Con Pamela ci conoscemmo in discoteca, dove ogni tanto avevo l'abitudine di recarmi come brutale valvola di sfogo.
Ero già al terzo Long Island quando mi imbattei in questa ragazza sui vent'anni molto alta, snella, con lunghi capelli color ambra e dei bellissimi occhi verdi, dal portamento elegante e tutta vestita griffata. Era in compagnia del suo branco di amici scimmie. Impudentemente mi avvicinai a lei e le chiesi come si chiamava. "Pamela", rispose lei arrossendo. Questa sua timidezza mi conquistò da subito, perchè era evidente che celava in realtà un temperamento da gran zoccola che si sarebbe sprigionato in tutto il suo fulgore se solo qualcuno avesse trovato la giusta chiave di accesso. Mi disse poi che aveva ventiquattro anni e che era di Reggio Emilia. Si trovava a Roma solo da due giorni in visita ad un'amica e sarebbe ripartita pochi giorni dopo.
Ero talmente annebbiato dall'alcool che non ci pensai più di tanto e, dopo un paio di battute ben assestate che la fecero sorridere, subito le partii di bocca. Pamela però si scansò, dandomi solo il tempo di sfiorarle le labbra. Si schernì ridendo e mi chiese se non stessi correndo un po' troppo. Aveva ragione, le dissi, e mi scusai spiegandole che non riuscivo a resistere al suo fascino. Quand'ecco che si intromise un coattello della sua comitiva che, con aria spavalda, mi fece gesto di allontanarmi. Io lo schernii chiedendo a Pamela chi fosse costui che si permetteva di dirmi cosa dovessi fare. Lei mi rispose di non dargli retta e tornò a parlarmi frapponendosi tra me e il bullo, che fu costretto a battere in ritirata. Ottimo segno, pensai. Ma dato che l'alcool si stava facendo sempre più strada nelle mie vene e che tra non molto non sarei più stato nelle condizioni fisiche per proseguire nella conversazione, passai direttamente a chiederle il suo numero di cellulare. Lei me lo diede e si volle segnare anche il mio. Era fatta. Con una scusa abbandonai la pista e mi diressi verso il bagno degli uomini, dove collassai abbondantemente. Cazzo, se avevo esagerato con l'alcool. Ad ogni modo ero riuscito ad ottenere il suo numero, che era la cosa più importante. Lì in mezzo con i suoi amici non avrei potuto fare nulla e in queste situazioni la cosa migliore è eclissarsi, così da lasciare nella preda quella sensazione di mistero e di incompiuto che la porteranno a volerti rivedere.
Il vero vincitore, nella vita come nel gioco d'azzardo, è colui che capisce quando arriva il momento giusto per abbandonare il banco.
Il pomeriggio seguente, ripresomi dai postumi della sbronza, scrissi a Pamela su WhatsApp. Le dissi che mi dispiaceva che ci fossimo persi di vista e se le andava di rivederci quella sera, dato che a breve sarebbe ripartita per l'Emilia. Mi rispose che anche a lei era dispiaciuto di non avermi più rivisto in mezzo a tutta quella folla e che ancora non sapeva cosa avrebbe fatto quella sera perchè doveva prima sentire la sua amica. Conclusi la conversazione dicendo che allora ci saremmo riaggiornati più tardi.
Per cena mi recai ad un ristorante insieme alla troupe di un cortometraggio che avevo appena terminato di girare. Mi ero completamente dimenticato di Pamela. Erano le undici di sera passate ed eravamo già alla settima o ottava portata. Si trattava infatti di un menù fighetto tutto composto da assaggini e mini-porzioni elaborate. Stavamo disquisendo sui soliti aneddoti da set quando del tutto inaspettatamente ricevetti un messaggio. Pamela. Diceva che era ad un pub con la sua amica e mi chiedeva cosa stessi facendo io. Le risposi che ero ancora bloccato ad una cena di lavoro ma che se voleva potevo passarla a prendere più tardi per berci qualcosa insieme. Mi disse di sì e mi lasciò l'indirizzo di dove si trovava. Le diedi appuntamento per mezzanotte e mezza.
Così, dopo che venne servita la decima portata, a malincuore dovetti alzarmi dalla tavolata e congedarmi da tutti i presenti a cena non ancora conclusa. Ci fu l'inevitabile coro di proteste ma, dopo che mostrai loro la foto profilo di Pamela, non poterono che approvare la mia decisione e anzi lessi nei visi di molti di loro, specie in quelli accompagnati da sterili partner di una vita, una piuttosto malcelata forma di invidia nei miei confronti. Mi spiacque per loro. Ma per me la serata proseguiva altrove.
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La Via Lattea
Teen FictionLe avventure di Jason Rafterman, tra Bukowski, Henry Miller e Milo Manara. Jason Rafterman, trentottenne che ha dedicato la sua vita alla conquista di più donne possibili, è in fuga su un treno notturno dopo che il suo ultimo appuntamento ha preso u...