Capitolo II

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Un giorno o, meglio dire, una notte, il buon Goffredo restò assolto a pensare di voler cambiare vita, di voler in qualche modo porre una pezza a tutti i fatti negativi che era solito vivere. Egli ebbe modo dunque di ragionarci su, ma come abbiamo detto egli non amava, non voleva affatto creare una vita sociale tanto da crearsi motivazioni d'aver "peccato". Non amò, come aveva fatto la sorella anche per costrizione, esporsi troppo tra i vicoli del paese a cui ci rifacevamo. Non diede mai colpa alla sorella, l'amo più d'ogni altra persona e le concedé di far ciò che volesse della propria vita, pur non dimenticandola.

La prima cosa che Goffredo avrebbe dovuto fare per far sì che raggiungesse buone condizioni sociali era trovar qualcuno che gli desse una mano, o due, nel grande sforzo che questi s'era imposto.

Era una cosa complessa, figuriamoci per qualcuno che passò buona parte della sua esistenza come un emarginato della società. Eppure Goffredo poteva contare su d'una cosa: la sua intelligenza. Intelligenza che gli poteva garantire un futuro più felice, un'esistenza più serena. Si ricordò proprio in quel momento di un vecchissimo amico, che non vedeva forse da qualche anno, che si dimostrava, almeno in base ai suoi ricordi, qualcuno capace di rimetter le cose a posto, capace cioè di risolvere anche i numerosi problemi del giovane Alfredo.

L'amico si chiamava Giustino, era un poveretto di qualche anno in meno a Goffredo, che aveva la sorella forse qualche anno più piccola di quest'ultimo. Goffredo non la vide mai; eppure, in base a quanto Giustino raccontò,

ella era sotto gli occhi di tutti perché, pur essendo povera, la giovane era d'una inaudita bellezza.

Goffredo, a questo punto, decise di recarsi dall'uomo Giustino, il quale l'accolse subitamente con un sorriso.

— "Ciao Giustino, come te la passi?" — incominciò con tono scherzoso e giocherellone.

— "Ciao" — e qui sorrise. — "Alfredo. Negli ultimi tempi sto cercando di cambiare vita, mi stanca tutta questa povertà. Per il resto, penso che vada tutto bene!"

— "Caspita! Quest'è la stessa cosa che sto cercando, eppure non so come fare e sono venuto da te, affinché tu possa darmi aiuto."

E proprio mentre il buon Goffredo stava parlando con Giustino circa come passar a miglior vita Rosa, la sorella di quest'ultimo, entrò per chiedere qualcosa al fratello. Alfredo non l'ebbe mai vista, come già detto, e quando la vide egli rimase folgorato tanto fosse bella.

— "Come se la passa?" — disse, altruista, il buon Goffredo.

— "A dire il vero penso bene!" — rispose lei, certa di chi fosse.

Giustino nel mentre restò a dir poco sconcertato da come questi si fosse comportato. Pensava infatti che il suo amico Goffredo fosse talmente solo e introverso che non avesse il coraggio nemmeno di parlare con lui, quando invece parlava di già con sua sorella.

— "Rosa!" — esclamò il buon Giustino, con l'intento di chiamare i due a sé per parlar con loro. — "Vieni un attimo che ho da dirti una cosa importante, anzi a voi due!" — continuò poi.

— "Sì signore!" — esclamò allegra Rosa, che pure essendo una donna di trent'anni che non s'era mai sposata brillava di giovinezza e voglia di vivere.

I tre si riunirono, ebbero modo così di parlare e discutere.

Allorché decisero d'esprimersi al meglio ognuno:

Il buon Alfredo sarebbe emerso tramite la scrittura, l'arte che preferiva e prediligeva. Giustino sarebbe invece emerso con la musica, l'arte dalla quale poteva ricavar maggior profitto.

Rosa, infine, sarebbe emersa tramite l'arte, in specie la pittura. Ella riusciva bene nel disegno e in genere nelle arti figurative.

— "Sarò in grado di emergere con versi e prose!" — esclamava e si ripeteva il Goffredo.

— "Macché!" — controbatteva Rosa. — "So io come fare!"

— "State attenti!" — s'aggiungeva poi Giustino. — "la musica è l'arte prediletta!"

L'ELOGIO AI MATTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora