Do not stray from me, boy (A God Of War fanfiction)

10. Lucidità

N.d.A. La vicenda di questo capitolo segue dalla fine del precedente, si svolge ancora durante le missioni secondarie nel deserto di Alfheim, per poi saltare a dopo lo scontro tra Kratos e Heimdall e prima del ritorno di Atreus ad Asgard.

Sotto lo spettacolo dei piccoli di Hafgufa che brillano nel cielo notturno, lontani e luminosi come lucciole, scivoliamo con la slitta sul deserto tiepido di Alfheim, godendo della ritrovata calma dopo la tempesta. Atreus ha fatto i conti con il proprio senso di colpa, dimostrando di aver compreso le mie ragioni e il compito che come genitore sono chiamato a svolgere, a costo della mia stessa vita. Alla sua sorpresa, quando Mimir ha svelato il triste, dolceamaro destino di queste meravigliose creature, ho risposto con fermezza e convinzione: un genitore è pronto a dare la vita per il figlio, e pur io, sarei disposto a morire per Atreus.

A casa, dai fratelli Huldra, ci aspetta una nuova missione. Freya è partita per Vanaheim, in soccorso del fratello, tutto ci spinge verso la guerra, e pure la lancia ammazza-divinità che mi sono procurato, quando credevo ancora di dover strappare mio figlio dalle grinfie di Odino, sembra fremere, impaziente di esser utilizzata, benché Atreus sia tornato, sano e salvo, al mio fianco. Ma le nostre azioni ci hanno condotto su questa strada e scorgo, inevitabile, la guerra, al termine del nostro cammino. Devo solo assicurarmi che mio figlio sarà pronto.

Forse mio figlio ha compreso che la guerra non è un gioco. Non è più impaziente di gettarsi a capofitto nella nostra missione principale. Lo vedo, come indugia in questi luoghi, osserva l'ambiente con sguardo curioso, scruta il cielo stellato, illuminato dagli Hagfuga, esplora caverne e cunicoli tra le rocce, sfiora con le dita la sabbia chiara e tiepida di queste terre. Non vuole tornare a casa, non ancora. Preferisce, come me, concedersi del tempo. Un'avventura insieme, tutti e tre, noi due e Mimir, come ai vecchi tempi.

E però... non è solo questo. Il destino degli Hafgufa l'ha turbato, non si allontana, resta sempre al mio fianco. Ora capisco le sue azioni, e comprendo come entrambi abbiamo peccato della stessa mancanza di fiducia, reciprocamente.

"Se vuoi sgridarmi...", mi dice, d'un tratto. Chissà. Forse è stato il ricordo della sua punizione giovanile a suscitare il desiderio di porsi dinanzi a me come figlio colpevole, da sgridare, punire.

"Non lo farò", chiarisco. E' stato punito a sufficienza per le sue azioni. Ora non serve sprecare ancora fiato. I nostri... errori... sono ferite ancora aperte... non dobbiamo affrettarne la guarigione. Forse vuole solo sapere che adesso ogni cosa è tornata al suo posto... ed è così, lo rassicuro.

Esplorate le terre nascoste, ripercorriamo i nostri passi. Ora che la tempesta non infuria più, e che gli elfi han smesso di combattere, un'altra tregua, chissà fino a quando, possiamo tornare a visitar quei luoghi che abbiamo percorso, la prima volta, di fretta, fuggendo dagli scontri tra gli elfi e dalle conseguenze della nostra visita al Tempio della Luce.

Esploriamo santuari abbandonati, archivi storici dimenticati, persino un tempio dedicato a Freyr. O Yingvi, come preferisce rivolgerglisi sua sorella Freya. Nel suo viaggio tra i Nove Regni, il comandante di Vanaheim ha lasciato tracce di sé, ma soprattutto tracce dell'ammirazione e degli omaggi che i popoli gli hanno riconosciuto. Non solo tra le genti di Vanaheim, ma persino tra entrambe le fazioni degli Elfi, Chiari o Scuri, Freyr ha ottenuto omaggi e riconoscimenti. Tra le sabbie, in profondità, nelle viscere della terra, scorgiamo tesori, artefatti, ninnoli votivi, e persino...

Esito un attimo. In un'alcova, al termine di un tempio sotterraneo o qualcosa del genere, trovo un oggetto che... riconosco, con una certa sorpresa.

"Una pipa", mormoro, sollevando l'oggetto da terra. La pulisco dalla sabbia, è in condizioni molto buone, una pipa cerimoniale, anch'essa in omaggio a Freyr, finemente decorata.