Capitolo 2

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ANDREA

Wish we could turn back time
to the good old days
when our mama sang us to sleep
but now we're stressed out
~Stressed out, Twenty one pilots

La musica mi aiutava sempre: quando la mia mente mi portava a pensare troppo, zittivo le voci nella mia testa con la mia variegata playlist. Riusciva sempre ad allontanarmi dai miei pensieri, mi trasportava in un'altra dimensione, un mondo in cui non hai preoccupazioni, quasi riuscisse a farmi dimenticare, anche se temporaneamente, i miei problemi, ma poi tornavo coi piedi per terra alla dura realtà. Se quando accendevo Spotify, avevo la testa tra le nuvole, quando lo spegnevo facevo sempre un brutto atterraggio in picchiata sul pianeta Terra.

Una volta tornata al mio habitat naturale, ci restavo per tutto il resto della giornata. Stavo tre ore a decidere cosa cucinare, ma alla fine andavo sempre sul semplice, dato che la mia pigrizia superava i livelli cosmici. Una volta mangiato con la lentezza di una lumaca, lanciavo i compiti sul tavolo della cucina dalla mia camera, a volte facendo centro, altre volte mancando il bersaglio, arrivando invece sul divano o addirittura nel lavello, con un tonfo che avrebbe svegliato il vicinato. Quando non mi venivano delle espressioni, chiedevo sempre ai miei compagni di mandarmi la foto, ma con la mia voglia di vivere non riuscivo neanche a ricopiare la foto, rimandando tutto alla mattina in bus, finendo il cinquanta per cento delle volte ad arrivare a scuola senza esercizi fatti, o scritti in fretta e furia a ricreazione. Rilanciavo i libri e i quaderni a destinazione, ovviamente con la solita infallibile mira; alcuni arrivavano sul letto, altri cadevano nel parquet di legno. Appena fatto lo zaino, mi appoggiai alla mia scrivania in legno e chiamai Elle, per raccontarle gli ultimi avvenimenti.

"STAI SCHERZANDO, VERO?!?! TI HA SCRITTO UN BIGLIETTINO E TI HA PURE RIVOLTO LA PAROLA ALLA FERMATA?!?!?!"

"Sì, sono quì, e non c'è bisogno di urlare, grazie."

"MA TI HA PARLATO, NON SEI CONTENTA SCUSA?!"

"Sì, certo, mi ha fatto piacere conversare quei cinque minuti lì alla fermata, ma è finita lì."

"FINITA LÌ?!?! SERIA?!?! MA TI SENTI QUANDO PARLI????" 

"Sì, e tranquilla sento anche te. E comunque lui è un ragazzo come un altro per me." Ok, non era esattamente vero, ma comunque non ci andavo dietro.

Sei sicura?

Certo che lo è, non lo vedi?!

Mah, sai dalle apparenze potrebbe sembrare una cosa, ma in realtà...

"UN RAGAZZO COME UN ALTRO?!?! TI SEI FUMATA QUALCOSA PER CASO???" Ecco, non avevo fatto altro che peggiorare la situazione, non avrebbe più smesso. 

"Quello che intendo, Elle, è che non mi piace. Certo, è carino, simpatico e qualche neurone funzionante ce l'ha, ma io per lui non provo nulla."

"Beh, su questo non ho dubbi, ma da quello che mi hai detto sembra sia nato un certo feeling, magari potrebbe nascere qualcosa..."

"No, Elle, da parte sua non credo proprio, e dalla mia neanche, quindi non illuderti." Risposi in modo categorico e deciso, tanto che si allontanò un po' dallo schermo per il mio tono di voce. Così ripresi il discorso con più calma, in modo da tranquillizzarla.

"Sto solo dicendo che non mi interessa da quel punto di vista, è un compagno di classe come gli altri."

"Mmh, capisco..." rispose Elle, poco convinta che non mi piacesse neanche un pochino. 

Ha ben ragione a esserne poco convinta!

E invece si sbaglia!

E invece no!

Anche i fantasmi sanno scavalcare le finestreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora