Capitolo 8

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C'hai vent'anni
ti sto scrivendo adesso prima che sia troppo tardi
e farà male il dubbio di non essere nessuno
sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri
~Vent'anni, Måneskin


Sono tutti bravi a parole. Sono tutti bravi a promettere.

Promettere di cambiare, di non rifare gli stessi errori, di impegnarsi, di fare qualcosa.

Ma come si suol dire, tra dire e il fare c'è di mezzo il mare. E in quel caso il divario tra parole e azioni era un intero oceano.

Sapevo bene che, a causa della lenta burocrazia e dell'antiquato sistema del paese in cui vivevo, risolvere quello che era diventato in breve tempo un vero e proprio caso mediatico sarebbe stato un lungo processo pieno di buche. E lo dimostravano i numerosi giornalisti appostati a casa di Elle, con l'intento di estrapolare una qualsiasi dichiarazione dalla famiglia che potesse portare un minimo di prestigio alle loro testate giornalistiche. E il loro disperato bisogno di anche solo un briciolo di fama, portò alcuni a puntare anche me. Io ignoravo in tutti i modi la loro esistenza e le loro domande persistenti, e quando le buone maniere non servivano, arrivai a minacciare alcune petulanti persone a denunciarle. A mali estremi, estremi rimedi.

Così decisi di andare negli uffici della polizia, per cercare di ottenere più informazioni possibili su quanto era stato scoperto fino a quel momento. Infatti, col passare del tempo, la televisione parlava sempre meno di ciò che era accaduto, finendo nel dimenticatoio, e le altre persone ricominciarono a vivere nella solita e frenetica quotidianità della vita.

Solo che io, ormai, avevo perso quella quotidianità, quindi avrei fatto tutto il possibile per avere giustizia. Lo dovevo a lei.

Entrai e mi ritrovai in un'enorme stanza spoglia e grigia, con qualche vecchia sedia appoggiata alle nudi pareti, una scrivania gigante di forma ovale davanti, dove vi era posto un impiegato con spessi occhiali e che non avrà avuto più di vent'anni e un rumoroso orologio. Gente che correva da ogni parte, passando per i corridoi laterali, fogli volanti... per un momento pensai di essere entrata in un manicomio.

Non sapendo che fare, mi sedetti con fare incerto e attesi che qualcuno si fosse accorto della mia presenza.

Sei di troppo qua.

È un diritto di tutti avere delle informazioni, o sbaglio?

Non sono cose di sua competenza.

Ma la sua testimonianza potrebbe dare una mano nelle indagini.

Sciocchezze! Quì è solo d'intralcio.

Mi misi le mani dei capelli appoggiando i gomiti sulle gambe, mentre i pensieri iniziarono a viaggiare velocemente. Stavo facendo la cosa giusta? Ero stata troppo affrettata? I dubbi iniziarono ad assalirmi, ma non ebbi neanche tempo di scappare che venni chiamata dall'impiegato nerd.

"Ha bisogno di una mano?" chiese timidamente sistemandosi gli occhiali.

"Ecco, io... cercavo il commissario." risposi incerta. D'altronde ero piombata lì, come una pazza, senza neanche sapere cosa fare.

Complimenti, la tua intelligenza mi stupisce ogni volta.

Ma piantala su!

Il ragazzino fece un cenno affermativo col capo, poi si alzò e imboccò uno dei corridoi laterali, senza guardarsi indietro, forse dando per scontato che lo stessi seguendo. Mi alzai velocemente dal mio posto e mi feci scortare fino all'ufficio del commissario, bussando alla sua porta.

Anche i fantasmi sanno scavalcare le finestreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora