1. Fiducia

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N.d.A. Questo capitolo è ambientato all'inizio di God of War Ragnarok, prima e dopo il combattimento con Thor.


Non allontanarti da me, ragazzo.

Quante volte gliel'ho detto?

Per lungo tempo, sembra che l'unico legame che mi tenesse unito a mio figlio fossero propri questi richiami. Non ti allontanare, ragazzo. Sta' in guardia, ragazzo. Non abbassare la guardia, ragazzo. Attento, ragazzo. Va' a letto, ragazzo. Sta' zitto, ragazzo.

Finché Faye era in vita, era lei il legame che ci univa. L'amore di una moglie, di una madre. Poi, Faye ci è stata portata via. E l'esperienza del lutto ci ha tenuti legati, mentre compivamo le volontà di Faye, il viaggio, la scalata fino alla cima della vetta più alta dei Nove Regni.

Poi, finito il viaggio... è stato il momento di trovare un nuovo legame. La scoperta della sua vera natura. Il bisogno di un guida. Disciplina. Controllo. Atreus sa di averne bisogno, per non cadere vittima della propria potenza incontrollata, per non lasciarsi intossicare dalle proprie emozioni. E' smanioso, impaziente di scoprire il futuro e di rintracciare quel passato che Faye ha tenuto nascosto a entrambi, custodendoli con sé fino alla morte.

In questi tre anni Atreus è cresciuto molto. Sotto la mia guida, ci siamo addestrati inverno dopo inverno, estate dopo estate. Ha quattordici anni, ormai. E' più forte, abile, esperto in battaglia ed è un bravo scalatore.

Gli ho promesso di non trattarlo più come un ragazzo. Sta diventando un uomo. Niente più "Aspetta, ragazzo". Solo, Atreus.

Gli ho promesso di non punirlo più, come quando era più piccolo. Di lasciargli compiere errori, prendersi le sue responsabilità, mettere le cose a posto.

Ma ha ancora molto da imparare. Se vuole gestire le sue emozioni con disciplina e controllo, ha ancora bisogno di me. Di suo padre.

Gli incubi continuano a tormentarmi. Vedo Faye, pronuncia parole che non riesco a comprendere. Vedo il passato, o forse il futuro. Vedo Atreus, parlare la lingua dei giganti. A volte, lo vedo allontanarsi. Lo vedo diventare grande a velocità, farsi uomo sotto i miei occhi, mentre si allontana, finendo avvolto nell'oscurità.

A volte mi sveglio urlando, solo quella vecchia testa di Mimir ad ascoltare i miei lamenti.

Mi sveglio e urlo: non allontanarti da me, ragazzo.

* * *

Mi sveglio dall'ennesimo incubo. Di nuovo Faye, le sue profezie incomprensibili. Mi guardo intorno, Atreus non c'è. Andava a seppellire Fenrir. Un altro lutto. Un'altra esperienza di morte. Sta a lui decidere come metabolizzare l'accaduto. Farla diventare un'occasione per addomesticare le proprie emozioni... o lasciarsi travolgere, dimostrando a se stesso e soprattutto a suo padre di non esser ancora pronto.

Prendo Mimir, ci mettiamo in cerca di mio figlio. Le tracce sulla neve conducono verso la foresta. Poi, a una scia di sangue. Un orso sbranato... da... un altro orso più grande. O qualcos'altro ancora.

Non temo per Atreus. Gli ho insegnato bene. Sa cacciare, difendersi, nascondersi. Ma il Cerchio di protezione è stato spezzato. Non sto tranquillo. Nell'aria c'è puzza di sangue, morte, paura. C'è qualcosa fuori posto, e non è solo il Cerchio.

Vengo sorpreso alle spalle, non accade spesso. Un orso. Un orso enorme. Ecco chi ha lasciato dietro di sé una scia di sangue e devastazione.

Combatto. Mi scaldo per bene. Lascio che la Furia di Sparta si scateni.

Lo scontro termina, la testa dell'orso stretta nell'incavo del braccio. L'orso soffoca... accade qualcosa, qualcosa di magico. L'orso sembra svanire... un altro trucchetto di Freyja? Forse...

Do not stray from me, boy (A God Of War fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora