5.

16 3 2
                                    

Casa Rinaldi le accolse con il silenzio e la calma che ci si sarebbe potuti aspettare in un monastero.

Percorsero il corridoio, osservando le pareti verde pallido e la lunga fila di librerie di legno scuro che, stracolme di volumi, occupavano un'intera parete.

La signora Adele, che aveva risposto al citofono, le accolse con un bel sorriso e le guidò in salotto.

«Adriana sta finendo di prepararsi. Mettetevi pure comode, nel frattempo.»

Seduto in poltrona, il marito fece semplicemente un cenno del capo.

Zara, intrecciando la sua folta chioma corvina, attaccò allegramente bottone con i due adulti, priva di imbarazzo.

Era quella che aveva più confidenza con loro, e sarebbe stato strano il contrario visto quanti pomeriggi passava là dentro.

Lei e Diana erano migliori amiche, gemelle siamesi di una vita precedente che si erano rincontrate in questa e non si volevano più lasciare andare.

Un'adolescente bionda fece il suo ingresso nella stanza.

Era bionda e magrolina, con la faccia dolce da principessa Disney e un largo maglione color panna.

«Buongiorno a tutte» salutò semplicemente.

Dopo che tutte ebbero risposto - la mora con una drammaticità non idonea a due persone che si erano viste il giorno prima -, si spostarono in un'altra stanza e la informarono della faccenda.

Com'era prevedibile, la sua più forte reazione fu un aggrottare le sopracciglia e un sospiro.

«Ovviamente... non le sono mai piaciute le cose facili, d'altronde. Io non ho visto nulla qui a casa, ma posso chiedere ai miei.»

Fece capolino nell'altra stanza e domandò: «Mamma, Juju ha lasciato qualcosa qui quando non c'ero?»

Lei alzò gli occhi da un articolo online di attualità e ci pensò su.

«Sì, ora che me lo chiedi mi viene in mente. Stamattina, ha portato una scatola di cartone e ha detto che era per te.
Se ti serve è nel ripostiglio.»

Neanche due minuti dopo, una impaziente e non più sonnolenta Cristina infilò la mano nella scatola.

Ne tirò fuori... un pezzo di puzzle.
Era fatto dello stesso materiale del recipiente, tagliato a mano e colorato di bianco da un lato.

«Ehm, credo sia meglio se di questo ve ne occupate voi.
Da piccola aprivo i regali di Natale in anticipo perché non riuscivo ad aspettare, figuriamoci avere la pazienza di fare questi giochi da bambini svegli!»

Rissa la guardò malissimo.
Detestava vedere una chiunque del gruppo sottovalutarsi.
«Avanti, muoviti. Mettiamoci dove c'è più spazio.»

Lo fecero, e per quasi due ore rimasero sedute per terra a discutere su come mettere quel pezzo o quell'altro.

«Come ti è venuto in mente di mettere questi due insieme? Non vedi che non si incastrano?»
«Grazie, Miss Simpatia. Sai com'è, ho visto che queste linee viola erano simili e ci ho provato. Alcuni cercano di andare con la logica.»
«Tu no sicuro! Quando la distribuivano eri in fila per l'altezza.»
«E pure di quella non è che ne hai presa tanta, eh!»
«Ma allora, vi siete organizzate tutte contro di me?!»
«Calmati, Chris. Ai miei non piace il rumore.»
«Pure tu? Certo non è colpa mia se vivi in un cazzo di convento!»
«Zitta e dacci una mano.»

Man mano che l'immagine si faceva più chiara, la loro curiosità aumentava.

L'ultimo tassello venne posizionato, e poterono vedere cosa raffigurava l'insieme: una stella a otto punte all'interno di un semicerchio, linee viola sullo sfondo niveo.

Lunghi attimi di silenzio.

Poi...
«Avete qualche idea?»
Il no venne detto in coro.

Raissa fece spallucce.
«Abbiano ancora due case da visitare. Adesso, andiamo da quei matti dei genitori di Nené!»

Treasure HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora