e la baciò.
«Lasciamo in pace i due innamorati. Cecy balliamo?»
Sotto gli occhi di Charles, annuii a Lando.
Ci precipitammo in pista. Chissene frega di lui. Stasera mi diverto e basta.
Iniziammo a ballare, ma ogni volta che mi giravo verso il tavolo vedevo Charles puntare nella nostra direzione.
«Ci guarda, vero?»
Disse Lando avvicinandosi al mio orecchio.
«Si...»
Risposi.
«Un po' di gelosia non gli fa male...»
Continuai a ballare. Non aveva torto in fin dei conti, e anche se quella sembrava l'ennesima scelta sbagliata, non sapevo che altro fare, con lui sembrava di sbagliare sempre tutto, indipendendentemente dalla situazione. Ogni scelta, anche la più sensata e razionale, smebrrva non avere alcun filo logico se c'era di mezzo lui.

Io e Lando ci scatenammo come non mai. Nel frattempo alla nostra festa si erano aggiunti, Isa, Carlos, e Daniel che era letteralmente ubriaco marcio.
«Mi mancavate ragazzi!»
Urló lui in preda a un alto tasso alcolemico.
Tutti scoppiammo a ridere. A volte era difficile distinguere se lui fosse ubriaco e soltanto se stesso.
Mentre tutti festeggiavano d'istinto mi girai verso il posto di Charles. Lui era seduto e accanto, che sembrava parlare animatamente con lui c'era Giulia. Mi sentii montare una rabbia stupida dal profondo, che sul momento stesso mi fece sentire una perfetta idiota. Mi allontanai dal gruppo e raggiunsi il tavolo dei drink. Non volevo bere alcol ma avevo assolutamente bisogno di un bicchiere d'acqua e di una pausa.
«Cecy!»
Mi sentii chiamare. Max mi guardava dall'alto. Ero rosso in viso e sembrava anche lui non del tutto sobrio.
«Max, scusa non ti ho fatto le congratulazioni per oggi»
Rise.
«Grazie!»
Urló per farsi sentire. Nemmeno il tempo di scambiare due parole che mi sentii qualcuno dietro le spalle.
«Ecco dov'eri, mon frere. Ti stavo cercando»
Charles stava guardando in cagnesco Max. Lui sembrò non farci caso, forse era troppo ubriaco, e se ne andò via di nuovo verso la pista come se nulla fosse.
«Si può sapere che problemi hai? Stavi parlando con Giulia. Torna a rompere a lei»
Lui si avvicinò a me.
«Era lei che parlava con me. Non il contrario»
Una vampata di calore mi avvokse le guance a quella sua affermazione.
«Mi spiavi?»
Sorrise. Mi appoggiai sul muro che c'era vicino al tavolo. Se continuava a guardarmi così, finiva che cadevo per terra.
«No. Tu spiavi me, mon frere»
Mise una mano sul muro e mi bloccó letteralmente il passaggio.
«Cosa te lo fa pensare?»
Sbuffai soffocando una risata.
«Forse il fatto che io stessi ballando con Lando?»
Lui non si scompose. I suoi occhi brillavano, ed era assurdo perché era letteralmente quasi buio dentro quel locale, eppure quella sfumature di verde erano comunque ben visibili.
«Lando è come un fratello. Pensi davvero di farmi ingelosire così?»
Stavolta non abbassai lo sguardo.
«No. Non devo. Io sono fidanzata»
Dissi prima di provare a andare via.
«Strano. Non lo vedo. È già andato a nanna?»
Mi se un'altra mano per non farmi passare circondandomi.
«È andato a casa. Mi pareva di avertelo detto»
Dissi decisa. Poi riuscii a uscire dalla sua morsa. Mi diressi subito verso il bagno. Lo odio. Lo odio!
Appena vidi la fila fuori dai bagni cambiai subito idea, così uscii fuori. Faceva freddo ma sul momento era proprio quello che mi serviva.
Presi il telefono dalla pochette che avevo con me, e notai tre chiamate perse di Gianluca. Cavolo... Digitai il suo numero.
«Pronto»
La sua voce era ferma, ma allo stesso tempo sembrava preoccupato.
«Gian... Scusa, mi dispiace, non ho sentito il telefono dentro il locale»
«Ah... No... Tranquilla. Volevo soltanto sentirti»
Il suo tono adesso sembrava irritato.
«C'è qualcosa che non va?»
Dissi con un tono un po' più secco anche io. Non avevo bevuto ma mi sentivo comunque un po' intontita.
«Non pensavo che ci saresti andata lo stesso all'afterparty... Tutto qui...»
Una rabbia profonda mi invase il corpo. Non sapevo se fosse per l'aria ormai viziata della discoteca, o per il fumo e le luci, ma semrbai non capire più niente.
«Certo! Cosa avrei dovuto fare? Chiudermi in camera per non vedere Charles perché tu sei geloso di lui!?»
Mi pentii subito di quello che avevo appena detto. Non ci fu alcuna risposta. Allontani il telefono dall'orecchio e mi accorsi che non c'era più segnale e la telefonata si era conclusa sa sola. Non ne ero certa, ma ero quasi sicura che quell'ultima frase non fosse arrivata al mittente, anzi, a dir la verità, lo speravo, più che altro. Ma che mi prendeva?
«Hey... Ragazzina... Che ci fai tutta sola qui fuori?»
Un tizio biondo e molto alto si avvicinó a me.
In un attimo mi sentii sprofondare.
«Non sono in vena»
Mi voltai per ritornare dentro il locale.
«Eh dai... Non mi vuoi dare un po' di compagnia?»
Non risposi, ma lui non si fermó. Mi afferro per un braccio e mi avvicinó a sé. Il mio cervello andò in tilt. Cosa faccio? Gli tiro un calcio? Ma perché non riesco a muovermi? Non riuscivo più a connettere la mia mente con il corpo. Quando io e Isa parlavamo di situazioni come queste e di come uscirne, mi immaginavo tirare un calcio e correre via. Peccato che in quel momento non ero capace nemmeno di muovere un dito.
«Lasciami!»
Urlai senza risultati. Lui sapeva di alcol, più precisamente di birra.
«Eh dai! Non mi dire che sei la ragazza di qualche pilota!»
Cercai di divincolarmi. Mi sa che stavolta tocca a te Cecilia... Cercai di non arrendermi alle parole della mia coscienza e continuai a strantonarlo, anche se sembrava non servire a niente.
«Toglile subito le mani di dosso»
Una voce familiare mi sorprese alle spalle. Era Charles.
«Che diavolo vuoi tu!? L'ho vista prima io!»
Sbraitó il mio aggressore mentre guardava dietro di me.
«Lascia stare la mia ragazza, subito»
Lui lo guardò e mi lascio subito il braccio.
«Ma sei... S-ei... Uno dei piloti...»
Charles mi prese sotto il suo braccio.
«Si. E sei finito se non te ne vai via subito»
Lui indietreggió e poi si allontanò spaventato, quasi correndo via.
«Tutto bene?»
Mi chiese quando lui fu lontano dalla nostra vista.
Non uscii alcuna parola dalla mia bocca, ma lo abbracciai istintivamente, e poi arrivarono le lacrime. Non mi era successo niente, grazie al cielo, ma lo spavento mi aveva fatta crollare. Non volevo essere da nessuna parte se non con lui.
«È andato via, Cecy»
Disse lui stringendomi.
Singhiozzai ma non riuscii a rispondere.
«Andiamo. Torniamo in Hotel»
Mi mise la sua giacca di pelle addosso e mi guidó verso la sua macchina.
Era una Ferrari, ma non quella che di solito guidava lui a Maranello, quella era di un nero opaco, quella che aveva qui invece era del tipico colore rosso luminoso.
Lui aprì la portiera del passeggero.
Oh cavoli...
«Charles...»
Lui si girò verso di me con gli occhi preoccupati.
«Ti prego...»
Non mi fece finire di parlare.
«Non supererò i 50 km/h. Te lo giuro»
In quel momento non mi feci molte domande. Lui aveva capito e a me andava bene così.
Arrivammo in Hotel in pochi minuti. Lui aveva mantenuto la promessa e io gli ero grata per questo. Ci avevamo messo più del solito ma non aveva fatto alcuna mossa azzardata.
Prima di scendere dall'auto scrissi un messaggio a Isa.

'Sono tornata in Hotel con Charles. Domani ti spiego'

Salimmo sopra e mi accorsi di avere le calze sotto al vestito sfilate. Il ragazzo fuori il locale era riuscito anche a toccarmi le gambe? Non sapevo darmi una risposta, in quel moennto mi ero
sentità confusa e fuori dal mondo tanto da non capire più niente. Quando arrivammo davanti alla mia porta, io aprii e lui rimase fuori a guardarmi.
«Allora io vado. Se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza accanto»
Lo fermai.
«Resta qui con me»
Non mi stavo più controllando. Parlavo perché non potevo farne a meno. Lui spalancò gli occhi. Era sorpreso ma nemmeno lui sembrava essere in grado di pensare. Infatti dopo poco entró in camera. Era buio ma era come se non lo fosse con lui dentro.
Mi tolsi le calze sfilate sotto ai suoi occhi, al che lui quasi subito si voltò.
«Adesso sei diventato un gentiluomo?»
Dissi cercando di smorzare il silenzio. La mia voleva essere una battuta ma non mi era riuscita esattamente con il tono che avrei voluto usare. Si voltò di nuovo verso di me, e si sedette sul letto.
«Non farlo mai più»
«Cosa?»
Dissi ritrovando un po' di voce.
«Fuggire via da me. Non vedi cosa succede quando ti allontani?»
Abbassai lo sguardo e lo raggiunsi sul letto vicino a lui.
«Scusa»
Ero sincera. Se io accettassi quello che provavo per lui molte cose sarebbero andate meglio.
«Scusami anche tu»
Mi guardò negli occhi. Non ce la facevo a sostenere il suo sguardo in quel momento. Volevo soltanto appoggiare la testa sul cuscino e dimenticarmi di tutto.
E così feci. Lui mi seguì subito dopo.
Mi feci piccola sotto di lui, che senza parlare mi strinse tra le sue braccia.
«Grazie, Charlie»
Mi uscì spontaneo. Era il modo in cui lo chiamavo da piccolo. Lui mi chiamava sempre mon frere, allora per dispetto avevo deciso che anche io lo avrei chiamato nello stesso modo.
Appena prounciai quel nomignolo dolce lui mi sorrise nel buio. Poi piano piano, accompagnata dalle sue braccia mi addormentai, e mi sentii talmente al sicuro da non capire più niente.

SPAZIO AUTRICE

Ciao! Sono tornata con un nuovo capitolo guysss!
Come sempre spero che queste parte vi sia piaciuta, e vi ringrazio tantissimo per i 2k!
Sto amando questa storia e questi personaggi e mi fa davvero piacere sapere che qualcuno possa amarli quanto me💞
Ho voluto scrivere anche un po' di quello che viviamo tutti i giorni noi donne, e mi scuso già se non ho spiegato benissimo quello che si prova. Ho voluto menzionare queste situazioni perché purtroppo non c'è sempre qualcuno pronto a salvarci... Ed è per questo che dobbiamo farci forza e salvarci da sole, con una telefonata, un pugno, o anche semplicemente con la nostra voce...

Siccome la sottoscritta sta anche imparando un po' a fare i tik tok sulle ff, se vi va ne ho pubblicati alcuni su Charles e Cecilia (Tik Tok - Kat_Loud)
(Non sono il massimo ma ci si prova 😂)

Vostra,

-Kat

Into You - Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora