Capitolo 27

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«Adesso devi pagare...»
Disse avvicinandosi ancora e ritrovandosi a un soffio dalle mie labbra.
«E se non volessi farlo...»
Lo provocai.
«Troppo tardi, mon frere»
Senza più aspettare le sue labbra si scontrarono con le mie.
Stavolta non mi spostai, non che lui mi stesse dando la possibilità di scappare, in effetti, ma di sicuro io non volevo farlo.
In un attimo le sue mani erano ben salde sui miei fianchi. Mi sembró di impazzire. Così con le dita che pizzicavano dalla voglia di toccarlo, mentre lui mi stringeva a sé, iniziai a cercare i bottoni della sua camicia finché non arrivai a sbottonarli tutti per poii poggiare le mani sul suo petto.
Lui mi sorrise sulle labbra mentre cercava la cerniera del mio vestito.
«Non dovevamo andarci piano, mon frere
Disse quasi senza fiato facendomi rabbrividire.
«Se mi chiami un'altra volta mon frere ti giuro che...»
Non mi lasció terminare la minaccia che di nuovo la sua bocca mi stava divorando.
«Puoi fare tutto quello che vuoi stasera»
Sussurrò tra un bacio e l'altro mentre mi sollevava dallo sgabello del pianoforte facendomi aderire alla sua vita incrociando le gambe. Le mie scarpe si sfilarono da sole cadendo vicino al piano.
Senza smettere di baciarci, non riuscii a spiegarmi come, percorremmo il corridoio e arrivammo subito alla sua camera. Quasi sussultai quando la mia schiena aderì al letto dopo che letteralmente eravamo caduti una sopra dell'altro.
«Hai paura che scappi via, mon frere?»
Lo provocai dato il mondo jn cui mi aveva bloccata. Lui mi rivolse una sguardo malizioso.
«Non credo che lo potrai fare a questo punto»
Così facendo finalmente, sollevandomi con una mossa veloce, mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui.
Per la miseria...
Tornammo a baciarci, prima sorridendo e poi di nuovo con quella foga che avevamo represso per mesi, per non dire anni.
Fece scivolare la sue dita lungo la mia schiena nuda dopo aver abbassato la cerniera del mio vestito. In fin dei conti Isa non aveva tutti torti, alla fine era vero che sarebbe stato lui a togliermelo. Ma non avevo tempo per pensare ad altro. Riuscivo soltanto a focalizzarmi sulle sua bocca e il suo sapore, che era un misto di menta e champagne.
Senza che nemmeno me ne accorgessi il vestito finí a terra lasciandomi solo con le mutandine di pizzo nere che a pensarci bene non avevo nemmeno indossato di proposito ma si erano rivelate proprio adatte alla situazione.
Una volta che mi ritrovai con il seno nudo una fitta di vergogna mi obbligó a coprirmi con un braccio.
Charles se ne accorse subito e dopo avermi baciato sull'angolo della bocca si fermó e mi mise una mano sulla guancia.
«Sei bellissima Cecilia, di cosa hai paura?»
Cecilia. Non mon frere, o qualche altro nomignolo stupido per mascherare i nostri veri sentimenti, solo Cecilia. Cacchio.
«Di te»
Dissi istintivamente. Lui spalancó gli occhi preoccupato prima di abbassare lo sguardo. Così mi affrettai a chiarire.
«No, no...Non hai capito. Non nel senso che mi fai paura tu, mi fa paura quello che provo per te, per la miseria. So che non sei abituato a questo...Tutte le tue ex ragazze sono delle modelle di Victoria Secret so di non essere all'altezza dei tuoi standard...Io non sono...»
Guardai a destra e a sinistra rendendomi conto che stavo iniziando a straparlare come mio solito quando ero nervosa. Lui scoppió a ridere.
Mi coprii il viso con le mani dall'imbarazzo.
«Se ridi non migliori la situazione»
«Rido perché quello che hai appena detto è molto divertente»
Mi stropicciai le mani sulla faccia ancora più imbarazzata, mentre i gomiti premevano sul mio seno per non mostrarlo.
Lui allora me le spostó delicatamente finché incontrai i suoi occhi verdi che brillavano nonostante la stanza non fosse totalmente illuminata.
«E sai perché è cosi divertente? Perché tutte quelle ragazze, senza offesa, non valgono nemmeno la metà di te»
Con questo spostó il braccio che mi copriva il seno e ricominció a baciarmi, inizialmente divorando le mie labbra e poi, dopo aver invertito le nostre posizioni, sul collo.
Gettai la testa all'indietro mentre rabbrividivo a ogni suo tocco.
Dopo quello che aveva detto tutto l'imbarazzo si era volatilizzato. Non ero sicura di quello che avevo sentito ma in quell'istante in cui c'eravamo solo noi volevo credergli.
Le sue labbra ritornarono al mio orecchio e poi dal lobo finirono al collo che mordicchiava mentre io affondavo la dita tra i suoi capelli. Piano piano, una volta arrivato al mio seno, con la lingua, sfioró quel mio punto così sensibile. Gemetti incontrollabilmente.
«Mi fai impazzire...»
Sussurró scendendo verso la pancia. Un brividó mi obbligó a inarcare leggermente la schiena. Io sto impazzendo!
«Cha...»
Il suo nome si fermó sulla mia gola quando arrivó alla mie mutandine e le spostò con i denti.
«Se vuoi che mi fermi devi soltanto dirlo»
I suoi occhi si alzarono verso di me. Aveva i capelli scompigliati come ogni volta che finiva una gara e si toglieva il casco, solo che stavolta era stato merito mio.
«Sei pazzo se credi che ti fermeró adesso»
Dissi prima di prendergli il viso per portarlo di nuovo verso la mia bocca. Mentre lo baciavo finii di sfilargli sia la camicia che i pantaloni che caddero giù dal letto a fare compagnia al mio vestito. Ormai a separarci c'era soltanto la nostra biancheria intima. Almeno finché Charles non si liberó con una mossa felina della mia, lasciandola dietro di sé. A quel punto mi resi conto di quanto fossi completamente persa. Persa tra le sue iridi, il suo sorriso, in lui, totalmente dentro di lui.
Si posizionó tra le mie gambe e poi anche i suoi boxer finirono nello stesso punto dove erano cadute le mie mutandine.
«Ultimi ripensamenti?»
Disse prima di schioccarmi un altro bacio sulle labbra. La sua voce era più bassa e affannata.
«Mai stata così sicura»
Sentenziai quando finalmente mi lasció parlare.
«Per fortuna!»
Sorrise e poi afferró, allungando il braccio verso il comodino, un preservativo. Lo indossò con scioltezza.
Io strinsi gli occhi mentre sorridevo furba.
«Quindi eri pronto, mon frere, Quanti ne hai per curiosità?»
Girai la faccia verso il comodino e subito capii quanto fosse stato sbagliato provocarlo. Infatti mi afferró una coscia affondando le dita e mi inchiodó al letto con il suo peso.
«Quanti bastano per tutta la notte con te»
Le sue labbra tornarono sulle mie ma io non avevo ancora finito. Con uno schiocco mi separai dalle sue labbra e lui sosprió con un mezzo sorrisetto quasi infastidito e allo stesso tempo intrigato.
«Quindi hai intenzione di segregarmi qui tutta la notte? Non pensi che io possa avere altro da fare...O qualcun'altro da vedere?»
Lui strinse gli occhi e con un movimento furtivo percepii il suo basso ventre sfiorarmi l'interno coscia.
Mi zittii subito.
Porca. Miseria.
«Non so se hai notato che sono io che comando in questo momento, quindi, Mon frere, Hai intenzione di parlare tutto il tempo?»
Scossi la testa prima che ritornasse sulla mia bocca.
Strinsi le mie gambe attorno alla sua vita, e poi lui mi guardó dritto negli occhi come per dire: 'Posso?'
Io annuii mentre lo guardavo. Amavo il modo in cui mi toccava e mi stringeva come se avesse perso il controllo e, allo stesso tempo, se solo io glielo avessi chiesto, si sarebbe fermato senza esitare.
Ma solo per precisare: questo non era un problema.
Se si fosse fermato probabilmente avrei perso la testa.
Mi posò un altro bacio più delicato sulla fronte e poi entró in me lentamente. Inizialmente una smorfia di dolore incontrollata si disegnó sul mio viso e mi obbligó a inarcare leggermente la schiena.
«Dimmi se...»
Stavolta fui io a zittirlo.
«Non ci pensare nemmeno a fermarti»
Mi sorrise e quelle maledettissime fossette mi fregarono per l'ennesima volta.
Inizió a muoversi e io a seguirlo, almeno finché il dolore non si affievolì e io iniziai a rilassarmi tra le sue braccia.
Mi afferró entrambe le mani con le sue portandomele sopra la testa mentre le nostre dita si incrociavano e il piacere cresceva smisuratamente dentro di me.
«Cecilia...»
Disse sulla mia bocca prima di baciarmi ancora. Chiusi gli occhi affondando le testa nel materasso mentre il piacere diventava incontrollabile.
Pochi attimi dopo entrambi arrivammo al culmine. Io strinsi le cosce attorno alla sua vita e lui affondó il viso nell'incavo del mio collo.
Poi una sensazione di rilassamento totale. Non esisteva più niente. Solo noi, io, lui e la voglia di ricominciare da capo e baciarlo altre infinite volte ancora.

Into You - Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora