Dieci

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Nella mia testa c'erano un paio e qualcosina di più di parole che si ripetevano in un loop infinito.
Si erano prese per manina e saltellando in cerchio avevano deciso di inficcare il tallone delle loro piccole scarpe nel mio cervello per non darmi un fottuto minuto di tregua da quei pensieri ripetuti.

C'era il compito, la canzone e il mio inedito e poi ancora il compito, la canzone, l'inedito.
Così tutto il giorno.
A ripetizione.
Mi stava venendo il mal di testa.

"Am, vieni a registrare?"
Mi risvegliai dai miei pensieri e piombai con il culo a terra di nuovo sulla terra.
Non era molto gradevole vivere così, schiantata contro il terreno.
"Yesss" allungai la S finale mentre mi alzavo dal mio letto con la stessa eleganza e sobrietà di un orso risvegliato dal letargo.
Ero così stanca dalle lezioni di ballo che non credevo di possedere ancora dei muscoli nelle gambe, tutto ciò che avevo era un bel pugno di polverina ossea.
Seguì Mida in silenzio dalla casetta fino agli studi e nel percorso mi accesi una sigaretta.
"Ma tipo per fare sta cosa hai dovuto chiedere il permesso a qualcuno?"
Non avevo idea di come funzionava, eravamo della stessa squadra quindi teoricamente non dovevano esserci problemi ma ogni volta sembrava che pur se non dovevano esserci, i problemi c'erano comunque.
Mida era di fianco a me e guardava in basso, camminava veloce e le gambe più lunghe di venti centimetri rispetto alle mie gli davano la possibilità di farmi mangiare la polvere della ghiaia.
"Ho chiesto alla Cucca" calciò una pietrolina con la punta delle sneaker bianche e arancioni, "Sembrava molto eccitata per questa specie di duetto."
Io mi limitai ad annuire mentre inspiravo dalla mia sigaretta e mi stringevo nella giacca gonfia.
Allungai la sigaretta verso il ragazzo che mi camminava di lato.
"Vuoi?"
Mida non fumava, faceva qualche tiro ogni tanto ma ormai ero entrata nell'abitudine mentale di chiedergli se voleva condividere la sigaretta con me.
La prese dalle mie mani, sfiorandomi appena le dita.
"Fumi troppo" osservò mentre se la infilò in mezzo alle labbra.
Era vero ma non fumavo così tanto di solito. Era l'inutile stress che mi stavo mettendo io addosso da sola.
Mi dovevo caricare di strati di ansia e stress o non mi sentivo abbastanza al caldo.
"Voglio rendere la mia voce più roca, mamma" scherzai facendolo ridere.
Mi ridiede la sigaretta dopo un paio di tiri, "la mia è già bellissima così."
Scoppiai a ridere.

Ci mettemmo circa tre minuti, ad esagerare, nel registrare il mio pezzo e considerando che dovevo pronunciare qualcosa come dieci parole, due minuti erano perfino tanti.
Facemmo un buona la prima, Mida, il produttore e la maestra erano contenti del breve risultato e a me stava bene. Io dovevo solo aiutare, non avere voce in capitolo.
A quanto pare la doppia voce e le sporche erano già state registrate perciò ora tocca a fare il veloce lavoro di post produzione che in realtà a Christian piaceva e si voleva accollare ogni singola volta.
Suppongo fosse per avere il controllo totale del pezzo che voleva fosse fatto come se lo immaginava lui.

Fra registrazione, chiacchiere e l'ascolto del pezzo nella sua interità mentre Mida ci rappava sopra tornammo in casetta circa un'oretta dopo averla lasciata.
Io non avevo più lezioni fino a domani mattina per le ultime prove pre registrazione e a quanto pure lui era nella mia situazione.
Calpestammo di nuovo la gaia e io evitai di accendermi la sigaretta.
Stavo davvero fumando troppo e dovevo stare a risparmio di fiato e di polmoni, non potevo permettermi di sabotarmi ancora di più.
Mi infilai le mani in tasca, alzai sin sotto il mento la zip e continuai a camminare.
"Ti devo un favore."
"Per due minuti di registrazione?" Mi girai verso di lui, aveva lo sguardo fino sulle sue scarpe e i suoi passi.
"Ti do una mano con il compito" affermò e prima che potessi dire qualsiasi cosa aggiunse: "prendi la mia mano y callàte."
La sua lingua rotolò contro il palato per creare il suono più sensuale mai sentito nella storia dell'umanità.
Mio dio avevo bisogno di riprendermi.
Dovevo mentalmente appuntarmi di chiedere a Joseph di tirarmi un ceffone per far scuotere quei pensieri impuri che si erano insediati nel mio cervello marcio.
Ero troppo scossa per rispondere qualcosa che fosse più complicato di un semplice "Ok."

Paris Latino - Mida Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora