Capitolo III

21 3 0
                                    

In quei giorni Goffredo, spinto dal desiderio di emergere e portare avanti gli obbiettivi che s'era allora posto, restò lungo a casa, solo, con l'intento di scrivere qualcosa che potesse sempre di più elogiare la sua grandezza e bravura di scrivere prose coinvolgenti.

Inizialmente, egli non seppe come fare ma dopo preso un foglio e uno stilo, egli iniziò a scrivere a mano sicura: "Le contrade dei vecchi pazzi".

- "Cavolo! Il titolo mi ispira!" - si disse il buon Goffredo. - "Ora non devo far altro che seguire le varie tappe che pian piano formerò e scriverò, per poi comporre la storia più grande ed emozionante mai scritta!"

Goffredo era davvero entusiasta, s'apprestò così nel tempo a comporre, un opera immensa ed anche emozionante, dal mio punto di vista.

LE CONTRADE DEI VECCHI PAZZI - LA STORIA DI GOFFREDO

Restai quel giorno a mirare una vecchia cagna che a pochi passi da me s'accasciò dapprima terra, poi disparve nella foresta avanti la campagna per un motivo a me ignoto.

Era una giornata tranquilla, ed io me ne stavo altrettanto.

Non avevo la minima idea di ciò che stava per succedermi, sapevo solo di prepararmi per due giorni dopo per il matrimonio di mia sorella Emilia con un ricco commerciante di stoffe e abiti pregiati.

Ero contento dell'evento, volevo molto bene a mia sorella e desideravo che venisse trattata con rispetto se non con devozione.

Me ne stavo lì e, non appena mi alzai, mi misi alla ricerca di un vecchio mio amico di nome Tommaso, volevo parlare con lui di quel che accedeva in paese.

Infatti, i base a quanto mi raccontò, il paese in cui noi stabilivamo era famoso per le frequenti condanne e morte di persone che sostenevano di aver visto, camminando nella foresta, creature fatate o anche gnomi od altri strani esseri di cui nemmeno io ero a conoscenza, fino a poco tempo fa.

Cari miei lettori nella storia che da qui ci apprestiamo a narrare non mancheranno creature d'ogni tipo dalle più comuni alle più strambe e bizzarre.

Ma andiamo per ordine.

Un giorno mi trovavo nella campagna di cui vi parlavo.

Era stato un giorno nuvoloso ma in cui non mancò il sole.

S'alternarono infatti tempi bui e poco soleggiati ad altri in cui il sole spuntò dalle nuvole che lo coprivano proprio lì, in prossimità della foresta.

Avevo un cane dal nome Italo, quand'ecco che l'amico a quattro zampe scappò perdendosi ai miei occhi.

Siccome l'erba non era alta potevo avvistarlo subitamente.

Ma se alle volte questo si disperdeva ai miei occhi per poi ritornare, questa volta non accadde.

Al contrario, quando arrivò la sera non lo trovai, che decisi d'inoltrarmi nella foresta a pochi passi da dove restavo.

Dubbioso se proseguire con il mio cammino perché giunta la notte potevo incappare in qualche pericolo per poi non tornare più vivo, mi misi ad ogni modo a lavoro e prefissai come scopo essenziale quello di ritrovare il vecchio Italo.

Non appena m'inoltrai nella foresta non vidi più nulla anzi, non ebbi neanche il tempo di tornare indietro che mi persi anche io.

Pensai d'esser veramente nei guai quand'ecco che in lontananza udii ululare Italo.

Solitamente quando questo soleva ululare non era un buon segno.

Tuttavia, ero contento perché sentire il suo verso mi rincuorò che spinto dal desiderio di ritrovarlo iniziai a correre senza una meta precisa.

L'ELOGIO AI MATTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora