otto

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Ero una persona che andava spesso in crisi.
Multiple crisi tutte insieme, durante tutto l'anno ma mi ero ripromessa di non cadere nei miei soliti schemi ad Amici e sempre per lo stesso motivo: per dimostrare che io, nonostante tutti i problemi, potevo benissimo farcela. Volevo dimostrarlo a mia madre e volevo dimostrarlo a me, una sorta di rivalsa su non sapevo neppure io cosa ma dovevo certificare d'essere in grado di superare tutto, anche le situazioni di stress in cui hai le telecamere costantemente sulla tua cazzo di faccia.

Ma mi resi conto che no, non potevo farcela.

Non ero stata progettata per superare certe sfide.
Potevo fingere di essere forte, potevo fingerlo egregiamente perché dentro di me sapevo che c'era una percentuale che lo era davvero ma non potevo fingere di andare d'accordo con me.
Quello mi era impossibile.

Presi la lettera, superai i ragazzi ringraziandoli per il sostegno morale e strisciai fino al bagno.
Mi sarei lavata e avrei occupato quella stanza per un'ora perché avevo l'impellente bisogno di stare da sola e capire, da sola, come cazzo risolvere quella situazione a cui non trovavo una soluzione.
Non avevo assolutamente intenzione di cercare in me qualcosa che non ci fosse perché qualcuno che manco mi conosceva sentiva il bisogno di spronarmi a fare di più.
Potevo migliorare, potevo dimostrare tutta la sensibilità che pompava nel mio rinsecchito cuore nero e potevo perfino fingere di piangere sul palco se questo avrebbe aiutato a far cambiare idea su di me ma non potevo sculettare e ingropparmi l'asta del microfono davanti all'Italia.

Uscì dal bagno con l'effetto scenico del vapore creato da quell'ora di reclusione e con l'asciugamano in testa in un'opaca imitazione di Moira Orfei mi buttai sul letto con gli auricolari per ascoltarmi a ripetizione Nicky Minaj e poi i Led Zeppelin.

Mi sdrai come un sovrano egizio nella sua tomba, con le mani poste ordinatamente sul grembo e fissai sopra di me il solito soffitto color crema mentre nelle mie orecchie Nicky Minaj cantava qualcosa che non credevo poter ripetere davanti a Maria De Filippi.

Sentì il letto piegarsi vicino ai miei piedi e mi alzai velocemente spaventata, per mettermi a sedere.
Tirai un sospiro di sollievo.
Era solo Joseph.
"Come stai?"
Mi tolsi un auricolare bluethoot per allungarlo verso di lui, lui fece per prenderlo ma fummo entrambi presi di sprovvista quando sentimmo dei rumori alla porta.
Appoggiato allo stipite era comparso Mida.
Holden si voltò verso di me, i suoi occhi che non nascondevano neanche mezzo pensiero brillarono scossi dal divertimento.
Mise le mani sulle cosce per allisciarsi i jeans scuri e larghi che indossava e si alzò dal letto.
"Mi so' dimenticato che è il mio turno in cucina."
Aggrottai la fronte e lo osservai andare via.
Ero piuttosto sicura che il suo turno fosse domani sera ma quella lavagnetta del male era la prima causa dei litigi in casa e non ero più convinta di niente dopo la sfuriata di Angela.
Magari era terrorizzato anche lui e pensava che durante la notte lei sarebbe andata a schiaffeggiarlo perché inadempiente nel rispetto dei suoi compiti.
Oltrepassò Mida dandogli una pacca sulla spalla e il ricciolo si fece spazio nella camera vuota che condividevo con Gaia e Sarah.
"Quindi" si sedette ai piedi del letto, "che è successo."
La pose giù strana quella domanda, sembrava più un'affermazione.
Feci la stessa cosa che avevo appena fatto con Holden e gli allungai la mia cuffietta.
"Ascolta" dissi solo prima che lui se la infilò nell'orecchio sinistro e io rimasi con l'altra nell'orecchio destro.
Feci partire la canzone e per tre minuti osservai ogni singola espressione sul volto del ragazzo venezuelano.
Sbarrava gli occhi, inarcava le sopracciglia, faceva smorfie con le labbra piene e tentava di non scoppiare a ridere quando Nicky rappava su determinate cose.
La canzone finì.
"In primis non so rappare, al massimo posso cantare veloce" Mida mi guardava in silenzio con le labbra rigide e strette, stava cercando di non ridermi in faccia.
Apprezzavo molto come tentasse di contenersi ma avrei riso anche io al suo posto.
"E poi" mi avvicinai a lui per permettermi di farmi sentire ma anche abbassare la voce.
Con le gambe incrociate sul letto i miei piedi coperti dai calzini in spugna toccavano il suo braccio.
"Ti pare che io possa rappare davanti a tutta Italia su quanto stretta sia la mia f...vagina?"
Mida non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere in quel suo modo in cui doveva mettersi la mano davanti agli occhi e a vederlo così divertito, scoppiai a ridere insieme a lui piegandomi un po' in avanti per contenere il mal di pancia che mi veniva quando ridevo troppo.

Paris Latino - Mida Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora